Wenchan ban – Animazione: c’è vita oltre «lo scimmiotto»

In by Gabriele Battaglia

Lo scimmiotto Son Wukong, protagonista del classico «Viaggio in Occidente» è stato per decenni la barriera oltre cui l’animazione cinese sembrava non potersi spingere. E invece i recenti Rock Dog e Big Fish and Begonia, prodotti made in China con ambizioni globali, dimostrano che l’ostacolo si può superare. Li recensisce per noi Edoardo Gagliardi nel nostro appuntamento culturale quindicinale.  Sembrava che l’animazione cinese non sarebbe stata capace di andare oltre lo scimmiotto Sun Wukong. Questo personaggio mitico è nato nel romanzo classico di epoca Ming «Viaggio in Occidente» per poi diventare protagonista di una serie pressoché infinita di adattamenti cinematografici e televisivi, incluse ovviamente moltissime versioni animate, che più o meno si sono discostate dal romanzo originale. Dal superbo Havoc in Heaven di Wan Laiming del 1965 al campione d’incassi dello scorso anno Monkey King: Hero Is Back, lo scimmiotto è da decenni il personaggio preferito nei cartoni animati nazionali.

Ma finalmente sembra sia possibile che per l’animazione Made In China di evolversi, e quest’ultimo periodo sta vedendo nuovi e rapidi sviluppi. Al pubblico cinese, anche quello più adulto, i film animati piacciono, e l’industria nazionale cresce, e trova nuove strade alternative ai colossi di Hollywood. Negli ultimi anni la fortunata serie di film sull’Orso Boonie ha conquistato il cuore dei più piccoli, e Little Door God a inizio anno nonostante lo scarso successo commerciale ha rappresentato un segnale incoraggiante per innovazione e qualità.

Ma è proprio questa settimana che sono nelle sale locali due film animati Made In China, film interessanti e che segnano nuovi traguardi produttivi, lanciando allo stesso tempo storie nuove e protagonisti diversi, seppur se sempre di animali si tratta.

Il primo, Rock Dog (Yaogun Zang’ao) dal nome già dice tutto: c’è un cane che suona musica rock. E il film non a caso nasce dall’idea di un rocker di nobile pedigree, Zheng Jun. Uscito alla ribalta a metà degli anni ‘90, Zheng Jun si è poi presto dato a un rock più commerciale e di massa, sua tra le altre cose una celebre cover del brano “Yellow” dei Coldplay. Il cantante ha voluto fortemente questo film, tratto da un suo fumetto, riuscendo alla fine a mettere insieme finanziatori cinesi (guidati da Huayi Bros.) e talenti esperti da Hollywood (parte del team di Toy-Story 2 della Pixar). 

Ne è uscito un film commerciale per un pubblico globale. È la storia di un giovane musicista, dalle sembianze di un mastino tibetano (siamo infatti in un mondo di animali antroporfomizzati come da tradizione Disney) che dal suo villaggio si reca in città per inseguire e realizzare i suoi sogni musicali, e ovviamente lo attendono una serie di pericoli e avventure.

Il film è patinato, ha tutti gli elementi caratteristici dei film di Hollywood. Ha però deluso al botteghino, forse proprio perché ha abbandonato gli elementi culturali locali, cercando un’identità ibrida. Un film nato in Cina e cresciuto in America, e si vedrà però solo a fine anno, quando uscirà negli Stati Uniti (e chissà se anche in Italia), se Rock Dog diventerà davvero un promettente esempio di animazione cinese globalizzata.

È tutto cinese invece Big Fish and Begonia, sia per talenti impiegati che per temi, ed ha avuto anche un buon successo di botteghino (dieci volte superiore a Rock Dog). Un film di genere fantastico, che guarda con ammirazione a certe ambientazioni magiche di Hayao Miyazaki, ma che sa incorporare con intelligenza elementi narrativi ed estetici della cultura cinese.

Il film è la realizzazione di un sogno durato 12 anni dei due giovani autori Liang Xuan e Zhang Chun. Tanto infatti è durata la gestazione di questo film. Alla fine grazie la crescita della qualità e del volume di investimenti dell’industria di animazione, è stato possibile realizzare il loro sogno; e il pubblico, soprattutto quello adulto, ha risposto con entusiasmo.

Big Fish ha disegni e animazione curati, alcune bellissime idee, e la creazione di un mondo affascinante a tratti originale. È stato ispirato da un passaggio del grande filosofo taoista Zhuangzi, e racconta di un mondo magico separato dal mondo degli uomini dall’elemento del mare, che in questi giorni di acque e isole contese è di curiosa attualità.

Ma è proprio la sua storia a deludere, mancando di una struttura e di una logica forti e coerenti, e di un approfondimento psicologico dei personaggi: insomma proprio come nelle parabole del filosofo taoista che lo ha ispirato. Una sceneggiatura più attenta ne avrebbe sicuramente favorito le potenzialità sul mercato internazionale. È stato comunque definito da molti spettatori come «un nuovo punto di partenza dell’animazione cinese». E se queste sono le premesse, nell’immediato futuro non possiamo che aspettarci delle belle sorprese.

*Edoardo Gagliardi, laureato in studi orientali, ha ottenuto un dottorato in cinema cinese contemporaneo presso l’Università di Roma La Sapienza, dopo un periodo di studi alla Peking University. Vive a Pechino da diversi anni dove lavora su progetti e coproduzioni cinematografiche tra Italia e Cina, collaborando in passato con il desk ANICA di Pechino. Nel tempo libero si interessa di musica, una volta anche con il blog Beijing Calling, su queste pagine.

«I Wenchan Ban 文产办 sono gli uffici di promozione delle industrie culturali che si trovano in molti governi locali cinesi. Il Wenchan Ban di China Files è diretto da Edoardo Gagliardi, e il suo compito è quello di raccontare e promuovere ogni due settimane le nuove storie di cinema, musica e dell’industria culturale cinese, del loro mercato e dei loro protagonisti» [E.G.].