Wenchan ban – Ascolti e visioni per un’estate alternativa

In Uncategorized by Gabriele Battaglia

Ultima puntata della nostra rubrica culturale prima delle vacanze. Non potevano quindi mancare i consigli cinematografici e musicali per non annoiarsi durante le settimane in cui tutto rallenta. Ma essendo un «funzionario alla cultura» di tutto rispetto e fuori dagli schemi, il nostro Edoardo Gagliardi ci regala opere raffinate. E un’immagine d’apertura scaccia-afa. Estate. C’è chi si prepara alle vacanze, fortunati. Ed è consuetudine consigliare soul food da ombrellone per le prossime giornate di relax. Due film e due dischi nuovi e soprattutto stimolanti, che svolteranno le conversazioni sotto il solleone. Così teniamo i lettori impegnati, fino al nostro ritorno. Intanto, buone vacanze!

Film

Kaili Blues, opera prima del giovanissimo Bi Gan. Film premiatissimo (lo scorso anno ha sbancato a Locarno, e ai Golden Horse taiwanesi) e osannato dalla critica cinese e internazionale, ovvero francese.
Premi e critiche positive sono meritate, perché Kaili Blues è cinema, come se ne vede poco ultimamente in Cina. Dopo un anno, esaurita la sua corsa nei festival, è finalmente uscito nelle sale cinesi. Piccola distribuzione ovviamente, trattandosi di un film wenyi, d’autore, ma che ha ottenuto un certo successo di incassi e l’attenzione di media e pubblico.
Ambientato nella calda e tropicale provincia di Guizhou, segue il viaggio di un uomo, alla ricerca di un giovanissimo nipote ignorato dal padre. Ma è un viaggio, forse più che altro esistenziale e metaforico e che procede per piccole tappe, tentativi, per poi diventare un circolo, e alla fine andare forse a ritroso nel tempo. Una costruzione narrativa esile, quasi abbozzata che rende Kaili Blues un’esperienza onirica, ipnotica, i cui si inseriscono perfettamente le poesie di Bi Gan recitate dal protagonista, e un approccio quasi meta-cinematografico. Il film è dominato da un piano sequenza centrale di circa 40 minuti, progettato ed eseguito alla perfezione seppur con mezzi produttivi minimi.
Bi Gan non si considera un regista ma per fortuna è già al lavoro sul suo prossimo film. Kaili Blues è uno di quei rari debutti di giovani registi cinesi capaci di fare Cinema con pochissimo, che sanno portare in avanti il linguaggio del cinema d’autore e indipendente cinese, come in passato è stato per Oxhide di Liu Jianyin e Taking Father Home di Ying Liang. Non sarà facile, ahimè, vederlo in Italia, ma intanto questo è il trailer: 

Dong (Seven Days), è anch’esso un debutto firmato da Xing Jian, ma con un paesaggio totalmente diverso. È la storia di un vecchio (interpretato dal grande Wang Deshun) che vive solo in mezzo al nulla, letteralmente. La sua modesta casa è circondata da una distesa di neve nei monti sperduti di un imprecisato nord-est cinese. È una riflessione estremamente profonda e lucida sull’esistenza e sulla sua solitudine, di cui è la più onesta compagna. La memoria per un amore di una donna persa chissà da quanti anni, sempre che sia mai esistita, e ricordata solo da una foto sbiadita, si manifesta in un pesce, poi in un piccolo uccello e poi in un bambino, ma queste non sono altro che manifestazioni di un’esistenza che in realtà non ha bisogno di nulla per essere. Film semplice nella sua economia visiva e narrativa, ma che offre profonde suggestioni nel suo fuori campo. Non manca di sottili riferimenti al buddismo, ma la sua trama potrebbe allo stesso tempo ricordare una delle storielle del classico taoista, Zhuangzi.
Girato in un bellissimo bianco e nero, il film non ha dialoghi e il solo protagonista riesce a essere corpo e fantasma allo stesso tempo.
Un film che fa dimenticare la canicola estiva immergendo lo spettatore in un mondo ridotto all’essenziale e coperto da una neve che sembra perenne ed è bianchissima.
Il film si trova su youtube:


Musica

Li Daiguo
Giovane menestrello e multistrumentista cinese, seppur nato in America. Vive da tempo nel sud della Cina dove si è trasferito per intraprendere una ricerca musicale che lo ha portato ben oltre i confini della tradizione musicale cinese. Virtuoso di violoncello, pipa, marimba, le sue esibizioni sono improvvisati flussi sonori ipnotici, a volte anche accompagnati dalla voce. Da poco si è esibito in Italia, è apparso sulla meravigliosa rivista The Wire, e ha pubblicato un paio di dischi, di cui uno con il trombettista Rick Parker.

Wang Shengnan
Wang Shengnan da qualche tempo è sempre più una presenza costante della scena musicale pechinese. Chitarra e voce, a volte arrangiamenti elettronici. Il suo ultimo album omonimo unisce folk ed elettronica, ma cela molto altro. Registrato a Pechino, ma poi riarrangiato e ricostruito in Malesia, lo si apprezza per la sua leggerezza e per non prendersi troppo sul serio.
Su Bandcamp

*Edoardo Gagliardi, laureato in studi orientali, ha ottenuto un dottorato in cinema cinese contemporaneo presso l’Università di Roma La Sapienza, dopo un periodo di studi alla Peking University. Vive a Pechino da diversi anni dove lavora su progetti e coproduzioni cinematografiche tra Italia e Cina, collaborando in passato con il desk ANICA di Pechino. Nel tempo libero si interessa di musica, una volta anche con il blog Beijing Calling, su queste pagine.
«I Wenchan Ban 文产办 sono gli uffici di promozione delle industrie culturali che si trovano in molti governi locali cinesi. Il Wenchan Ban di China Files è diretto da Edoardo Gagliardi, e il suo compito è quello di raccontare e promuovere ogni due settimane le nuove storie di cinema, musica e dell’industria culturale cinese, del loro mercato e dei loro protagonisti» [E.G.].