Il Comitato Centrale ha comunicato che il plenum nel quale verrà deciso il prossimo piano quinquennale si terrà dal 26 al 29 ottobre. Si tratta di un piano quinquennale considerato fondamentale nella recente storia del paese: la Cina deve spingere per innovazione e qualità, per arrivare a quel cambiamento storico che costituisce la base del sogno cinese del suo presidente Xi Jinping.
Secondo Jing Ulrich, amministratore delegato e vice presidente del ramo Asia-Pacifico della JP Morgan, i vertici di Pechino porranno cinque priorità nel 13º piano quinquennale che inizierà il prossimo anno: crescita di alta qualità, stimolare i servizi e le industrie high-tech, attuare ulteriori riforme finanziarie, investimenti in infrastrutture e affrontare le questioni ambientali. La Cina dunque si prepara a lanciare il nuovo piano quinquennale spingendo definitivamente sull’acceleratore delle riforme in nome della qualità.
Il Comitato Centrale, l’organo decisionale del Partito Comunista Cinese, ha comunicato alcuni giorni fa che il plenum nel quale verrà deciso il prossimo piano quinquennale si terrà dal 26 al 29 ottobre. La decisione – ha scritto la Xinhua – è stata raggiunta durante una riunione del Comitato del Politburo tenutasi lunedì. Il partito durante l’incontro – secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa nazionale – dovrebbe approvare una bozza del programma di sviluppo economico e sociale per il periodo che va dal 2016-2020. Il piano completo sarà poi sottoposto al Congresso Nazionale del Popolo per la ratifica a marzo.
Si tratta di un piano quinquennale considerato fondamentale nella recente storia del paese: la Cina deve spingere per innovazione e qualità, per arrivare a quel cambiamento storico che costituisce la base del sogno cinese del suo presidente Xi Jinping. La Cina deve inoltre rispondere a situazioni economiche in profondo e dinamico cambiamento: il Tpp, raggiunto da Stati uniti e paesi asiatici, pone per la Cina imperativi riguardo la propria economia, in particolare la necessità di una forte spinta del proprio mercato interno. I negoziati per il Ttip tra Europa e Stati uniti, per quanto ancora in fase di stallo e con un’Europa disunita sui propri obiettivi, pone altre questioni. Anzi, proprio Pechino sembra essere il pericolo principale evidenziato durante i negoziati.
Come riportato dal South China Morning Post, «I prossimi cinque anni saranno molto più duri rispetto a quelli precedenti per la Cina. Tra i titoli dei giornali che ci ricordano quanto forte sia la pressione sull’economia, è molto confortante che il consumo sia diventato il più importante singolo fattore di crescita, responsabile del 60 per cento di aumento del Pil”, ha dichiarato Jing Ulrich. La stampa ha ricordato alcuni dati: l’indice dei prezzi al consumo è salito dell’1,6 per cento rispetto allo scorso anno nel mese di settembre, a fronte di un consenso di mercato tra l’1,8 e il 2 per cento nel mese di agosto. L’indice dei prezzi di produzione si è contratto del 5,9 per cento rispetto allo stesso periodo, il quarantetreesimo mese consecutivo di declino.
«I numeri deboli – ha scritto il South China Morning Post – hanno indotto gli economisti a sollecitare un ulteriore allentamento monetario da parte della People’s Bank of China (PBOC)». «Ribadiamo che la Cina deve allentare la politica monetaria e eseguire un taglio nel rapporto di riserva obbligatoria di altri 50 punti base nel quarto trimestre. Se il CPI scende ulteriormente, la PBOC può regolare inoltre i tassi di interesse di riferimento», ha specificato Li-gang Liu il più importante economista della ANZ in Cina in una relazione.
Xi Jinping è dunque di fronte alla sua sfida principale: assicurare al paese quelle riforme affinché l’economia cinese possa trasformarsi, affacciandosi al mondo come una delle prossime «economie di mercato». Un dato che spaventa molti, Italia compresi, perché permetterebbe alla Cina di aggirare dazi e protezionismi economici. Ma per Pechino ormai la strada appare tracciata.
[Scritto per East; foto credits: www.iied.org]