Anche il web cinese ha reagito alla notizia dell’annullamento della sentenza Roe vs Wade negli Stati Uniti con cui si garantiva il diritto costituzionale all’aborto. Tra chi ha colto l’occasione per condannare l’ipocrisia di Washington nel presentarsi come modello di protezione dei “diritti umani” a livello internazionale e chi ha aperto una riflessione sulla condizione delle donne in Cina, la movimentata discussione sui social cinesi mostra che quella sull’aborto è una conversazione non solo necessaria, ma che ha risonanza a livello globale
Terra dei liberi, dimora delle coraggiose. La notizia del rovesciamento della sentenza Roe vs Wade che prevedeva il diritto all’aborto a livello federale negli Stati Uniti è arrivata anche in Cina, dove ha dato vita a un acceso dibattito sui social che ha visto gli utenti del web cinese confrontarsi su tematiche legate alla pianificazione familiare, ai diritti delle donne in Cina, e al confronto-scontro con gli Stati Uniti. Un confronto che passa sempre più anche attraverso questioni di carattere sociale e che è diventato per gli utenti cinesi occasione di riflessione sul futuro della normativa nazionale per le interruzioni di gravidanza.
Venerdì 24 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la sentenza che garantiva il diritto costituzionale all’aborto dal 1973, rimandando ai singoli stati l’emanazione di regolamentazioni sull’interruzione di gravidanza e spianando la strada per la criminalizzazione dell’aborto in buona parte del paese. Una vittoria per i repubblicani e le associazioni pro-life che ha sconvolto tanto i cittadini americani quanto la comunità internazionale e il cui eco è arrivato anche sui social della Repubblica Popolare Cinese.
A un giorno dall’annullamento della sentenza, sulla piattaforma di microblogging SinaWeibo l’hashtag #La Corte Suprema Americana Cancella il Diritto Costituzionale all’Aborto (#美国最高法院取消宪法规定的堕胎权) è entrato nelle tematiche di tendenza e nel giro di due giorni ha raccolto oltre 770 milioni di visualizzazioni e 144 mila commenti. Popolari anche hashtag quali #La Corte Suprema Americana Ribalta Roe vs Wade (#美国最高法院推翻罗诉韦德案, 140 milioni di visualizzazioni) e #Il Ban sull’Aborto Costringe le Donne Americane ad Andare in Messico (#堕胎禁令迫使美国妇女前往墨西哥, 32mila visualizzazioni).
Gli utenti cinesi hanno trovato “oltraggiosa”, “retrograda” e “scandalosa” la sentenza e si sono mostrati empatici nei confronti delle donne americane, i cui diritti valgono “meno dell’aria”. Pur ammettendo di stare “assistendo a qualcosa di storico”, la maggior parte dei commentatori ha criticato aspramente le autorità americane, anticipando che “il peggio deve ancora venire” e che “le donne in America soffriranno grandemente”.
Alla faccia dei diritti umani. Ad avere infiammato particolarmente gli animi degli utenti di Weibo sarebbe stata la “violazione dei diritti umani inderogabili” da parte delle autorità americane, nodo scoperto nella retorica di reciproca condanna tra Washington e Pechino. “L’accesso ragionevole all’aborto è un diritto umano universale”, recita un commento con 59mila like. “Di fronte ai diritti umani di un feto i diritti umani di una donna non contano, giusto?” commenta invece sarcastico un utente. “Li chiamano diritti umani, ma sono ridicoli”, continua un altro.
Secondo diversi commentatori il ribaltamento della sentenza sull’aborto non sarebbe che l’ennesima prova del fallimento del modello americano. “Nel paese più avanzato del mondo, le donne non hanno diritto sul proprio utero”, recita un commento. “È questa la libertà per cui sbraitate da tempo?” chiede retoricamente un secondo. “Che cosa faranno poi? Un ban contro l’uso di contraccettivi?” si legge in un altro commento popolare (che forse fa riferimento anche a un altro trend tra i primi dieci più seguiti su Weibo nella giornata di sabato 25 giugno, ovvero l’hashtag #Le Vendite del Gigante Di Preservativi Sono Calate del 40% In Due Anni, #避孕套巨头过去两年销量下降40%#). Per diversi utenti poi, la decisione della Corte Suprema non farà che deteriorare l’immagine degli Usa a livello internazionale. “Si stanno tirando la zappa sui piedi da soli”, scrive a proposito un utente. “Se non ci sarà uguaglianza, presto o tardi l’America morirà”, sentenzia un altro.
Di contro, il modello cinese è stato elogiato da diversi utenti come esempio di libertà e di garanzia dei diritti delle donne, nonché come un esempio di superiorità politica. “Questo non dimostra altro che la superiorità del nostro paese! La superiorità del socialismo è evidente”, scrive in merito un utente. “La lotta tra partiti è un ciclo infinito, e non si fermerà finché uno dei due non soccomberà completamente”, gli fa eco un secondo.
Ma non tutti sono d’accordo e in molti si sono dimostrati preoccupati per la lenta erosione dei diritti delle donne su scala globale e sul futuro della legge sull’aborto in Cina. “Se il nostro tasso di natalità continuerà di questo passo, potremmo bannare anche noi l’aborto in futuro”, recita un commento tra i più condivisi. L’aborto nella Rpc è pratica legale, regolamentata e generalmente accessibile a tutti, ma l’apprensione delle autorità per le conseguenze del calo demografico ha portato il governo a ripensare l’accessibilità dell’interruzione di gravidanza. Ecco così che lo scorso settembre il Consiglio di stato cinese, unitamente a organizzazioni governative e non per la pianificazione familiare, ha annunciato l’introduzione di linee guida per la gestione delle interruzioni di gravidanza, finalizzate a ridurre gli aborti “non necessari a livello medico”. Si tratta di una campagna (al momento teorica) per ridurre le gravidanze indesiderate e disincentivare gli aborti tra le adolescenti, considerato che i dati del 2020 indicano una cifra record di 9 milioni di aborti, di cui il 40% riguarda le ragazze sotto i 18 anni.
C’è però anche chi ha visto del buono nell’annullamento della Roe vs Wade. “Una legge del genere in Cina avrebbe aiutato a prevenire l’aborto di molte bambine” scrive un utente, facendo riferimento a una delle conseguenze più cruente della Politica del figlio unico, che ha visto l’uccisione di milioni di neonate. “L’impatto di questa sentenza sarà un beneficio per la società. Chi vuole un aborto è solitamente chi concepisce per errore e vuole sbarazzarsi in frettaa del bambino. Queste persone uccidono e non capiscono il significato della vita” recita un altro commento.
Al netto della critica agli Stati Uniti, la conversazione sui social cinesi in risposta al ribaltamento della sentenza di garanzia dell’aborto negli Usa ha ribadito il grande interesse da parte degli utenti della Rpc per le tematiche legate alla pianificazione familiare e ai diritti delle donne. Contrariamente a quanto avvenuto in passato però, la censura interna ed esterna alle piattaforme sembra essere particolarmente rilassata. Negli scorsi mesi le conversazioni sui social che trattavano temi simili erano invece state oscurate o ostacolate, che si trattasse delle opinioni sul problema del calo demografico dell’economista Ren Zeping o dei video di critica femminista della tiktoker “Teacher Guo”, fino ai commenti di protesta dopo l’aggressione di Tangshan. In questo caso invece, complice forse il fatto che l’oggetto della critica riguarda gli Stati Uniti, i social cinesi stanno godendo di una certa libertà e anche su Wechat circolano commentari di attiviste come l’avvocato Guo Jiangmei e articoli legati al MeToo come gli aggiornamenti sul caso Liu Jingyao.
WeiboLeaks, storie dal web cinese.
Giornalista praticante, laureata in Chinese Studies alla Leiden University. Scrive per il FattoQuotidiano.it, Fanpage e Il Manifesto. Si occupa di nazionalismo popolare e cyber governance si interessa anche di cinema e identità culturale. Nel 2017 è stata assistente alla ricerca per il progetto “Chinamen: un secolo di cinesi a Milano”. Dopo aver trascorso gli ultimi tre anni tra Repubblica Popolare Cinese e Paesi Bassi, ora scrive di Cina e cura per China Files la rubrica “Weibo Leaks: storie dal web cinese”.