La Grande Muraglia, a scomparsa

In by Simone

Nella provincia dello Hebei, a soli 140 chilometri a sudovest di Pechino, la Grande Muraglia sta crollando. Manca il personale per effettuare i controlli e c’è un vuoto legislativo che impedisce ai funzionari di procedere legalmente contro le attività minerarie clandestine che ne minano le fondamenta.

Succede nella provincia dello Hebei, 140 chilometri a sud-ovest della capitale, Pechino.

Non si tratta della sezione che orde di turisti sono abituati a visitare, quella di Badaling, rifatta e poi preservata nella più artificiale delle ricostruzioni business-oriented. Qui siamo nella contea di Laiyuan, prefettura di Baoding, un’area ricca di nickel, molibdeno e rame, dove gli scavi illegali stanno mandando in rovina un tratto di Muraglia costruito in epoca Ming (1368-1644), lungo ben 150 chilometri, che fa parte delle decine di spezzoni sparsi per il nordest della Cina. Secondo i dati del governo locale, ben l’80 per cento del monumento simbolo della civiltà cinese sarebbe danneggiato in quest’area.

Nel preservare i tratti della Grande Muraglia nascosta (o abbandonata, a seconda dei punti di vista), i governi locali devono fare i conti con il fatto che la maggior parte degli abitanti ne ignorano l’esistenza. Nel 2010, il governo della repubblica autonoma della Mongolia Interna decise di mappare tutti i tratti perché, secondo un’indagine, gli abitanti ne approfittavano per fare i muretti divisori dei campi.

Nella contea di Laiyuan la faccenda si aggrava per l’utilizzo di esplosivi nelle attività minerarie e per la difficoltà a identificare gli abusivi che vi si dedicano. Non è solo la Grande Muraglia a essere in pericolo, in quest’area. Il Quotidiano del Popolo dà notizia di interi fianchi di montagna che crollano. Dietro, c’è il business delle materie prime, che nella "fabbrica del mondo" è ancora più redditizio che altrove.

"Non abbiamo idea di quante compagnie stiano svolgendo attività minerarie lungo la Grande Muraglia nascosta", ha dichiarato al giornale Guo Jianyong, un ingegnere che si occupa di protezione del patrimonio culturale. Manca il personale per effettuare i controlli e – così afferma Guo – c’è anche un vuoto legislativo che impedisce ai funzionari di procedere legalmente contro le attività minerarie clandestine.

Ma il problema non è solo l’assenza di leggi. Interi villaggi basano ormai la propria economia sull’attività mineraria illegale. Nell’agosto del 2010, China Daily riportava notizia di un’inchiesta condotta in una di queste comunità, dove il locale gestore di uno spaccio era stato picchiato da alcuni minatori insoddisfatti per i prezzi dei prodotti che commercializzava. Le indagini si erano chiuse con un nulla di fatto perché nessuno aveva voluto parlare con la polizia.

Dietro queste attività fa capolino come sempre l’ipotesi della corruzione. Secondo Guo, sono necessarie più risorse per proteggere la Muraglia nascosta. E soprattutto – aggiunge – le agenzie che si occupano di tutela del patrimonio culturale devono essere informate su quante e quali attività minerarie si effettuano sul territorio.

* Gabriele Battaglia è fondamentalmente interessato a quattro cose: i viaggi, l’Oriente, la Rivoluzione e il Milan. Fare il reporter è il miglior modo per tenere insieme le prime tre, per la quarta si può sempre tornare a Milano ogni due settimane. Lavora nella redazione di Peace Reporter / E-il mensile finché lo sopportano.