Un 2016 di tensioni per Hong Kong

In by Gabriele Battaglia

A Hong Kong gli scontri tra polizia e ambulanti alcune notti fa, con tanto di spari in aria, arresti e botte, hanno messo in evidenza un dato che non può essere sottostimato: i movimenti anti cinesi godono di grande seguito a causa dell’opaca guida politica dell’ex colonia. Le proteste dell’anno scorso hanno lasciato il segno e Pechino non può più fare finta di niente. Sarà un 2016 intenso per Hong Kong.Come riportato dalla stampa internazionale e dell’ex colonia britannica, «decine di persone sono rimaste ferite in 10 ore di situazione di stallo nel nuovo anno lunare, iniziato nella sera tarda di lunedì e continuato fino all’inizio di martedì nel quartiere operaio di Mong Kok. Più di 60 persone sono state arrestate in connessione con la protesta, secondo quanto riportato da un portavoce della polizia di Hong Kong. È stata la situazione di disturbo della quiete pubblica più violenta a Hong Kong da quando le proteste di Occupy, oltre un anno fa, non sono riuscite a portare a elezioni aperte per il leader della città. Le strade nello stesso quartiere sono state occupate dai manifestanti nel 2014».

Ma come è possibile, dunque, che un’azione della polizia, inutile e dannosa, per mandare via i venditori ambulanti di polpette di pesce, si sia trasformata in una sorta di guerriglia urbana, davvero inconsueta per Hong Kong?

Evidentemente cova rabbia contro le autorità e contro Pechino e alcuni movimenti tra i più radicali, sono pronti allo scontro, vista la «preparazione» di piazza di alcuni suoi membri, come dimostrato dal livello degli scontri e dagli strumenti, mazze, legni, utilizzati contro la polizia.

Come ha riportato il Guardian, «Perché c’e’ stata questo tipo di violenza?», ha chiesto retoricamente mercoledì Joshua Wong, un leader degli studenti del movimento Occupy, «Perché sotto il dominio di C.Y. Leung non possiamo vedere alcun futuro», ha detto, riferendosi all’impopolare-e non-eletto dal popolo leader di Hong Kong, amministratore delegato Leung Chun-ying.

Hong Kong Indigenous – secondo il Guardian – è un gruppo in prima linea negli eventi Mong Kok che ha anticipato il giro di vite sui fornitori e ha chiesto ai propri sostenitori di aiutarli a difenderli.

Amber Kwan, una 17enne portavoce del gruppo, ha detto che non stavano cercando la violenza, ma che «la mancanza di un governo responsabile di Hong Kong sta portando la gente agli estremi». Ha poi detto che le azioni di entrambi, le forze di polizia e i manifestanti, sono state senza precedenti.

«Abbiamo visto la rabbia della gente crescere passo dopo passo, quindi è possibile che si verifichino altri incidenti violenti» ha detto la ragazza.

È chiaro che gli schieramenti in questo momento si trovano di fronte a un blocco totale: da un lato i manifestanti che chiedono l’elezione dei propri rappresentanti, dall’altro un leader dell’isola che prende ordini da Pechino non intenzionata a scendere ad alcun compromesso.

Un fatto come quello dei venditori ambulanti, dunque, ha finito per tirare fuori tutta la rabbia repressa dopo le clamorose manifestazioni di quella che venne definita Umbrella Revolution.

C’è poi un terzo elemento in tutto questo: la comunità d’affari. All’epoca delle proteste si erano schierati, praticamente, con Pechino, chiedendo una stabilità necessaria la regolare andamento economico e finanziario, ma è chiaro che una situazione di crescente tensione non è l’ideale per i businessmen.

Steve Vickers, l’amministratore delegato di Steve Vickers and Associates, uno specialista nella consulenza del rischio politico e aziendale a Hong Kong, ha detto che la sua ditta aveva avuto «approcci nel corso delle ultimi due settimane» dai suoi clienti sulla necessità di rivedere il loro profilo a rischio alla luce del caso dei librai scomparsi.

O ancora maggiore preoccupazione per cui il caso dei librai è l’erosione apparente dello Stato di diritto a Hong Kong.

Vickers ha detto al Guardian: «Sembra che il governo di Hong Kong ora abbia notevolmente diminuito l’autonomia e l’ufficio di collegamento con il governo centrale sembra abbia rafforzato la sua posizione. Credo che l’azione in corso sia calcolata per indurre la gente a tenere la testa verso il basso quando si tratta di produrre materiale sedizioso dato che la pubblica sicurezza cinese probabilmente lo vede. Ma ha anche certamente inviato un brivido attraverso le arene commerciali e sociali di Hong Kong».

Le preoccupazioni crescenti all’interno della comunità degli affari di Hong Kong avviene in un contesto economico in rallentamento, «con i mercati azionari che sono notevolmente indeboliti rispetto allo scorso anno sia in Cina che a Hong Kong, e la previsione di crescita è ai suoi livelli più bassi degli ultimi dieci anni».

Un problema in più, da risolvere in fretta, per Xi Jinping.

[Scritto per Eastonline]