Un paio di spanne sopra la sua testa e qualche metro sotto le sue zampe. Guardandosi intorno alla costante ricerca di nuove fonti in grado di soddisfare la sua crescente fame di energia, il Dragone cinese non ha dovuto cercare lontano per trovare il nutrimento di cui ha bisogno.
Semplicemente puntando sul vento e sul calore geotermico, nei prossimi quattro anni la Cina potrà ottenere elettricità in quantità tale da coprire il 17 per cento della sua domanda complessiva, compiendo rapidi passi avanti in direzione della svolta verde decisa dal nuovo piano quinquennale adottato a marzo.
A rivelare il dato sono gli ultimi studi dei ministeri dell’Ambiente e di quello della terra e delle risorse, che da qui al 2015 prevedono rispettivamente un incremento del 15 per cento della capacità installata per l’eolico e dell’1,7 per cento per la geotermia. Mente fresca e piedi caldi. Uno dei più antichi adagi della medicina tradizionale cinese si presta bene a descrivere i piani di sviluppo per le rinnovabili che il Paese della Grande Muraglia porterà avanti nel prossimo lustro. Eolico e geotermia occuperanno infatti un posto importante nella sua strategia per ridurre la propria dipendenza dal carbone, dal petrolio e dalle altre fonti tradizionali.
A confermarlo sono studi e analisi condotte da enti e organizzazioni internazionali, che dimostrano come le previsioni di crescita del governo di Pechino sull’impiego delle fonti alternative non siano semplici illusioni. Secondo il Global Wind Energy Council, ad esempio, da qui al 2015 la Cina aumenterà di 20 circa gigawatt l’anno la propria potenza eolica installata, superando abbondantemente l’obiettivo di 90 gigawatt di capacità aggiuntiva previsti dal piano quinquennale 2011-2015. Certo, non tutti i problemi di cui soffre il settore sono stati risolti. Come ha sottolineato Qin Haiyan, segretario generale della Chinese Wind Energy Association, si deve considerare che «la capacità installata comprende anche le turbine che sono state allacciate alla rete ma per le quali non è stata ancora completata la procedura di messa in servizio e di autorizzazione».
Un iter che in Cina può richiedere anche anni. Gli esperti, comunque, si dicono certi che anche questo ostacolo dovrebbe essere superato in tempi brevi grazie all’adozione di procedure burocratiche più snelle. Per quanto riguarda la geotermia, i dati del ministero della Terra e delle risorse indicano che entro il 2015 il calore proveniente dal sottosuolo sarà in grado di generare una quantità di energia equivalente a quella prodotta da 70 milioni di tonnellate di carbone, con una riduzione di 180 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica.
«Vogliamo spingere l’uso delle risorse geotermiche negli hotel, nelle scuole, negli ospedali, nei centri per i congressi e per le esposizioni, negli uffici e nelle altre strutture pubbliche», ha annunciato Sun Baocheng, direttore dell’Istituto di progettazione e indagine geotermica per lo sviluppo di Tianjin, città all’avanguardia nel settore. «In un anno di utilizzo», ha proseguito Sun, «il costo per il riscaldamento sarà di soli 28 yuan (poco meno di 3 euro, ndr) al metro quadro, quasi la metà rispetto al carbone e ai condizionatori d’aria. Anche se i costi iniziali sono elevati, con il tempo si ammortizzano e si ottiene un consistente risparmio.
A Tianjin abbiamo già più di cento edifici pubblici che adoperano questa tecnologia». Il vice direttore dell’Ufficio di geologia del ministero cinese della Terra e delle risorse, la signora Chen Xiaoning, ha spiegato che a partire da quest’anno il governo metterà a disposizione oltre 100 milioni di yuan (circa 10 milioni di euro) per avviare in 29 capoluoghi indagini sull’energia geotermica, come parte del progetto per aumentare e promuovere l’uso della risorse in tutto il Paese.