Cina e Germania hanno un rapporto radicato nella storia. Oggi è una logica vincente per entrambi a dettare i termini del loro rapporto. Più tecnologia e know-how per la Cina e più mercato per Berlino. Una logica che fa della Germania il primo avvocato di Pechino in Europa sulla questione delle tariffe commerciali. Se si chiede a qualsiasi cinese che ne pensa della Germania, non potranno che arrivare commenti positivi. Auto, macchinari, serietà e perfino la birra.
Chi frequenta le lande cinesi, o è mai stato in un ristorante cinese, anche in Italia, avrà sicuramente bevuto la birra Tsingtao. Nella cittadina di Tsingtao infatti dal 1989 al 1922 c’erano i tedeschi che ottennero la zona dalla Manciuria.
Prima del recupero dell’area da parte dei cinesi gli ospiti europei, per bisogni propri, avevano cominciato a produrre birra, con impianti che i cinesi hanno mantenuto. Un esempio semplice che dice molte cose: Cina e Germania hanno una relazione particolare, coltivata negli anni, perfino nel periodo pre repubblicano e maoista.
Non stupisce dunque che Li Keqiang, nella sua visita in Germania, parli dei due paesi come un “dream team”. Si tratta di unire i puntini di collaborazione storica, non senza frizioni, come ad esempio quella relativa a presunte irregolarità nelle cinghie di trasmissione di molte Volkswagen, poi tolte dal mercato cinese.
Lo scambio tra i due paesi è di fatto all’interno di una logica win win sia per Germania sia per la Cina: tecnologia in cambio di mercato. Il mercato cinese, l’oggetto dei desideri di tutta Europa – e non solo, basti pensare alla recente visita di Li in India.
Quindi che succede? Il commercio bilaterale trai due paesi ammontava a quasi 150 miliardi di euro nel 2011 e la Germania rappresenta circa un terzo del totale degli scambi della Cina con le 27 nazioni dell’Unione Europea.
La Germania – da parte sua – produce i macchinari e le attrezzature di alta qualità di cui le aziende cinesi hanno bisogno per produrre i propri beni, molti dei quali per altro finiscono per tornare in Germania, nel mercato locale. La Cina è un mercato enorme per le auto di lusso tedesche e per macchinari all’avanguardia, mentre le esportazioni cinesi verso la Germania comprendono prodotti tessili, elettrodomestici e giocattoli.
Da un anno la Cina è diventata il più grande mercato per la BMW; per la Siemens e la Basf, l’azienda di punta della chimica tedesca, la Cina è il terzo mercato più grande. Proprio in nome di questi rapporti commerciali, speciali da sempre, la Germania, insieme ad altri governi europei, si è detta contraria al piano della Commissione europea di imporre dazi pesanti sulle importazioni dalla Cina di pannelli solari.
È stato il ministro dell’economia tedesco Philipp Roesler a dichiarare dopo i colloqui con il premier cinese, che non c’è “alcun bisogno di altre misure tariffarie”, ribadendo quanto sostenuto da Angela Merkel – in favore del libero scambio – durante il suo incontro con Li Keqiang domenica scorsa.
[Scritto per il Manifesto; foto credits: Getty]