Il prossimo 31 luglio, anche Tokyo potrebbe avere la sua prima «sindaca». La candidata indipendente Yuriko Koike è riuscita a costruirsi un’immagine anti-establishment di successo. Ma le sue posizioni conservatrici, vicine a quelle del premier Abe, potrebbero penalizzarla.
A poco più di una settimana dalle elezioni per il governatore (Tokyo fa infatti provincia a sé), sono Yuriko Koike, Hiroya Masuda e Shuntaro Torigoe a contendersi il posto di amministratore della più grande città del mondo. In caso di vittoria, Koike sarebbe la prima donna nella storia a ricoprire il ruolo.
Laureata all’Università del Cairo, giornalista, anchorwoman, ministro dell’ambiente con Koizumi nel 2003 e della difesa nel primo governo Abe nel 2007, poi membro del consiglio di amministrazione di Nissan-Renault dal 2013, attivista per i rifugiati siriani: Koike ha un cursus honorum di tutto rispetto.
Ha deciso di correre anche senza l’appoggio del Partito Liberal Democratico, nelle fila del quale è stata eletta alla Camera bassa e di cui è stata anche funzionaria ad alti livelli. E qui, dicono gli analisti starebbe il suo vero punto di forza, in un paese dove la disillusione nella politica e l’astensione dal voto sono un trend consolidato.
La sezione di Tokyo del partito le infatti ha preferito un uomo «di sistema», Masuda — ex governatore della provincia di Iwate a nordest della capitale, poi ministro dell’interno e delle comunicazioni e autore di un saggio e di un libro in cui denunciava il «Tokyo-centrismo» come causa principale dello spopolamento delle province — e ha annunciato «richiami ufficiali» per i membri del partito che sosterranno Koike. Dietro la scelta, Nobuteru Ishihara — attuale ministro dell’Economia, leader dei liberaldemocratici della capitale e figlio di Shintaro, scrittore e politico ultraconservatore, governatore della capitale per 13 anni — e la maggioranza dei sindaci dei 23 distretti della capitale.
«Sono pronta a correre dei rischi e usarli come trampolino per dare il massimo. Questo è il mio stile», aveva detto Koike nel suo discorso di inaugurazione della campagna elettorale. La risposta della cittadinanza è stata finora positiva e alimentato l’entusiasmo della candidata e del suo staff. «Non ho mai visto nessun candidato seguito da così tanta gente», ha spiegato al giornale un membro dell’assemblea metropolitana al quotidiano Mainichi. E c’è già chi tra i suoi la paragona a «Giovanna D’Arco», eroina del popolo in una società dominata dagli uomini.
Oltre alla sfida aperta lanciata al suo partito, Koike ha presentato un programma politico che fa leva sui «punti giusti». Dopo lo scandalo sull’uso indebito di soldi pubblici che ha coinvolto il suo predecessore Yoichi Masuzoe, ha promesso un’amministrazione più trasparente, più «inclusiva» e democratica, fuori dalle logiche del «governo dei pochi» che negli anni hanno determinato gli scenari politici nella capitale giapponese.
Perciò ha annunciato un piano di riforme dell’amministrazione finanziaria della capitale, a partire dalla riduzione del suo stipendio e dalla razionalizzazione del budget del governo metropolitano per le Olimpiadi del 2020. E poi, risparmio energetico, zero combustibili fossili entro il 2020, sostegno ai piccoli commercianti, investimenti in sicurezza e adeguamento antisismico delle infrastrutture cittadine, rilancio della capitale sulla scena internazionale e attenzione alle fasce più «deboli» della popolazione: donne, bambini e anziani.
A fare da contrappeso al suo riformismo, ci sono però il suo dichiarato nazionalismo e il suo spiccato conservatorismo, dalle visite al contestato santuario Yasukuni all’abbandono del pacifismo costituzionale, che la avvicinano al premier Shinzo Abe — che secondo indiscrezioni del settimanale Nikkan Gendai, la starebbe silenziosamente appoggiando.
E questo potrebbe favorire l’opposizione progressista, data dagli ultimi sondaggi in leggero vantaggio. Shuntaro Torigoe, volto noto della tv giapponese, sarà il candidato unitario di democratici, comunisti e socialisti. Il suo è un programma molto simile a quello della sua principale contendente. A parte per alcuni punti che potrebbero risultare decisivi anche rispetto a un elettorato più giovane e metropolitano: pace, difesa della costituzione e diritti per la comunità Lgbt.
[Scritto per Eastonline]