Un libro al giorno… Beijing Story

In by Simone

Beijing Story (16 €; ebook 4,49 €) è il romanzo proibito e pruriginoso di passioni erotiche più o meno omosessuali e più o meno clandestine. L’autore del libro, che in patria ha avuto diffusione solamente online, è rimasto anonimo. China Files ve ne regala un estratto (per gentile concessione della casa editrice Nottetempo)
In Cina ero il figlio di un alto funzionario, ma non il tipo di ragazzo viziato e fannullone. Alla fine della scuola superiore, ottenni di essere ammesso alla facoltà di Lettere presso un’importante università e già al secondo anno aprii, insieme ad alcuni amici dalla reputazione discutibile, una ditta di medie dimensioni. Dopo la laurea, riuscii ad assicurarmi un prestito consistente e a mettere su una mia impresa commerciale, trattando qualsiasi cosa potesse farmi guadagnare dei soldi, in particolare facendo affari con i paesi dell’Europa dell’Est, che in quel periodo in Cina andavano per la maggiore.

Nel giro di cinque anni, grazie alle conoscenze di mio padre, e un po’ anche alle mie capacità, ero a capo di un’azienda con un giro di affari di diversi milioni di yuan. Avevo solo ventisette anni. Per come ero a quel tempo, non avevo mai pensato al matrimonio. Non avevo nemmeno un partner sessuale fisso – dico “partner sessuale” perché il termine comprende sia femmine sia maschi. Appena arrivato all’università avevo cominciato con le ragazze, e mi ricordo ancora molto chiaramente della prima che mi sono portato a letto. […]

Fu solo un anno dopo, quando ormai mi ero fatto una discreta esperienza, che mi resi conto di non essere stato affatto il primo per lei, e forse neanche il terzo o il quarto. Da allora cambiai innamorata in continuazione: a quel punto, trovare una donna non era piú un problema. Il problema semmai era sbarazzarmene. In cuor mio nutrivo un certo disgusto per queste ragazze, che mi tormentavano con i loro giuramenti di fedeltà eterna o le loro dichiarazioni di non voler sposare nessun altro, al punto che per un certo periodo, alla sola vista di una fanciulla, mi venivano i sudori freddi.

Fu allora che un tale, amico di certi miei amici, mi presentò un ragazzo, un cantante di cabaret, e per me cominciò un nuovo tipo di divertimento. Fu il primo con cui ebbi una relazione. È passato cosí tanto tempo che per quanti sforzi faccia non riesco a ricordarne il nome. Per mi pare ancora di vederlo: carnagione chiara, piuttosto bello. Mi avevano detto che aveva passato i vent’anni, quindi piú grande di me, ma ne dimostrava diciotto o diciannove. L’unico suo difetto erano i brufoli da adolescente che qui e là gli segnavano il volto.

Lo incontrai nel cabaret in cui si esibiva e chiesi due volte le sue canzoni. Era molto loquace, eppure un po’ timido. Alla fine della serata andammo a casa sua. Per strada non smise un attimo di chiacchierare di questo e di quello, ed ebbi la sensazione che fosse lui a condurre il gioco. Mi sembrava molto vigile, continuamente concentrato a controllare le mie reazioni. Il posto non era brutto: un bilocale ben arredato e ordinatissimo, che per contrasto mi fece venire in mente il lurido dormitorio che dividevo con altri sette studenti, la mia “tana” perennemente sottosopra.

Me lo hanno arredato i miei genitori: per quando mi sposerò ,” disse ridendo e guardandomi con insistenza. “Prima di tutto mi faccio una doccia, per togliermi di dosso l’odore degli sconosciuti che impesta il cabaret, e tu?” “Dopo,” risposi in tono un po’ sgarbato. In realtà stavo solo cercando di tenere a bada la mia paura: non avrei mai pensato che la prima volta sarebbe stata piú difficile che andare a letto con una ragazza. […]

Il 1° maggio era, oltre alla festa del lavoro, l’anniversario dell’istituto. Lan Yu ebbe quasi una settimana di vacanza e finalmente il nostro progetto di viaggio nel Sud-Est asiatico si realizzò . Ci divertimmo un mondo. Non ci conosceva nessuno, potevamo perfino mostrare un po’ della nostra intimità per strada. Avevo sempre pensato che la cosa piú divertente ed eccitante fosse cambiare regolarmente partner. Non avrei mai immaginato che un compagno stabile potesse ugualmente procurare una grande felicità, anzi, il forte istinto di possesso e la gelosia potevano perfino accrescere l’emozione.

Una volta, in un ristorante, andai in bagno e quando ritornai trovai Lan Yu che guardava fisso un ragazzo di Singapore molto bello. Lo raggiunsi e lo colpii forte con uno schiaffo. Lui si imbarazzò molto. Gli dissi che non avrei sopportato che facesse la corte a qualcun altro, che lanciasse anche solo uno sguardo, altrimenti lo avrei ammazzato. Con il viso in fiamme, restò a lungo in silenzio. Quella notte cercò di compiacermi in tutti i modi.

A dire il vero lui era piú sensibile e pignolo di me, e per giunta diventava sempre piú serio. Se mi vedeva parlare con un bel ragazzo o una bella ragazza, ammutoliva e assumeva un’aria grave, costringendomi a mille lusinghe per fargli tornare il buonumore. Inoltre, se mi veniva voglia di uscire un po’ dai binari, dovevo farlo con estrema cautela e attenzione, perché non lo scoprisse in nessun modo. Ma non me ne lamentavo.

Sebbene avessi Lan Yu come compagno stabile, non avevo smesso di andare a letto con le donne. Ci andavo non per un bisogno fisico o perché mi piacessero, ma per una necessità di natura psicologica. Il fatto è che volevo dimostrare a me stesso di essere un uomo. Ricordo che una volta andammo a vedere uno spettacolo interpretato da transessuali e lui mi domandò che differenza ci fosse tra loro e le donne. Gli spiegai che erano tutti maschi e che, mentre la maggior parte di loro conservava i genitali, alcuni se li erano fatti asportare. Ne fu disgustato.

Quando gli domandai se ne volesse uno per divertirsi un po’, mi rispose stupefatto: “Sei pazzo?” Sapevo che Lan Yu era un tradizionalista, un conservatore. Quello che non mi era chiaro era come lui considerasse la sua attuale condotta. Non discutemmo mai del nostro rapporto, per avevo la sensazione che entrambi lo ritenessimo una situazione non del tutto normale. A quel tempo la Cina era molto piú arretrata di adesso. Era difficile per noi trovare una chiave che ci consentisse di capire correttamente i nostri sentimenti; e forse, in maniera inconscia, evitavamo proprio di capire.

*“Tongzhi” è un soprannome usato per indicare l’anonimo autore cinese di questo romanzo comparso unicamente su internet e diventato un cult del genere. La parola “tongzhi” alla lettera vuol dire “compagno” ma negli ultimi anni ha assunto il significato gergale di gay.