Il libro della terra è scritto con i simboli che troviamo sulle nostre tastiere. Narra per immagini la quotidianeità di un impiegato qualsiasi in una qualsiasi metropoli contemporanea. E’ il primo libro in cinese che potrete leggere senza avvalervi della traduzione. L’autore, Xu Bing, sperimenta da anni l’invenzione di logogrammi e linguaggi alternativi.
Il libro della terra (地书). Così è intitolato il libro scritto da un autore cinese che non avrete difficoltà a leggere senza traduzione. Come è possibile? È possibile poiché l’autore-artista ha impiegato sette anni di ricerche per sviluppare un linguaggio che fosse comprensibile ai più, almeno da chi avesse una conoscenza della vita contemporanea , indipendentemente dalla lingua di ognuno.
Xu Bing ha sviluppato questo linguaggio moderno basandosi principalmente sull’evoluzione degli ideogrammi cinesi, risultando in quello che oggigiorno chiameremmo “emoticon”. Con questo linguaggio misto di emoticon ed altri simboli convenzionali utilizzati nella vita contemporanea, l’autore narra un giorno nella vita di questo Ulisse moderno: un impiegato qualsiasi in una città metropolitana.
Chi ha vissuto in una grande città ha sicuramente provato la frustrazione derivata dall’ascensore al mattino.
E chi non ha mai mentito spudoratamente ad un amico a fin di bene? Dicendogli, ad esempio, che ha un figlio bellissimo.
Altre situazioni, invece, sono più legate alla cultura cinese. Come la figura del boss temibile o la madre che tormenta il figlio affinché si sposi perché a 28 anni è già vecchio. O che per fare innamoreare una dona serva avere una macchina e una casa di proprietà.
Tuttavia, la lingua inventata da Xu Bing, toglie molto all’immaginazione poiché gli eventi vengono raffigurati visivamente. Pensare che un linguaggio del genere entri a tutti gli effetti nelle nostre vite – e in parte lo ha già fatto – eliminando barriere linguistiche è fantastico e spaventoso allo stesso tempo. Che ne sarebbe dell’immaginazione? Delle sfumature e delle raffigurazioni che possono evocare le parole in ciascuno di noi? Raffigurazioni soggettive più che oggettive?
Il libro di Xu Bing è forse una provocazione, che fa parte di un progetto artistico più ampio. Book from the Ground, infatti, segue a distanza di venti anni la precedente opera Book from the Sky, nella quale Xu Bing ha intagliato su legno 4000 caratteri, impiegando 4 anni di lavoro. Man mano che ci si avvicina a Book from the Sky per leggerlo si ha un senso di spaesamento: i caratteri utilizzati non sono caratteri moderni, né sono caratteri antichi. Non sono caratteri. Sono solo raffigurazioni simili a caratteri cinesi. La sensazione opposta si ha invece prendendo in mano Book from the Ground.
In questo ciclo di opere Xu Bing ha variato da un estremo all’altro: da un linguaggio per tutti a un linguaggio per nessuno. Poiché in fondo una lingua è un insieme di categorizzazioni e di astrazioni, decifrabili da chi condivide le stesse nozioni.
*Clara Longhi inizia a visitare la Cina nel 2009 e nel 2012 grazie ad una borsa di studio europea frequenta un anno accademico presso la Beijing Foreign Studies University. Attualmente continua a dividersi tra Italia, Cina, l’ambiente della traduzione e della comunicazione.