Wukan al voto

In by Simone

Wukan al voto. Secondo gli stessi abitanti, per la prima volta le consultazioni elettorali stanno avvenendo in modo trasparente, con la possibilità per ogni avente diritto del voto di esercitare il proprio diritto senza interventi “esterni” da parte di autorità o scagnozzi in grado di manipolare l’esito elettorale.
Wukan continua a stupire: il piccolo villaggio di pescatori protagonista di una lotta contro la corruzione, conclusasi con la vittoria dei suoi abitanti, è di nuovo il teatro di un evento unico in Cina.

Secondo gli stessi abitanti, per la prima volta le consultazioni elettorali stanno avvenendo in modo trasparente, con la possibilità per ogni avente diritto del voto di esercitare il proprio diritto senza interventi “esterni” da parte di autorità o scagnozzi in grado di manipolare l’esito elettorale.

Si tratta di un nuovo evento che pone Wukan al centro delle trame “democratiche” della Nuovissima Cina, seguite tanto dalla stampa internazionale, quanto da quella cinese.

Il 2 febbraio, anche la stampa ufficiale parla della “fiamma della democrazia” che arde, almeno simbolicamente, nel villaggio del Guangdong, sempre più regione “avanzata” del paese.

Yang Jinlu ha 43 anni e ai microfoni dei giornalisti appare emozionato: “lo sono – ha ammesso – questo è il più grande successo per il nostro paese negli ultimi quattro decenni. Per me è una esperienza storica quella di avere il primo assaggio di democrazia”.

Non solo Yang, perché l’atmosfera nel villaggio di Wukan – il centro di pescatori protagonista di una lotta lo scorso anno conclusasi con un successo insperato, contro le angherie di funzionari corrotti e la requisizione illegale delle terre – è elettrica: per la prima volta le elezioni (quelle di base, che si praticano dagli anni 80 in Cina) vedono una grande partecipazione popolare, grazie all’assicurazione di trasparenza.

“Di 12.000 persone nel villaggio, ha scritto la stampa locale – 8.222 hanno il diritto di voto. Tra questi, 7.349 iscritti alle liste elettorali hanno espresso la propria preferenza, con un affluenza di oltre l’80%”. 

Unanime la soddisfazione popolare: “Penso che questa sia una realizzazione vera della democrazia, in cui le persone sono motivate a esercitare i propri diritti di voto volontariamente”, ha detto un abitante del villaggio.

Per molti residenti di Wukan, “il voto di ieri ha rappresentato il trionfo di una petizione durata più di due anni, contro i funzionari del paese che gli abitanti hanno accusato di furto della loro terra dal 2006 e di appropriazione indebita di oltre 700 milioni di yuan di fondi pubblici”.

Le proteste sono anche sfociate in momenti di grande tensione con scontri contro la polizia (e la morte di uno dei leader della protesta in carcere), fino ad una sorta di auto-governo degli abitanti che ha portato infine alla contrattazione con le autorità.

Proprio la figlia di Xue Jinbo, morto in carcere, era in lacrime dopo il voto: “so solo che questa è una cosa che mio padre avrebbe voluto. Sono venuta qui per realizzare il suo ultimo desiderio”, ha detto.

Yang Semao, ex presidente del comitato del villaggio temporaneo di Wukan, pur elogiando le elezioni, ha detto che il paese “ha pagato un prezzo enorme, con la morte di Xue e la sofferenza in questi mesi di protesta. Le elezioni corrotte del passato tuttavia – ha proseguito – non si possono paragonare con quello che abbiamo realizzato oggi”.