Il presidente cinese è in Gran Bretagna. Una visita di stato che apre una stagione di accordi commerciali senza precedenti. Aziende della Rpc verranno incaricate della costruzione di impianti per l’energia nucleare e treni ad alta velocità. Cameron e la famiglia reale stanno srotolando quello che la stampa britannica già ha rinominato “il più rosso dei tappeti rossi”: il presidente cinese e sua moglie alloggeranno a Buckingham Palace e nessuno farà riferimento a temi “sensibili” come il Tibet, diritti umani e Hong Kong.
Quello che la stampa britannica ha già rinominato “il più rosso dei tappeti rossi” è pronto a ricevere il presidente cinese. La regina Elisabetta farà gli onori di casa per Xi Jinping e consorte che alloggeranno a Buckingam Palace e usufruiranno di una carrozza regale. Niente dovrà stonare con quello che la stampa cinese ha già presentato come un “benvenuto super-regale”. Xi Jinping sarà salutato da 103 spari di pistola e avrà l’occasione di parlare a entrambe le camere del parlamento britannico. Poi sarà accompagnato sia dal premier David Cameron che dal ministro delle finanze George Osborne a Manchester, dove la squadra di calcio soddisferà le sue curiosità di tifoso. Tutto è pronto per una visita di stato che, a detta di entrambe le diplomazie, aprirà “un decennio dorato” per i rapporti tra la più antica democrazia parlamentare e uno dei più longevi stati governati da un unico partito.
Xi Jinping ha tutto l’interesse a mostrare al popolo cinese di essere un leader forte e rispettato. E la Gran Bretagna farà di tutto per compiacerlo. Mira a diventare il suo secondo partner commerciale entro il 2025. Durante questi quattro giorni si firmeranno oltre cento accordi commerciali. Aziende della Repubblica popolare verranno incaricate della costruzione di una centrale nucleare e di una linea ferroviaria ad alta velocità per un valore complessivo di almeno 39 miliardi di euro. E c’è dell’altro. La Bank of China ha annunciato che emetterà obbligazioni in renminbi a Londra. La volontà è quella di trasformare la capitale britannica nel centro finanziario più importante per gli scambi in moneta cinese fuori dalla Cina. Si pensa anche che si stia lavorando per aprire rapporti privilegiati tra la borsa locale e quelle di Shanghai e Shenzhen favorendo così nuovi investimenti.
Nessuno quindi chiederà perché la Magna carta, esposta all’Università del popolo in occasione del suo 800esimo anniversario, è stata spostata in un’oscura sala dell’Ambasciata britannica a Pechino. Da quando nel 2012 i rapporti diplomatici tra le due potenze commerciali si sono congelati a seguito della decisione di Cameron di accogliere il Dalai Lama, la Gran Bretagna non ha sbagliato più una mossa nei confronti dell’ex Impero di mezzo. Downing Street ha reso noto che il premier non ha alcuna intenzione di incontrare nuovamente il leader dei tibetani in esilio. Osborne, a Pechino il mese scorso, è riuscito a farsi elogiare dai media di stato cinesi per non aver affrontato il tema dei diritti umani.
L’invito della Regina portato personalmente dal principe William ha aiutato la Cina a dimenticare le “offese” subite. E l’ingresso nell’Asian Infrastructure Investment Bank a guida cinese è stata la mossa definitiva della diplomazia britannica per conquistare la fiducia del governo cinese. È stato il primo importante stato occidentale a entrarci, e l’ha fatto contro il parere di Washington. Secondo Xi Jinping quella britannica è “una scelta strategica e visionaria”. È bastato poco per cancellare le guerre dell’oppio e il secolo di umiliazioni. Ma in Cina, sì sa, la storia si riscrive in fretta.
[Scritto per il Fatto Quotidiano; foto credits: www.bbc.co.uk]