Un libro al giorno… Mettere radici

In by Simone

Siamo in piena Rivoluzione culturale. Mettere radici (18 €) è ambientato nella Cina del ’69. Tao, rinomato scrittore e quadro del Partito, viene mandato al confino con la famiglia in un remoto villaggio dell’interno per essere "rieducato". China Files ve ne regala un estratto (per gentile concessione della casa editrice O barra O).
Il taccuino, ben più che un semplice compendio di informazioni fisiche sui campi della squadra, mostra come Tao analizzasse la situazione e quali fossero i suoi progetti. In effetti, lui ne aveva tre di taccuini: uno era un diario in cui annotava i principali eventi relativi alla coltivazione, mentre il secondo era un diario per l’allevamento autunnale del baco da seta condotto dalla squadra. L’ultimo era un registro di tutte le famiglie del villaggio: nomi, caratteristiche personali, situazione economica, stato di salute e relazioni familiari.

Gli altri Tao conoscevano i campi su entrambi i lati della strada. Ma solo Tao sapeva dire il nome proprio o qualunque soprannome di ogni pezzo di terreno coltivato appartenente alla loro squadra – una conquista per cui s’illuminava d’orgoglio. La Squadra numero 1 di Sanyu era povera e contava circa duecento persone in totale.

L’anno in cui erano arrivati i Tao, la produzione di grano aveva superato a malapena la tacca delle quaranta tonnellate. Dopo che tutti avevano ricevuto la loro razione annuale di centottanta chili, restava all’incirca solo un paio di tonnellate di surplus da vendere allo Stato. Un surplus di grano modesto significava che non potevano mettere molto da parte e avevano ben poco da investire in materiali per l’agricoltura in modo da accrescere la produzione. era un circolo vizioso. Il grandioso progetto di Tao iniziò con l’aumento della produzione di grano: cinque tonnellate nel primo anno, dieci nel secondo e quindici nel terzo, così che al terzo anno la produzione totale raggiungesse le sessantacinque tonnellate.

Questa cifra era al di là dei sogni più smodati dei membri della squadra. eppure, il primo anno incrementarono per davvero la produzione fino a quarantacinque tonnellate. Sulla base di quell’aumento, osarono immaginare di raggiungere l’obiettivo prefissato. Ma, naturalmente, era ancora solo un sogno. Il piano di Tao prevedeva che, una volta ottenuta una produzione di grano di sessantacinque tonnellate, avrebbero investito nell’acquisto di un trattore il denaro ricavato dalla vendita del surplus, accresciuto dai guadagni di attività collaterali che potevano sviluppare (come l’allevamento dei bachi da seta e la produzione di vermicelli di farina di fagioli), oltre che da un contributo della sua famiglia.

Nei progetti di Tao, bisogna ammetterlo, c’era un elemento egoistico. Quando fosse cresciuto, il giovane Tao avrebbe potuto imparare a guidare il trattore, e fare il conducente di trattore sarebbe stato molto meglio che lavorare nei campi. Poiché i trattori erano costosi e i Tao avrebbero dovuto dare un contributo, non sarebbe stato difficile procurare al giovane Tao un posto tra i conducenti. I paesani non si rendevano ancora conto dei vantaggi e della posizione offerti da un trattore; immaginavano soltanto la macchina rumorosa parcheggiata sull’aia del villaggio e poi in marcia ruggente verso i campi.

Ciononostante, il pensiero era quanto mai eccitante, e cominciarono a nutrire una fiducia crescente nei confronti di Tao. Yu, il direttore della squadra, si appoggiava largamente a Tao e discuteva tutto con lui. Alla fine gli affidò quasi per intero il lavoro della squadra, così che Tao ne divenne il direttore di fatto. Quando Yu gli suggerì di subentrare ufficialmente nella sua posizione, tuttavia, Tao declinò modestamente la proposta: «Siamo venuti per essere rieducati, per imparare da voi poveri contadini. Farò quanto posso per la squadra, ma come consulente. Lei dovrebbe rimanere come direttore!».

“Mettere radici” a Sanyu, tuttavia, comportava qualcosa di più. era lì che il giovane Tao avrebbe dovuto sposarsi e avere dei figli. Nonno e Nonna Tao, lo stesso Tao e Su Qun sarebbero dovuti morire ed essere seppelliti lì. Il cimitero all’estremità occidentale del villaggio avrebbe avuto una tomba di famiglia, e i Tao di Sanyu si sarebbero riuniti per la festa di Qingming per pulirla e spargere lacrime filiali. e, in effetti, l’opportunità per il primo di questi passi arrivò di lì a poco.

Un giorno il direttore della squadra Yu venne alla casa dei Tao per conto del vicesegretario del partito, un altro Yu, per appurare se Tao avrebbe avuto piacere di fidanzare il figlio alla sua figlia di otto anni. L’accettazione da parte di Tao avrebbe consentito, non solo di mettere radici, ma anche di innalzare Tao alla condizione di onorato parente del segretario del partito, con una solida garanzia per la sistemazione della famiglia a Sanyu. Ma quando si venne al punto, i Tao non riuscirono a decidersi. I fidanzamenti tra bambini erano comuni a Sanyu, ma inorridivano i Tao nati a Nanchino.

Per di più, una volta convenuto il fidanzamento, non ci sarebbe stato modo di tornare indietro per quanto concerneva sia l’accordo, sia il radicamento nel villaggio. Tao soppesò la questione dentro di sé e ne discusse con la famiglia, fino a che declinò con tatto l’offerta. «Il giovane Tao è ancora un bambino» disse a Yu. «Ancora non sappiamo se combinerà qualcosa di buono, e non vogliamo deludere la figlia del segretario del partito. Dovremmo riparlarne tra qualche anno, e il giovane Tao dovrebbe guadagnarsi una simile felicità con i suoi sforzi.»

La faccenda del fidanzamento provocò a Tao una certa ansietà. La sua risposta, formulata con grande delicatezza e circospezione, gli concesse uno spazio di manovra, ma esisteva anche il rischio di offendere il segretario del partito. e l’offesa, naturalmente, ci fu. «Dovremo semplicemente rimediare da qualche altra parte» pensò Tao. e si gettò con ancora più dedizione nel lavoro per lo sviluppo del villaggio.

Tao lavorava nei campi con gli altri uomini, arando, scavando fossati, raccogliendo il riso e il grano, oltre che dragando le vie d’acqua in inverno. Stringendo il suo badile di legno, infilava alti stivali di gomma, usciva a guado nel fango che gelava le ossa e gettava una palata dopo l’altra di melma nera come l’inchiostro fino in cima al mucchio. Se passava un familiare, lui si limitava a un semplice “ciao”.

Su Qun, al contempo, continuava i suoi giri serali per le case dei paesani, curando le loro malattie. Nonno Tao riceveva i visitatori e distribuiva sigarette. Il giovane Tao andava a scuola, si alzava presto e tornava tardi. Nonna Tao si prendeva cura della casa e cucinava i pasti. Dopo un anno in campagna, questo era, più o meno, l’andamento della loro vita.

*Han Dong (1961) laureato in Filosofia all’Università dello Shandong, insegna in varie facoltà dello Xi’an e a Nanchino. Attualmente è uno dei maggiori poeti dell’avanguardia letteraria cinese, nonché influente saggista.