Pena di morte per il novello Li Gang

In by Simone

Update del 22 aprile: Ministry of Tofu riporta che stamattina all 10:30 la Corte del Popolo Intermedia ha condannato Yao Jiaxin alla pena capitale, più 45.498,5 rmb di risarcimento per la famiglia di Zhang Miao, uccisa a coltellate dal 21enne il 20 ottobre del 2010.

Di seguito l’articolo relativo al suo caso e al suo processo.

[In collaborazione con AGICHINA24]Non c’è stato il tempo di metabolizzare il caso Li Gang che a distanza di pochi mesi un altro omicidio ha scosso la rete cinese, di nuovo in prima fila contrapposta alla vulgata governativa.

Yao Jiaxin, 21 anni, lo scorso 20 ottobre investe con la sua auto Zhang Miao, una contadina dello Shanxi. Dopo l’impatto, scendendo dall’auto, Yao nota che la signora Zhang, ancora viva nonostante il forte impatto, sta annotando il suo numero di targa, e ha una reazione violenta: si scaglia contro la contadina, finendola con sette coltellate prima di scappare lontano dalla scena del crimine. Solo due giorni dopo, Yao si consegnerà alla polizia, dichiarando di aver ucciso Zhang Miao per evitare che i contadini “lo infastidissero”.

Chiarita la dinamica del caso, pareva ovvio che lo scatto d’ira di Yao Jiaxin e la sua scarsa considerazione per la vita di un contadino, in una Cina molto propensa a punire esemplarmente casi di particolare violenza, avrebbero significato pena di morte assicurata. Ma ancora una volta, come nel caso Li Gang (questo articolo), la CCTV si è esibita in una campagna di solidarietà verso l’omicida. Yao, intervistato in esclusiva, racconta del suo dramma personale, della parabola che lo ha portato a diventare da ligio studente di pianoforte presso il Conservatorio di Xi’an a violento omicida, implorando infine il perdono da parte della famiglia di Zhang, che lascia un marito ed un figlio di due anni. Come se non bastasse, ad avvallare la tesi del pentimento ed instillare sentimenti comprensivi nei telespettatori, a commento dell’intervista viene data la parola ad una docente di psicologia criminale della Chinese People’s Public Security University, la signora Li Jiujin.

Basandosi sulla tecnica delle coltellate inferte e sul passato del giovane Yao, la signora Li traccia il profilo di un ragazzo costretto dai genitori ad imparare a suonare il pianoforte, così che la rabbia e la ferocia delle sette coltellate possano avere origine dal dolore e dall’infelicità delle ore passate forzatamente davanti al piano: “In psicologia esiste un concetto chiamato comportamento compulsivo. Quando Yao ha affondato il coltello nel corpo della ragazza, penso stesse semplicemente ripetendo le movenze che usava fare quando infelice, addolorato e con un senso di ingiustizia verso la realtà, passava le ore davanti al pianoforte”. In mancanza di spiegazioni più plausibili – ad esempio, come mai un ragazzo per bene del Conservatorio di Xi’an viaggia in auto con un coltello da 15 cm? – ed offesi dall’ennesima pantomima architettata dalla CCTV, la pancia del paese si è riversata sui social network contestando sia la ricostruzione psicologica della signora Li, sia la mancanza di equilibrio del programma, che non ha ritenuto opportuno portare la testimonianza dei parenti della vittima.

Ai netizen bastano poche ore sui motori di ricerca online per scoprire qualcosa di più sul passato di Yao, risalendo alla professione del padre: ufficiale dell’esercito popolare di liberazione. Con diversi interpreti e scenografia si ripete quindi il copione del caso Li Gang, con un figlio privilegiato contrapposto alla morte di un contadino, andando a riaprire la ferita di una forbice sociale che in Cina ogni anno aumenta il divario tra le classi sociali non solo in termini economici, ma soprattutto in termini sociali, legali e di tutela di fronte ai soprusi. Al processo, apertosi poche settimane fa, in via del tutto eccezionale sono state aperte le porte del tribunale a 400 studenti: data la sensibilità pubblica del caso – ha spiegato la Corte – si è preferito chiedere l’opinione personale ad un campione della società cinese.

La maggioranza degli studenti, provenendo casualmente dallo stesso istituto dell’imputato Yao, si sarebbe espressa contro la pena di morte, manifestando una posizione che stride fortemente con un sondaggio online promosso da Yahoo China, dove la stragrande maggioranza dei votanti ha cliccato su “Pena di morte immediata”. I legali della famiglia di Zhang Miao, che li difendono gratuitamente, si dicono molto scettici sull’esito finale del processo: con ogni probabilità, a discapito dell’evidenza del reato, a Yao sarà comminata una pena di massimo 10 anni di carcere per omicidio colposo. Il marito di Zhang però non sembra volersi dare per vinto.

Avendo già rifiutato l’offerta di patteggiamento extra-giudiziaria di trentamila yuan pervenuta dalla famiglia Yao, tramite il suo legale ha chiarito: “Finché Yao Jiaxin non sarà condannato a morte, noi ci rifiuteremo di prendere anche un solo centesimo di risarcimento”.

[Pubblicato su AGICHINA24 l’8 aprile 2011 © Riproduzione riservata]

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