Update 31 maggio 2011
Per il governo cinese le proteste che in Mongolia Interna vedono protagonisti studenti e allevatori sono fomentate da non meglio identificate forze straniere. Qualcuno fuori dalla Cina “sta tentando di usare gli incidenti per i propri fini”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Jiang Yu, “i loro piani non avranno successo”.
Da una parte Pechino ha teso la mano alle rimostranze dei mongoli, preoccupati per gli effetti dell’industria mineraria sull’ambiente e per la perdita della propria identità e cultura. “Il governo locale cercherà di coniugare sviluppo economico e protezione ambientale”, ha aggiunto Jiang, “Faremo di tutto per garantire la salvaguardia degli interessi di tutti i gruppi etnici”,
Di contro ha anche assicurato che i responsabili delle manifestazioni, che da due settimane chiedono giustizia per la morte di un allevatore trentacinquenne ucciso a Xilinhot da un camionista di etnia han, dovranno risponderne davanti alla legge. Contestualizzare quanto sta succedendo è la parola d’ordine dopo l’imposizione della legge marziale nella regione autonoma e le proteste che ancora ieri hanno portato in piazza un centinaio di manifestanti nel capoluogo provinciale Hohhot, presidiata dagli agenti in assetto antisommossa.
“I conflitti sociali sono in aumento in tutta la Cina e le minoranze non fanno eccezione”, ha scritto il quotidiano ‘Global Times’, voce in inglese del Partito comunista, "L’incidente di Xilinhot è simile ad altre sfide che il Paese deve affrontare. Occorre prestargli attenzione senza tuttavia farsi prendere dall’ansia”. L’editoriale non ha tuttavia risparmiato critiche al Southern Mongolia Human Rights Information Center, organizzazione statunitense che per prima ha dato notizia delle proteste, cui il giornale contesta la scarsa conoscenza della realtà locale.[Anche su NTNN]
Vedi anche:
– Cosa è successo in Mongolia (e sulle ultime esplosioni in Cina)