Tra i tanti ambiti di confronto tra Cina e Stati Uniti non può mancare lo spazio, un settore capace di scardinare immaginari e di porre la dialettica tra i due Paesi in un orizzonte temporale tutto volto al futuro. Oltre ai dazi – uno scontro tutt’ora in corso – Washington e Pechino si stanno punzecchiando in numerosi campi. E la battaglia commerciale finisce per inficiare anche quegli ambiti di cooperazione tra i due Paesi attivi da tempo e ora a rischio impasse.
Oltre alla collaborazione scientifica, basti pensare a tutto il comparto dell’Intelligenza artificiale e alla collaborazione tra Cina e Usa in termini di software e applicazione applicate alla medicina, anche una presunta cooperazione tra i due giganti per quanto riguarda la pace spaziale pare essere in pericolo. Nell’agosto del 2018 Donald Trump ha annunciato la nascita della Space Force americana, un comparto militare e di sicurezza ad hoc, per ovviare la registrata crescita cinese per tutto quanto concerne lo spazio: sistemi satellitari, missili, sicurezza – basti pensare al sistema BeiDuo, una sorta di Gps cinese che sarà attivo dal prossimo 2020 -.
Alla notizia dell’avvio della Space Force – che deve in ogni caso superare numerose critiche e resistenze interne perché presuppone una totale riorganizzazione militare del Paese, considerando che la Space Force sarebbe il sesto ramo militare dopo la marina, l’aviazione, l’esercito, i marines e la guardia costiera – i militari cinesi hanno risposto solo di recente. Come evidenziato dal South China Morning Post, un editoriale del portavoce dell’Esercito popolare di liberazione, il Pla Daily, “ha sottolineato che un settore spaziale dedicato delle forze armate statunitensi arriva in ogni caso in ritardo, dato che fino al 90% dell’intelligence militare statunitense e tutti i suoi sistemi di posizionamento missilistico fanno affidamento sui satelliti”.
La Space Force, secondo il giornale, “è semplicemente un modo per Washington di eliminare inefficienza e sprechi perché attualmente i programmi spaziali e la sicurezza spaziale degli Stati Uniti cadono sotto quasi 60 agenzie nell’esercito, nella marina e nell’aviazione, mentre Cina e Russia gestiscono la difesa spaziale in un unico dipartimento”.
La Cina sullo spazio ha infatti un suo ramo specifico. DefenseOne, magazine americano di proprietà del gruppo editoriale AtlanticMedia, ha sottolineato la rilevanza che Pechino attribuisce a una forza specifica per lo spazio, considerando le attività spaziali fondamentali per la sicurezza territoriale cinese. Lo dimostra “l’istituzione nel 2015 della Strategic Support Force (Plassf)”. Si tratta, osserva DefenseOne, di “un’innovazione unica nella struttura della forza e un paradigma che i pensatori del Pla ritengono possa essere superiore all’attuale approccio statunitense”.
Il suo comandante, il generale Gao Jin “ha sottolineato che il Plassf fornirà un vitale ombrello informativo per l’intero sistema di sistemi militari, riconoscendolo come una forza chiave per la vittoria in guerra”.
Xi Jinping stesso aveva dichiarato in passato che la Forza di Supporto Strategico sarà «un importante punto di crescita per le capacità di combattimento di nuova qualità dei nostri militari».
La Space Force, in realtà, nasce da un’esigenza particolare. Spesso al riguardo si parla di Sputnik moment: eventi capaci di sollevare attenzione mediatica e nell’opinione popolare, come fu il lancio nello spazio dello Sputnik da parte di Mosca, da contrastare attraverso il tentativo di colmare quello che viene percepito come un gap.
Nonostante la Cina sia ancora considerata inferiore rispetto agli Usa per quanto riguarda tutto il comparto militare, negli Usa fece parecchio rumore, il lancio da parte di Pechino di un razzo, nel 2007, capace di distruggere un suo satellite meteo. Gli Usa capirono che la Cina stava progredendo e non poco nella sua potenza militare anche spaziale. L’evento venne vissuto come una minaccia, dalla quale è nata la volontà di Trump di contrastare anche nello spazio la Cina attraverso un riammodernamento, complicato, dell’intero settore militare americano. Nonostante la premessa Trump dovrà faticare non poco: la rivista Foreign Policy ha definito l’idea della Space Force, “uno schiaffo in faccia all’Air Force”.
La corsa a due, in ogni caso, prosegue anche nello spazio ma c’è chi pensa che gli Usa, più che ritenere davvero necessario un contrasto militare nei confronti della Cina, vogliano in realtà portare Pechino verso alcuni potenziali rischi circa il suo equilibrio militare. Li Jie, esperto navale con base a Pechino, ha detto al South China Morning Post che – sebbene l’aumento delle capacità e delle tecnologie militari statunitensi per il possibile combattimento spaziale sembra essere l’obiettivo principale – “fare pressione sulla Cina potrebbe anche far parte dei calcoli di Washington”.
“Gli americani – ha specificato Li Jie – potrebbero anche sperare che la Cina possa spendere troppo per la corsa agli armamenti spaziali come ha fatto l’ex Unione Sovietica: una corsa agli armamenti è inevitabile ma Pechino cammina sempre attentamente, perché ha imparato importanti lezioni da come la spesa per la difesa dell’Unione Sovietica ha esaurito la sua economia e contribuito al suo collasso”.
E si sa che quando di fronte ai funzionari cinesi si prospetta il crollo dell’Urss, la moderazione diventa la guida principale.
[Pubblicato su Eastwest]Fondatore di China Files, dopo una decade passata in Cina ora lavora a Il Manifesto. Ha pubblicato “Il nuovo sogno cinese” (manifestolibri, 2013), “Cina globale” (manifestolibri 2017) e Red Mirror: Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020). Con Giada Messetti è co-autore di Risciò, un podcast sulla Cina contemporanea. Vive a Roma.