Uttar Pradesh: 2 milioni di candidati per 20mila posti da spazzino

In by Simone

La notizia, pubblicata dall’Indian Express, esemplifica gran parte dei problemi che l’economia indiana si troverà ad affrontare nel futuro prossimo: una manodopera sterminata e non specializzata, mancanza di creazione di posti di lavoro nel settore privato e l’ostinazione del mito del «posto fisso governativo».Ishita Mishra, sull’Indian Express, racconta una storia all’apparenza della serie «strano ma vero, succede solo in India» ma che in realtà evidenzia un problema enorme troppo spesso sottovalutato nel racconto della sensazionale crescita economica indiana dell’era Modi.

La storia, in breve: il governo dell’Uttar Pradesh (204 milioni di abitanti, secondo l’ultimo censimento del 2012, quindi oggi chissà quanti) per la prima volta dopo 8 anni ha aperto un bando per l’assegnazione di 20mila posizioni di safai karamchari, letteralmente «lavoratore delle pulizie». Si tratta di una mansione governativa equiparabile al nostro spazzino, con in aggiunta il compito di pulire latrine pubbliche e fogne per conto delle varie amministrazioni locali.

Il bando ufficiale, spiega Mishra, per la prima volta in assoluto prevede anche una «prova pratica» con scope e scopettoni che sarà filmata dai funzionari dell’amministrazione statale al momento del colloquio. Questo per evitare che, come in passato, i vincitori del bando deleghino poi a terzi l’effettivo svolgimento del lavoro, pagando qualcuno a cottimo – e a nero – attingendo al proprio stipendio fisso garantito dalla pubblica amministrazione: quest’anno, tra le 15mila e le 17mila rupie al mese (209 e 237 euro, rispettivamente).

Per 20mila posti in tutto l’Uttar Pradesh si sono presentati ai colloqui oltre due milioni di persone, rispondendo a criteri di selezione basilari: tra i 18 e i 35 anni, istruzione minima class 8, equivalente alla nostra terza media.

Escludendo la maggioranza dei candidati, provenienti dalle classi indigenti e poco istruite che in uno stato «povero» come l’Uttar Pradesh non scarseggiano, gli esaminatori intervistati dal quotidiano indiano si sono stupiti del fatto che molti aspiranti spazzini non solo arrivassero da altre zone dell’India, implicitamente disposti a trasferirsi nell’India rurale per poco più di 200 euro al mese, ma molti fossero giovani istruiti, con master di primo livello in comunicazione, business e in materie scientifiche. Teoricamente, la gioventù indiana specializzata che dovrebbe trainare l’economia del paese facendo un salto di qualità rispetto alla condizione socioeconomica dei propri genitori, andando a ingrossare le fila della classe media.

Nonostante l’incremento record del Pil, precedentemente stimato intorno al 7,5 per cento e ora, post demonetizzazione, arrotondato al ribasso, la cavalcata dell’economia indiana si infrange sul problema sistemico della cosiddetta jobless growth, la crescita senza posti di lavoro.

In un’intervista di qualche anno fa, Gregory Randolph di Justjobs, spiegava: «Nel periodo 2000-2005, quando la crescita indiana si attestava tra l’8 e il 9 per cento, sono stati creati 60 milioni di posti di lavoro, in particolare nel settore dei servizi. Nel quinquennio successivo, quando l’India ha cominciato a rallentare, la cifra dei nuovi posti di lavoro è scesa drasticamente a due milioni. Troppo poco per sostenere una crescita sul lungo termine. Si chiama ‘jobless growth’ ed è un problema comune a molte economie mondiali, dagli Stati Uniti alla Spagna passando per l’Italia, un modello che, alla prova dei fatti, risulta insostenibile».

Un problema che l’amministrazione Modi ha ben chiaro e per il quale ha messo a punto un grande programma di formazione per milioni di giovani indiani, Skill India. Secondo gli obiettivi del governo, il programma dovrebbe aiutare chi entra nel mercato del lavoro attraverso una formazione ad hoc e mettendo in contatto la manodopera specializzata con aziende che vogliono assumere. Al momento il portale Skill India dice di aver formato oltre 5 milioni di lavoratori, di cui quasi la metà ha trovato un impiego.

Ma la situazione, a livello nazionale, è ancora molto preoccupante. Secondo un’analisi dei dati del ministero del lavoro indiano pubblicata da Firstpost, il 2016 ha registrato il record negativo di creazione di posti di lavoro in otto settori a manodopera intensiva dal 2009. Rispetto al 2015, anzi, ci sono 20mila posti di lavoro in meno.

Tornando al bando degli spazzini, uno dei candidati intervistati da Mishra ha dichiarato: «Mentre i college spuntano dappertutto come funghi, non ci sono posti di lavoro. Mio padre ha speso 500mila rupie per far studiare me e altre 500mila per far studiare mio fratello. Né io né lui siamo stati in grado di ripagarlo».

Anche per questo, tantissimi giovani tecnicamente formati (nonostante il livello della preparazione nei collegi di terza e quarta fascia lasci decisamente a desiderare), preferiscono scommettere su un futuro nella pubblica amministrazione, perseguendo il sogno del «posto fisso governativo» tipo della generazione precedente. E in Uttar Pradesh sono disposti a farlo entrando dalla porta di servizio, con un lavoro di spazzino a contratto, senza alcun benefit, senza pensione, senza malattia, senza tutele contrattuali che comprendano l’obbligo di un licenziamento «per giusta causa».

[Scritto per Eastonline]