Una legge antismog. È quanto vuole fare Pan Shiyi, noto palazzinaro pechinese e membro del congresso del popolo locale, dopo aver fatto un sondaggio tra i suoi “follower” (14 milioni) su Weibo. Il che ci dice almeno due cose: che l’aria della capitale è sempre più irrespirabile e che in Cina la democrazia si esercita in Rete. Pan – riporta l’agenzia Nuova Cina – ha dichiarato di voler proporre un “disegno di legge dell’aria pulita” al governo locale, dopo aver fatto un sondaggio online il cui 25mila persone (99 per cento del totale) hanno appoggiato la sua idea. Quasi una class action alla Beppe Grillo.
Intanto, il ministero della Protezione Ambientale ha riferito di immagini satellitari che alle 10 di martedì mostravano una nube di smog che copriva una superficie di 1,3 milioni di chilometri quadrati e che si estendeva per più di 10 comuni e province. Lo rivela il South China Morning Post, secondo cui “un grave inquinamento atmosferico è stato registrato in città del nord, come Pechino e Shijiazhuang, e in città del sud, come Wuhan e Chengdu”.
È la prima volta che il governo comunica dati del genere, anche se le immagini satellitari non sono state diffuse. Poco male: “Le immagini satellitari rilasciate dalla Nasa, l’agenzia spaziale statunitense, hanno attirato milioni di clic da parte di utenti internet cinesi”.
Sulle cause, nessuno ha le idee chiare. “Sono piuttosto misteriose – scrive Xinhua – anche se gli esperti continuano a citare le emissioni eccessive e le montagne intorno a Pechino, che d’inverno intrappolano l’inquinamento, a meno che non vi sia vento sufficiente per spazzarlo via”. Va detto che nessuno per ora propone si spianare le montagne.
“Alcuni critici puntano il dito contro le due principali compagnie petrolifere, China National Petroleum Corp e China Petrochemical Corporation – aggiunge l’agenzia ufficiale – sostenendo che le loro obsolete tecnologie producono grandi quantità di carburante di bassa qualità e altamente inquinante, che contiene cinque volte più di zolfo di quello prodotto negli Stati Uniti”.
Sta di fatto che martedì, a Pechino, il rilevamento ufficiale superava 400 punti, tre volte sopra le linee guida del sistema sanitario nazionale. Il dato peggiore era 454, rilevato nella zona del villaggio olimpico, dove le polveri sottili raggiungevano 421 microgrammi per metro cubo, quasi 17 volte il livello massimo accettabile secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In base al rilevamento dell’ambasciata degli Stati Uniti – che da tempo rilascia i dati sull’inquinamento della capitale – l’aria di Pechino era “pericolosa” a mezzogiorno (475) e addirittura “al di là di indice” alle 6 del mattino (517).
Oltre a gola e polmoni, ne soffre la visibilità. L’aggiornamento di mercoledì mattina del South China Morning Post riporta che circa una dozzina di voli nazionali tra Pechino e le principali città del nord sono stati annullati o ritardati, così come una quindicina di voli internazionali. Tra le destinazioni cancellate, Tokyo, Istanbul, Mosca, Kuala Lumpur, Chicago, Francoforte e Helsinki.
La nube tossica colpisce per cielo e per terra. Il ministero dei Trasporti ha comunicato che Pechino ha chiuso nove autostrade. Lo Hebei ne ha chiuse cinque, dato che la visibilità in alcune zone è scesa sotto i 50 metri, e nello Hubei “un’autostrada è stata chiusa dopo che tre auto si sono scontrate a Wuhan a causa della scarsa visibilità, uccidendo una persona e ferendone 15.”
La gente comincia a perdere le staffe. “I pechinesi hanno spostato le loro sessioni di brainstorming nel cyberspazio – scrive l’agenzia Nuova Cina -. Se la proposta di Pan di una legge dell’aria pulita sarà adottata, i netizen dicono che dovrebbe prevedere ‘giornate senz’auto’, standard più elevati per i carburanti, severe restrizioni sulle emissioni dei gas industriali e dei gas di scarico, e più efficaci protezioni per il pubblico”.
Scuole e asili dovrebbero chiudere nei giorni di smog – aggiunge qualcuno – mentre una protezione adeguata dovrebbe essere data a coloro che lavorano all’aperto, come la polizia stradale. “Nessuno dei poliziotti che ho visto per strada indossavano una maschera”, scrive un utente su Weibo. “Hanno detto che non gli è stato dato il permesso”.
La nuova vocazione “verde” del ceto medio cinese non si ferma qui. “La legge sull’aria pulita dovrebbe iniziare con il divieto di andare in macchina”, ha detto Wang Lifen, ex giornalista della Tv di Stato e prolifica microblogger. “Tutti – alti funzionari e VIP inclusi – dovrebbero prendere autobus e metropolitane invece delle auto private”. La signora Wang racconta che lei va in ufficio a piedi tutti i giorni e non avrebbe nessun problema a girare per Pechino in autobus o in bicicletta.
Dove può arrivare l’idea di Pan Shiyi? Secondo Xinhua c’è un illustre precedente storico: “Nel mese di dicembre 1952, cinque giorni di fitta nebbia causarono migliaia di morti di bronchite, asma e polmonite in Gran Bretagna, spingendo il governo a varare nel 1956 il primo Clean Air Act, che introdusse zone senza fumo e carburanti più puliti per ridurre l’inquinamento”.
Dopo il vino, aspettiamoci che l’aria pulita per legge sia il prossimo grande trend che arriva da Occidente.
[scritto per Lettera43; foto credits: nicholasmirzoeff.com ]