Esiste un sottobosco sempre più fitto di artisti ed etichette cinesi dediti alla ricerca di nuove forme sonore, visive e ibride, che partono dal concetto di musica elettronica, se non dance, per toccare territori di sempre più difficile definizione. Un fenomeno che ovviamente si concentra soprattutto nelle maggiori metropoli e sta raccogliendo sempre più interesse da parte di pubblico e media. Sarebbe ormai riduttivo definirle «di nicchia», o di semplice sperimentazione. Al contrario molto più spesso queste etichette si trasformano in piattaforme di promozione e interazione tra artisti e generi. Si esibiscono in spazi e locali fino a poco tempo fa lontani da suoni di confine, rendendo la fruizione sempre più fluida e il consumo più indefinito.
Recentemente Josh Feola ha passato in rassegna le principali tra queste etichette.
Non poteva mancare Bwave, un’entità tra l’etichetta musicale e la piattaforma artistica, basata a Pechino e animata da Hong Qile, musicista e produttore devoto all’esplorazione di forme sonore digitali.
Attraverso Bwave, Hong Qile organizza già da qualche tempo le serate Pixel Echo, che ogni volta presentano diversi artisti sonori e visivi, i quali vengono accoppiati per performance ad hoc. Pixel Echo è uno showcase di diversi artisti digitali, che in Cina non sono ancora moltissimi anche se crescono di numero.
L’ultima edizione di Pixel Echo si è tenuta un paio di settimane fa allo Yue Space, un nuovo locale centrale, ottimo per posizione, dimensioni, design, che sembra porre fine a un trend recente che ha visto a Pechino la chiusura di molti locali importanti.
La serata si è aperta con una performance improvvisata della violoncellista Ye Wan, il cui suono veniva in tempo reale trasformato digitalmente da Hong Qile, diventando un secondo strumento diverso e perfettamente complementare. Sullo sfondo un bellissimo video di Wu Quan, tra i pionieri della musica sperimentale cinese e ultimamente sempre più dedito alla video art e al cinema nelle vesti di regista.
La serata è stata l’occasione per presentare il nuovo album di Hong Qile, Pixel3: ritmi digitali, tesi, che rimandano ai classici dell’elettronica contemporanea come Pan Sonic, Autechre e Alva Noto. Invece che «suonare» dal vivo, l’artista ha affidato alcuni brani a diversi video-artisti che hanno dato così diverse interpretazioni visive di Pixel3, confermando come nell’universo della sperimentazione digitale legata a Bwave musica e video sono solo diverse rappresentazioni di processi creativi e tecnici identici.
Tra gli artisti presenti c’è stata poi Gogoj, veterana della scena sperimentale pechinese con un’inedita video performance, che ha accompagnato l’elettronica live di Zafka.
In chiusura Dreaming Julie, un nuovo super gruppo di veterani, formato dal chitarrista Feng Hao, e che include tra gli altri il sassofonista Li Tieqiao e lo stesso Hong Qile. Una band che cita Zappa e aspira a John Zorn, che non si prende troppo sul serio ma che, pur in una forma prettamente rock, riesce a far crollare i generi musicali su se stessi.
di Edoardo Gagliardi
*Edoardo Gagliardi, laureato in studi orientali, ha ottenuto un dottorato in cinema cinese contemporaneo presso l’Università di Roma La Sapienza, dopo un periodo di studi alla Peking University. Vive a Pechino da diversi anni dove lavora su progetti e coproduzioni cinematografiche tra Italia e Cina, collaborando in passato con il desk ANICA di Pechino. Nel tempo libero si interessa di musica, una volta anche con il blog Beijing Calling, su queste pagine. «I Wenchan Ban sono gli uffici di promozione delle industrie culturali che si trovano in molti governi locali cinesi. Il Wenchan Ban di China Files è diretto da Edoardo Gagliardi, e il suo compito è quello di raccontare e promuovere ogni due settimane le nuove storie di cinema, musica e dell’industria culturale cinese, del loro mercato e dei loro protagonisti.» [E.G.]