Un iPad per ogni rene

In by Simone

Più di un rene ogni ora. È questo il ritmo dei trapianti illegali, secondo uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità, che denuncia una recrudescenza del fenomeno: ogni anno, a livello globale, si compiono oltre 10mila operazioni renali frutto di commercio clandestino degli organi. In base al semplice principio economico per cui ciò che è proibito offre maggiori margini di profitto, vere e proprie organizzazioni criminali sfidano la legge. Farsi trapiantare un rene in Cina, India o Pakistan, mete privilegiate dei pazienti disposti a pagare, può costare fino a 200mila dollari.

Il servizio, tutto compreso, è offerto da intermediari che hanno acquistato l’organo da esseri umani vulnerabili o disperati, anche per soli 5mila dollari.

La Cina, si diceva, è uno dei maggiori centri internazionali del commercio. Qui, il Guardian ha contattato un intermediario di organi che aveva pubblicizzato i suoi servizi con lo slogan “Dona un rene, comprati il nuovo iPad!”.

L’uomo ha precisato di offrire in media l’equivalente di 3mila euro per un organo nuovo. L’operazione potrebbe essere eseguita nel giro di 10 giorni dalla “donazione”.

Secondo la legge cinese, le persone coinvolte nel traffico illegale possono avere condanne fino a cinque anni di carcere. Le prime norme, del 2007, hanno vietato il commercio in qualsiasi forma di organi umani da parte di organizzazioni private.

Ora sono proibiti i trapianti da donatori viventi, tranne che nel caso di coniugi, parenti di sangue o acquisiti.

Secondo il ministero della Salute, circa 1,5 milioni di persone in Cina hanno bisogno di un trapianto, ma solo 10mila trapianti vengono effettuati ogni anno, meno dell’1 per cento della domanda.

China Daily ha riportato a inizio maggio che un’organizzazione criminale di 16 persone era stata sgominata a Changzhou, nella provincia orientale del Jiangsu.

La polizia locale aveva tratto in salvo 20 giovani che, in attesa dei trapianti, erano tenuti in custodia dagli indagati. Dodici operazioni erano già state effettuate, una delle quali in Indonesia e a beneficio di un “destinatario straniero”, segno della natura transnazionale del commercio.

La banda aveva contattato i potenziali donatori, quasi tutti in difficoltà finanziarie, attraverso chat online. Dopo il superamento degli esami clinici, i donatori erano stati indotti a vivere insieme.

Internet non è solo il principale mezzo d’adescamento, ma anche il media attraverso cui l’allarme rischia di trasformarsi in psicosi collettiva.

La polizia di Shanghai ha rivelato che “un uomo di nome Xie” è stato posto in detenzione amministrativa la scorsa settimana dopo avere diffuso la voce secondo cui una bambina sarebbe morta dopo l’asportazione dei reni nella contea di Chongming che fa parte della municipalità.

Vero o falso? L’informazione – spiega China Daily – “ha scatenato il panico pubblico e danneggiato l’ordine sociale”, formula di rito che giustifica la punizione dei crimini online.

La persistenza del fenomeno nonostante la legge è motivo di imbarazzo per la Cina, che ha pure dichiarato di volere abolire il trapianto di organi dai condannati a morte entro il 2017 (un recente sondaggio Gallup, ripreso oggi dal Global Times, ha per inciso rivelato che il 60 per cento dei cinesi è ancora favorevole alla pena capitale).

Una fonte medica del Guardian spiega che “stranieri provenienti da Medio Oriente, Asia e, talvolta, Europa, arrivano e pagano da 100mila a 200mila dollari per un trapianto. Spesso si tratta di espatriati cinesi o di pazienti dalle lontane origini cinesi”.

I reni rappresentano il 75 per cento del commercio mondiale illecito di organi, secondo Luc Noel, funzionario dell’Oms. L’aumento dei casi di diabete, di pressione alta e di cardiopatie fanno sì che la domanda superi di gran lunga l’offerta.

I dati dell’agenzia mostrano che dei 106.879 organi solidi trapiantati nei 95 Stati membri nel corso del 2010 (legalmente e illegalmente), circa 73.179 (68,5 per cento) erano reni. Il punto è che – sempre secondo l’Oms – quelle oltre 100mila operazioni hanno soddisfatto solo il 10 per cento del fabbisogno globale.

* Gabriele Battaglia è fondamentalmente interessato a quattro cose: i viaggi, l’Oriente, la Rivoluzione e il Milan. Fare il reporter è il miglior modo per tenere insieme le prime tre, per la quarta si può sempre tornare a Milano ogni due settimane. Lavora nella redazione di Peace Reporter / E-il mensile finché lo sopportano.

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