Il cinema giapponese torna alla ribalta in Cina dopo anni di restrizioni e divieti. Complici anche le tensioni geopolitiche con Stati Uniti e Corea del Sud che hanno causato una sorta di embargo sul K-pop oltre muraglia.In attesa di vederlo anche in Italia, il lungometraggio d’animazione giapponese dell’anno «Kimi no na wa» — «Il tuo nome» — spopola anche in Cina. In 10 giorni il film del regista Makoto Shinkai ha guadagnato oltre 70 milioni di dollari. Il successo cinese segue di qualche mese quello registrato in patria, dove in poco meno di sei mesi ha guadagnato 174 milioni di dollari, raggiungendo la sesta posizione nella classifica dei film giapponesi con i maggiori incassi di sempre.
Secondo quanto scrive il Los Angeles Times, «Kimi no na wa» si è confermato anche tra i film più venduti sul mercato dei dvd piratati e tra i più scaricati con decine di migliaia di download da Baidu cloud, il servizio di archiviazione remota del “google” cinese Baidu.
«Un animatore di valore mondiale»
Il film racconta la storia d’amore tra un ragazzo e una ragazza che a causa di un evento eccezionale e inaspettato si scambiano di corpo. I due si ritroveranno a gestire la propria esistenza e il proprio sentimento l’una nel corpo dell’altro e viceversa. Per la qualità degli scenari e dell’animazione «Kimi no na wa» è già un oggetto di culto in Giappone tanto da valere a Shinkai, ex designer grafico al suo primo vero lungometraggio, il titolo di «erede» del maestro Hayao Miyazaki.
Per il suo lavoro Shinkai si è guadagnato un’ottima reputazione anche in Cina. Parlando al China Daily, quotidiano quasi-ufficiale in lingua inglese, Cao Xiaohui, vicepresidente della scuola di animazione della Beijing Film Academy ha paragonato Shinkai ad altri celebri autori dell’anime giapponese come Osamu Tezuka, Miyazaki, Katsuhiro Otomo e Satoshi Kon. «Ogni dieci anni circa — ha spiegato Cao — il Giappone esporta un animatore di valore mondiale». Secondo gli esperti il successo di «Kimi no na wa» potrà contribuire all’aumento di domanda di film d’animazione di qualità — di cui il Giappone è uno dei maggiori produttori al mondo — e stimolare la creatività degli animatori di Oltre muraglia. «Kimi no na wa» è il secondo film d’animazione giapponese a sbancare i botteghini in due anni: l’anno scorso era toccato infatti a «Stand by Me Doraemon» (in Italia, Doraemon – Il film), dedicato al famoso gatto robotico blu protagonista di una famosa serie animata degli anni ’60.
Effetto dell’embargo sulla K-wave
La qualità del film di Shinkai è riconosciuta da più parti. Ma parte del suo successo è anche da attribuire alla mancanza della concorrenza agguerrita — in termini anche quantitativi — di produzioni sudcoreane. Fino alla scorsa estate la Cina era il mercato più grande per l’export di film, musica e serie tv sudcoreani. L’import di prodotti culturali dalla Corea del Sud è stato sottoposto a un embargo di fatto dopo che la scorsa estate il governo di Seul ha dichiarato che avrebbe installato su territorio nazionale un sistema di difesa antimissile di fattura americana, il Terminal High Altitude Defense (Thaad), inviso a Pechino. La censura ha così deciso di usare il pugno di ferro: show televisivi e concerti con protagonisti presentatori e musicisti sudcoreani sono stati sospesi; attrici sudcoreane sono state sostituite da colleghe cinesi in alcune campagne pubblicitarie; nessun film sudcoreano è stato ammesso nel circolo cinematografico ufficiale cinese.
Di questa situazione hanno quindi approfittato le case di distribuzione che lavorano con il Giappone. Quest’anno dieci film giapponesi hanno ricevuto il nulla osta dalle autorità cinesi. Una mezza rivoluzione — i cui risultati però potrebbero limitarsi al breve termine — se si pensa che tra 2013 e 2014, in seguito al riaccendersi della contesa sulle isole Senkaku/Diaoyu il numero si era fermato a zero. Il successo di «Kimi no na wa» in Cina, spiega il quotidiano economico giapponese Nikkei, quindi, si può spiegare anche in questa chiave.
[Scritto per Eastonline]