Martedì il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, ha pubblicato un discorso del presidente Xi Jinping nel quale vengono messe in guardia «le trame e le cricche» all’interno del Partito. Un attacco duro da parte del leader nei confronti dei funzionari che perseguono gli interessi personali e minano l’autorità del Partito. Secondo gli esperti si tratta di un messaggio per placare eventuali scontri interni.Quello che è stato soprannominato come il «presidente di tutto», per la grande quantità di titoli e cariche assunte, Xi Jinping, fa sentire la sua voce, nuovamente, contro la possibilità che all’interno del Partito comunista cinese si possano sviluppare scontri e fronde.
Nelle settimane scorse presentarsi di fronte a militari e ottenere mediaticamente il titolo di comandante in capo delle forze armate era apparso a molti come un messaggio proprio interno, a ricordare la sua grande porzione di comando e autorità. Ora con un discorso ripubblicato dal quotidiano ufficiale del Partito e ripreso con grandi enfasi da tutti i media, Xi Jinping non usa più messaggi trasversali, ma parole dirette.
E le parole seguono decisioni già prese che indicano la volontà accentratrice di Xi: nei mesi scorsi sarebbe stato ridotto del 50 per cento il budget della lega dei giovani comunisti, il feudo politico dell’ex presidente Hu Jintao e del premier attuale Li Keqiang.
«Ci sono arrivisti e cospiratori nel nostro gruppo che minano la governance del partito», ha detto Xi e «non dobbiamo nascondere la testa sotto la sabbia e risparmiare questi membri, ma dobbiamo dare una risposta decisa per eliminare il problema e scoraggiare ulteriori violazioni».
Il discorso è arrivato in un momento di «crescenti speculazioni su possibili lotte tra fazioni all’interno del partito comunista composto da 88 milioni di membri, che Xi ha guidato dalla fine del 201», secondo il britannico Guardian.
Xi ha poi fatto un riferimento alla lotta anti corruzione, citando la popolare fiction americana House of Cards: «Dobbiamo mettere in chiaro che la lotta del nostro partito contro la corruzione non è un affare snobistico che fa discriminazione tra persone diverse, e non è una lotta di potere in stile House of Cards».
Andrew Wedeman, un politologo che sta scrivendo un libro intitolato Swatting Flies and Hunting Tigers: Xi Jinping’s War on Corruption («Schiacciare le mosche e cacciare le tigri: La guerra alla corruzione di Xi Jinping»), ha detto al Guardian che «continuare a perseguire la campagna implicherebbe gravi rischi per il leader della Cina».
«C’è un certo punto in cui l’élite vorrebbe che questa campagna terminasse perché alla fine – come forse suggeriscono le rivelazioni dei Panama Papers – c’è abbastanza colpa diffusa tra la leadership che se davvero si spinge troppo in là potrebbe portare un mare di gente nei guai».
Il discorso di Xi «ha dipinto lo stato attuale della burocrazia, in cui alcuni funzionari, soprattutto alti funzionari, sono stati trovati a perseguire non solo gli interessi finanziari, ma anche ambizioni politiche» ha detto al Global Times Li Danyang, ricercatore presso la School of Public Administration di Guangzhou della Jinan University.
Xi ha anche specificato che la Cina sostiene la cooperazione internazionale nella lotta alla corruzione e ha chiesto ai paesi occidentali di «non fornire riparo ai funzionari corrotti», aggiungendo che essi considerano questi sospetti come «carte» nelle loro mani, ma sono diventati delle «patate bollenti».
«In precedenza, i paesi occidentali vedevano i funzionari corrotti come strumenti per attaccare la Cina la corruzione e la situazione dei diritti umani. Tuttavia, con gli sforzi anti-corruzione del paese che acquistano forza, alcuni paesi, che hanno rifiutato di deportare i sospetti, hanno finito solo per umiliare se stessi», ha specificato Li.
[Scritto per Eastonline]