La Cina aveva definito carta straccia la sentenza dell’Aja che ha sancito la libertà di navigazione anche per altri paesi nel mar cinese del sud. E dopo la reazione a caldo, Pechino starebbe pensando di istituire una zona di identificazione aerea come già fatto nel 2013 sull’area del mar cinese orientale (e non riconosciuta dagli altri stati). Lo ha annunciato il ministro degli esteri cinesi.Partiamo da un dato: la sentenza dell’Aja ha finito per mettere in difficoltà un po’ tutti, tranne, forse, Filippine e Stati uniti. Non a caso l’Asean (Associazione delle nazioni del sud est asiatico di cui fanno parte dieci paesi, Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Birmania, Laos e Cambogia) è rimasta spaccata sulla questione delle contese territoriali nel Mar della Cina meridionale dopo la sentenza della Corte permanente di arbitrato dell’Aja favorevole alle Filippine.
Chiaramente la spaccatura dipende dalla natura delle relazione di alcuni dei paesi dell’associazione con la Cina: «Abbiamo rinunciato a esprimere una dichiarazione comune», ha spiegato una fonte dell’Associazione citata dall’agenzia giapponese Kyodo. Il Laos, presidente di turno, nei giorni scorsi ha informato gli altri paesi membri che non ci sarebbe stata una dichiarazione comune perché «non si riusciva a raggiungere il consenso necessario», ha precisato.
Sul fronte cinese, il clima è torrido non solo per l’estate. Oggi il Global Times non lesina certo le bordate contro la sentenza e riporta le novità di giornata. «La Cina ha il diritto di istituire una zona di identificazione difesa aerea (ADIZ) nel Mar Cinese Meridionale, a seconda della minaccia che affronta», secondo quanto affermato dal vice ministro degli Esteri Liu Zhenmin.
Il governo ha pubblicato un documento – un white paper – che invita le Filippine a risolvere la dispute territoriale-marittima con la Cina attraverso i negoziati. Il white paper, La Cina Aderisce alla Posizione di Assestamento Attraverso i Negoziati delle Controversie Pertinenti tra la Cina e le Filippine nel Mar Cinese Meridionale [China Adheres to the Position of Settling through Negotiations the Relevant Disputes Between China and the Philippines in the South China Sea] è stato rilasciato da parte dell’Ufficio Comunicazioni del Consiglio di Stato in una conferenza stampa il giorno dopo la sentenza dell’Aia.
«Se la nostra sicurezza è in pericolo, naturalmente, abbiamo il diritto di istituire una zona di identificazione» ha detto ai media Liu, aggiungendo che «Dipende nostro giudizio complessivo».
La Cina del resto ha già stabilito un ADIZ nel Mar Cinese Orientale alla fine del 2013, al culmine delle tensioni con il Giappone sulle isole contese Diaoyu: «Speriamo che gli altri paesi non colgano l’occasione per minacciare la Cina, e speriamo possano lavorare con la Cina per mantenere la pace e la stabilità del Mar Cinese Meridionale, e non trasformarlo in una fonte di guerra», ha detto.
Gli esperti hanno detto che stabilire un ADIZ sarà «una decisione molto difficile da fare in quanto sarà sicuramente contrastata da diversi paesi».
«Rispetto all’ADIZ nel Mar cinese orientale, che si rivolge principalmente al Giappone, un ADIZ nel Mar cinese meridionale coinvolgerà un gran numero di contendenti nella regione finendo per coinvolgere aspetti legali e diplomatici», ha spiegato al Global Times Zhao Xiaozhuo, un ricercatore del Center on China-US Defense Relations dell’Accademia delle Scienze Militari del Pla.
«Altre parti, compresi gli Stati Uniti, l’Australia, il Giappone e l’India, e persino Gran Bretagna e Francia, potrebbero sfidare la zona d’identificazione a causa dei loro interessi nella zona», ha detto.
Da Hainan Liu Feng, un esperto del Mar cinese meridionale, ha detto che se gli Stati Uniti invieranno più navi e aerei da guerra nel Mar cinese meridionale, è possibile che la Cina risponda con un ADIZ e altre misure difensive.
[Scritto per Eastonline]