C’è anche chi crede si possa conversare di un ufficio di collegamento della Santa Sede a Pechino. Sarebbe una svolta storica. E non è l’unica manovra asiatica. Tra pochi giorni il Papa, che a fine agosto andrà in Mongolia, riceverà il presidente vietnamita Vo Van Thuong: in agenda lo storico invio ad Hanoi di un rappresentante papale
Prossima fermata: Pechino. Dopo Ucraina, Russia e Stati Uniti, il cardinale Matteo Zuppi è pronto ad andare in Cina. Una significativa ultima tappa, per il presidente della Cei e inviato della missione di pace voluta da Papa Francesco. Non c’è ancora una data, ma dal Partito comunista sarebbero arrivati significativi segnali di disponibilità. Una sponda non scontata. Non solo e non tanto per le difficoltà politiche della Cina (in particolare con l’Europa) sulla guerra in Ucraina, ma anche e soprattutto per l’assenza di rapporti diplomatici ufficiali tra Santa sede e Repubblica popolare. Il Vaticano ha notato il tentativo di Xi Jinping, con la presentazione di un documento di posizione che non è un piano di pace ma contiene principi ritenuti utili per arrivare a una soluzione. Bergoglio ha mantenuto sin dall’inizio una posizione disillusa sul conflitto. Senza limitare le responsabilità dell’invasione ordinata dal Cremlino, ha sottolineato più di una volta che nel conflitto sono in gioco “interessi imperiali. Non solo dell’impero russo, ma anche degli imperi di altre parti”. E, ha aggiunto il pontefice in una recente intervista alla Rsi, “è proprio degli imperi mettere al secondo posto le nazioni”.
Quando si parla di imperi del terzo millennio, è impossibile non pensare a Stati uniti e Cina, mete della missione di Zuppi. Oltre alla disponibilità al dialogo da parte di Mosca e Kiev, per immaginare la pace c’è bisogno di un dialogo tra Washington e Pechino. Magari anche indiretto. Se nelle raffica di recenti incontri bilaterali era difficile aspettarsi reciproche concessioni o smottamenti dalle rispettive posizioni – sostegno politico-militare (quasi) incondizionato all’Ucraina da una parte e richiesta di cessate il fuoco con (parziale) appoggio retorico alla Russia dall’altra – il Vaticano spera di riuscire ad accorciare le distanze tra i due imperi e ottenere una prospettiva di pace. Una parola che “non è mai un bene perpetuo neanche in Europa”, ha sottolineato Zuppi ieri al convegno “Il Codice di Camaldoli”. “Questa consapevolezza dovrebbe muoverci a responsabilità e decisioni”, ha intimato.
Papa Francesco ha sostenuto più volte, anche prima del 24 febbraio 2022, che il mondo sta vivendo una “terza guerra mondiale combattuta a pezzi”. Cruciale allora coinvolgere nei tentativi di pace i due “frammenti” più grossi dell’ordine globale. Secondo l’arcivescovo Christophe Pierre, nunzio negli Usa, il viaggio di Zuppi a Washington e il dialogo con Joe Biden “hanno acceso una speranza”. Al centro dei colloqui di Pechino ci sarà la richiesta di sostegno alla mediazione umanitaria, in particolare sulla situazione dei bambini.
Il viaggio di Zuppi sarà anche una rara occasione di confronto bilaterale, dopo che lo scorso autunno è stato rinnovato un accordo biennale sulla nomina dei vescovi. Tema su cui c’è stata di recente qualche scintilla, visto che a giugno Bergoglio ha approvato il nuovo vescovo di Shanghai, Joseph Shen Bin, nonostante il segretario di stato Pietro Parolin abbia sottolineato che il Vaticano non è stato consultato sulla decisione del governo cinese.
C’è anche chi crede si possa conversare dell’eventuale apertura di un ufficio di collegamento della Santa sede in Cina. Sarebbe una svolta, visto che il Vaticano resta oggi l’unico paese europeo ad avere rapporti ufficiali con la Repubblica di Cina, cioè Taiwan. Non sarebbe l’unica manovra asiatica del gesuita Bergoglio. Tra pochi giorni il Papa, che a fine agosto andrà in Mongolia, riceverà il presidente vietnamita Vo Van Thuong: in agenda lo storico invio ad Hanoi di un rappresentante papale.
Di Lorenzo Lamperti
[Pubblicato su il Manifesto]
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.