Il bus si è fermato (15,00 €) descrive un’umanità bizzarra e vitale. Storie che compongono il mosaico reale e suggestivo di una terra che ci è concesso conoscere quasi fosse la prima volta. China Files ve ne regala un estratto (per gentile concessione della casa editrice Nova Delphi). Questa è una città che conosce gli appartamenti, anche se non ci si è abituata. Non è Delhi o Bombay, con quei condomini composti di appartamenti su tanti piani, isolate scatole d’intimità dalle pareti di cartone. Questa non è una città che ha scelto cosa rivelare e cosa occultare, cosa rinchiudere e cosa esibire. Ma non è nemmeno Gaya o Phansa. Conosce i piani e gli appartamenti e i muri che li separano, conosce i rituali urbani dell’intimità.
Questa è Patna: più piccola di una città, più grande di un villaggio. Qui ci sono muri a dividere case e appartamenti, muri oltre i quali non sempre è possibile sbirciare, muri dai quali non puoi affacciarti a salutare un tuo cugino di terzo grado. Ma qui i muri sono ancora sottili. Si allungano come le membrane delle tue orecchie, fragili, percepiti più che visti. E, molto spesso, restano nascosti nei profon di recessi del tuo essere. Qui i muri sono membrane attraverso le quali una segretezza impenetrabile impregna molte cose chepossono essere solo sentite, non viste. È questo che a volte ti fa credere di aver sentito tutto ciò che c’era da sentire.
Ecco perché te ne stai seduto nel tuo appartamento al terzo piano del condominio Kanchenjunga con la TV accesa e con l’audio spento. Un piccolo simbolo in un angolo del tuo schermo Philips testimonia questo guardare che non è sentire: l’immagine di una specie di trombetta barrata. D’altra parte, quello che tu senti non ha bisogno di essere visto. Non hai bisogno di vedere l’uomo che sale le scale. I suoi passi pesanti, gli intervalli regolari, la pausa breve, simile a un sospiro, ogni quattro o cinque scalini. Tu sai che questi passi continueranno fino all’appartamento che è proprio sopra al tuo: sono i passi del signor Sharma.
Nessuno nel palazzo sa come si chiama di nome. È il signor Sharma, impiegato di basso livello di un qualche ufficio governativo della città. Nessuno sa bene quale ufficio: non è uno di quegli uffici che conviene conoscere. Non è l’ufficio della Compagnia Elettrica o il PWD. Ecco perché nessuno conosce il nome del signor Sharma. Ecco perché il signor Sharma porta un cappotto logoro e perché è seriamente preoccupato per il matrimonio delle sue tre figlie.
Senti il suo passo pesante che arriva davanti alla tua porta. Fa una pausa e appoggia in terra qualcosa di frusciante, lo solleva di nuovo e ricomincia a salire. Tu sai che si tratta di una busta di frutta e verdura avvizzita, acquistata lungo la strada dopo una lunga trattativa, comprata di proposito alla fine della giornata quando il venditore è disposto a venderla per poco.
Sopra, nell’appartamento del signor Sharma, si avverte uno scalpiccio seguito da un lieve suono metallico. La signora Sharma ha cominciato ad affaccendarsi nella piccola cucina annerita dalla fuliggine, con l’unica finestra chiusa da sbarre e da una zanzariera. Si ode la voce di una ragazza che ripete alcune frasi in inglese. È la figlia minore degli Sharma, quella che si prepara alla prima delle tre immersioni di rito nel fiume sacro degli esami del Civil Service. La figlia maggiore ha completato le sue tre immersioni, ha superato per due volte le prove preliminari ma non è andata oltre e si è chiusa in un silenzio scontroso che sarà presto rotto, se si deve credere alla signora Sharma, dalla musica gaudiosa del suo matrimonio con un giovane del “gavernmint serbice.”
La figlia di mezzo sta per dare l’esame per la terza volta, ma non ha già più l’energia per ripetere la lezione a voce alta. Le prime due volte non ha superato nemmeno le preliminari. Il suo studio silenzioso è intervallato, più o meno una volta ogni ora, da strilli lamentosi che chiedono alla madre di intervenire e far tacere la sorella più piccola: Mi dà noia, si lamenta. La madre risponde: Allora vai nell’altra stanza. Non è che ci siano poi tutte queste stanze in cui andare, nel loro appartamento. Non è un appartamento di lusso come quello in cui sei seduto tu o come quello della signora Prasad.
Tutti i suoni cesseranno per un momento quando il signor Sharma suonerà il campanello. Poi la cadenza riprenderà, ma in una tonalità minore. Solo i rumori della signora Sharma saliranno di volume: lo sfrigolio e i suoni metallici della cucina aumenteranno, e le due figlie più grandi si uniranno alla madre per cucinare il pasto serale. La figlia più piccola resterà in camera a recitare la sua lezione, ora sottovoce, circondata da guide turistiche in edizione economica e fascicoli con le soluzioni dei test sparsi dappertutto.
Conosci la cadenza delle loro vite, compreso il rito trimestrale degli attacchi di angina del signor Sharma. Questi sono caratterizzati da un silenzio cui segue l’affanno di piedi in ciabatte che corrono giù per le scale. Una delle figlie, di solito la maggiore, bussa alla tua porta o suona il campanello dell’apparta mento della signora Prasad, accanto al tuo: Papà ha avuto un attacco, ansima, possiamo usare il telefono, kar saktey hain, per favore? Il dottore viene chiamato. Passa un’ora, colmata dai rari lamenti del signor Sharma e da un assoluto silenzio nel loro appartamento. A volte, quando fuori c’è caldo e silenzio, riesci a sentire il delicato flap-flap della signora Sharma o di una delle figlie che sventolano il malato con un ventaglio di foglie di palma.
Senti i passi di un nuovo paio di piedi che salgono le scale, incisivi, giovani, ben calzati e, chissà come, la figlia maggiore anticipa l’arrivo del dottore e va a riceverlo due piani più giù. Il dottore viene fatto entrare e torna a uscire in un quarto d’ora, dopo un mormorio di voci maschili punteggiate da qualche interiezione preoccupata della signora Sharma. Questa volta è la signora Sharma ad accompagnarlo sul pianerottolo, profondendosi in ringraziamenti, insistendo perché una delle figlie gli porti la valigetta degli strumenti fino alla Fiat giù di sotto. La gratitudine della signora Sharma è sincera e cieca di fronte al fatto che ha appena pagato al dottore un sostanzioso onorario. Il dottore si allontana con parole rassicuranti e frasi come “niente di serio, solo un giorno o due di riposo” e “attacco di gastrite.”
Chottu, il ragazzino di tredici o quattordici anni che lavora a servizio dalla signora Prasad, sale a informarsi. Porta le notizie giù al tuo piano, da dove di solito vengono fatte passare ai piani inferiori. Un analogo servizio di trasmissione porta le notizie su verso gli appartamenti più alti, al sesto piano. Però Chottu non è il più veloce dei corrieri; sfrutta questa opportunità per fermarsi ai pianerottoli, a spettegolare con servi, donne e bambini.
*Tabish Khair è tra i più originali e affascinanti autori indiani in lingua inglese dei nostri giorni. Nato nel 1966 nello stato di Bihar, nell’India nord-orientale, Khair insegna attualmente all’università di Aarhus in Danimarca. Collabora con importanti testate giornalistiche quali il “Times of India”, “Hindu” e il “Guardian”. Tra le sue opere, Where parallel lines meet (Penguin, 2000), definita dalla stampa specialistica “una delle più importanti raccolte degli ultimi anni di un autore indiano in lingua inglese”, i saggi Babu Fictions (Oxford UP., 2001) e The Gothic, Postcolonialism and Otherness: Ghosts from Elsewhere (Palgrave, 2009) e il romanzo Filming: A love story (Picador, 2007), che ha riscosso grandi successi di critica e pubblico.