Dopo il generale in pensione Xu Caihou, altri tre ex collaboratori di Zhou Yongkang sono stati espulsi dal Partito comunista per corruzione e dovranno ora affrontare un procedimento penale. Zhou, sotto indagine, potrebbe essere ufficialmente incriminato a breve. Sarebbe il più alto funzionario messo sotto processo dai tempi della Banda dei Quattro.
Cadono Ji Wenlin, ex vice governatore di Hainan, e Yu Gang, ex collaboratore stretto di Zhou. Entrambi sono stati segretari di Zhou. E cade anche Tan Hong, ex funzionario del ministero della Pubblica Sicurezza, alla cui testa c’è stato Zhou dal 2002 al 2007. I primi due sono stati anche accusati di avere avuto relazioni extraconiugali. I membri del Partito comunista possono essere puniti anche per comportamenti immorali, come l’adulterio.
Fioccano poi le interpretazioni sull’ultima decapitazione eccellente a Pechino, quella del generale in pensione Xu Caihou, già membro del Politburo, vice presidente della Commissione militare centrale e ufficiale incaricato di supervisionare le nomine all’interno dell’Esercito Popolare di Liberazione (EPL). È stato espulso dal Partito per corruzione, misura che in genere anticipa una dura condanna penale.
È il militare di più alto grado gerarchico a cadere in disgrazia nell’ultimo quarto di secolo. La domanda sulla bocca di tutti gli analisti di cose cinesi è: al di là della veridicità delle imputazioni, la sua vicenda rivela uno stato di forza o di debolezza della nuova leadership di Xi Jinping? La risposta più o meno condivisa sembra optare per la prima ipotesi.
Dal suo insediamento, Xi Jinping ha cercato di centralizzare le funzioni militari e di polizia, creando anche una nuova Commissione di Sicurezza Nazionale presieduta da lui stesso. Di fronte al nuovo status della Cina nel mondo e alle rinnovate sfide sul fronte interno ed esterno (si pensi alle violenze legate alla questione Xinjiang), questo nuovo organismo dovrebbe offrire maggiore efficienza e rapidità, sovrintendendo le funzioni finora suddivise tra Consiglio di Stato (cioè governo), ministero degli Esteri e Commissione militare centrale, quella da cui dipende l’Esercito Popolare di Liberazione (Epl) e alla cui testa c’è stesso presidente Xi, che formalmente è quindi anche capo dell’esercito. In questa funzione, ha più volte promesso di debellare il malcostume all’interno delle forze armate.
Riportare l’Epl sotto lo stretto controllo politico, insomma. Così può essere letto anche il fatto che sui media cinesi è comparsa una spiegazione insolitamente dettagliata dei crimini di Xu, che “ha approfittato della sua carica per favorire alcune promozioni e ha ricevuto tangenti che gli sono state versate personalmente o attraverso i suoi familiari”. Di solito, in questi casi si faceva solo riferimento a vaghe “violazioni disciplinari”.
Tutto fa pensare che la leadership civile voglia inviare un messaggio molto chiaro: l’esercito deve rispondere sempre e comunque al Partito.
C’è poi un atto simbolico apparentemente crudele, ma riconducibile alla campagna anticorruzione “contro le tigri e le mosche”: sia contro i pezzi grossi sia contro quelli piccoli. Si dice infatti che Xu, “tigre” un pò malmessa, sia malato terminale di cancro; ma che ciò nonostante sia stato bruscamente prelevato dal suo letto d’ospedale per affrontare un interrogatorio, il che farebbe pensare a un messaggio a urbi et orbi: chi sgarra paga, quali siano le sue condizioni.
Va aggiunto che Xu è in pensione: finora una “buona norma” introdotta da Deng Xiaoping imponeva di “dimenticare” chi fosse ormai fuori dai giochi. Sembrerebbe quindi che Xi Jinping voglia emanciparsi anche dall’eredità del “Piccolo Timoniere” e dettare le proprie norme. Non solo: Xu è un protetto di Jiang Zemin, il mammasantissima della politica cinese, l’”Andreotti di Shanghai”, l’uomo incaricato da Deng di guidare la transizione dopo Tian’anmen, l’inventore delle “tre rappresentanze”, colui che ha messo il suo marchio ineludibile su tutte le successive leadership. A marzo aveva “consigliato” Xi Jinping di non spingersi troppo in là con la sua campagna anticorruzione e, puntualmente, pochi giorni dopo è scattata l’indagine sul suo protetto Xu.
La settimana scorsa, era giunta notizia che due altri generali dell’Epl di stanza nella provincia del Sichuan erano stati arrestati per corruzione. Si chiamano Ye Wanyong e Wei Jin. Entrambi gli uomini sarebbero stati messi in custodia cautelare fin dal mese scorso, dicono diverse fonti citate dai media cinesi. Il Sichuan è regione piuttosto delicata, al centro di un’altra, delicatissima indagine per corruzione: è quella contro l’ex plenipotenziario della sicurezza nazionale Zhou Yongkang, già protettore di Bo Xilai – il leader di Chongqing fatto fuori un anno fa – che aveva nella provincia la propria base di potere. Anche i due arrestati avevano legami con Zhou, ora in pensione, e l’impressione è che il cappio al collo dell’ex “duro” del Politburo si stia stringendo.
Xi Jinping sembra volere aprire una nuova stagione tutta sua, liberandosi dal peso di un passato ingombrante e di nemici politici potenti. Il quotidiano dell’Elp lo ha appoggiato finora nel suo giro di vite, dicendo che tollerare la corruzione nell’esercito equivale a sconfitta sicura in caso di guerra. E questo è forse un altro segnale della sua forza.
[Scritto per Lettera43; Foto credits: Dajiyuan]