Un nuovo Mao?

In by Simone

Il sogno cinese, la linea di massa, le campagne anticorruzione. Sono in molti a pensare che Xi Jinping si rifaccia a Mao Zedong per mascherare un vuoto ideologico nel Partito. Ma forse la verità è che sta cercando, come ogni altro leader prima di lui, di costruirsi una base di potere.
Non denigrare e non criticare eccessivamente il periodo maoista, per non rischiare di vedere distrutto il Partito comunista. Pare sia stato questo l’aspetto più importante del discorso che Xi Jinping, attuale segretario del Pcc, presidente della Cina e capo dell’esercito, avrebbe fatto nel corso di una riunione del Comitato Centrale del Partito lo scorso 22 giugno. Non si tratta dell’unico dato che ha spinto molti osservatori a definire Xi Jinping come il nuovo Mao Zedong. Se infatti ci eravamo abituati ad un Partito che prendeva le decisioni in modo collegiale, pare che Xi abbia definitivamente spinto verso una centralizzazione. Il suo «sogno cinese» si tinge quindi della centralità della sua figura: nella riunione del Comitato Centrale Xi Jinping ha redarguito tutti i funzionari di Partito circa la necessità di educare le masse – altro riferimento maoista – e circa la disciplina e la fedeltà al Partito, da dimostrare attraverso una condotta ineccepibile dal punto di vista morale. Una stretta alla corruzione dilagante che potrebbe portare a nuove epurazioni e a un rafforzamento di Xi, sempre più considerato Il Nuovo Timoniere.

Secondo il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, la campagna anti corruzione lanciata di Xi Jinping, ricorderebbe i «metodi» di Mao Zedong. Il quotidiano dell’ex colonia britannica, molto vicino a quanto accade nel cuore politico cinese, ha riportato anche le parole del professore Zhang Ming, dell’Università del Popolo di Pechino, secondo il quale «i riferimenti a Mao denotano un vuoto ideologico nella Cina odierna». Chi non ha dubbi circa le somiglianze tra le pratiche di Xi e quelle di Mao è He Qinglian, economista da sempre critica verso Pechino, che in un articolo in cinese pubblicato sul sito di Voice Of America Asia, ha definito Xi Jinping «il guardiano del regime rosso». Echi del dibattito sono affiorati anche sulla stampa internazionale; il Financial Times ha scritto che «il kit propagandistico di Mao potrebbe essere utile a Xi Jinping, dato che si trova di fronte un Partito molto frammentato».

Zhang Yi, osservatore della politica cinese e giornalista di Hong Kong, commenta: «pur essendoci alcune somiglianze, come il lancio di campagne di «istruzioni di massa», mi sembra di poter affermare che Xi, anziché cercare di essere il nuovo Mao, stia costruendo invece la sua base di potere, come prima di lui ha fatto ogni leader cinese. Tra Xi Jinping e Mao ci sono alcune differenze importanti, a partire dal loro background e dal modo attraverso il quale sono arrivati al potere. Basti pensare che nel 2006 Xi Jinping era semplicemente il segretario del partito della provincia dello Zhejiang, quando all’improvviso divenne capo del Partito di Shanghai. Invece a Mao ci sono voluti circa quindici anni di attività costante per diventare il leader del Partito Comunista negli anni ’40».

[Scritto per Panorama; foto credits: www.ekantipur.com]