Dall’inizio del mese l’ondata di caldo della stagione secca indiana, con un po’ di anticipo quest’anno, si è abbattuta sul paese rinnovando l’emergenza ciclica della siccità. Se ne parla ogni anno, è vero, ma dopo due monsoni consecutivi più deboli di quanto sperato, l’estate del 2016 rischia di avere una portata catastrofica per le centinaia di milioni di persone impegnate nel settore agricolo.Mercoledì 20 aprile, durante un’udienza in Corte suprema, il governo indiano ha ufficialmente comunicato ai giudici supremi indiani che, al momento, 330 milioni di persone sono costrette a far fronte alla siccità che, da almeno una settimana, si è acuita in 246 distretti dell’India (in particolare l’India centrale). 330 milioni significa un indiano su quattro.
Le temperature, già stabilmente sopra i quaranta gradi in gran parte del paese, stanno facendo nuovamente emergere i limiti mortali del sistema idrico indiano. Le riserve d’acqua del paese – organizzate in 91 punti raccolta – sono ai livelli minimi degli ultimi dieci anni. Secondo i dati della Central Water Commission, ripresi da Bbc, le scorte d’acqua sono piene al 29 per cento.
Troppo poco per rispondere all’emergenza siccità che in stati come il Maharashtra – dove 9 delle 11 falde acquifere principali si sono prosciugate, e una bambina di 11 anni è morta d’infarto e disidratazione dopo 4 ore al sole per raccogliere l’acqua al pozzo – e l’Orissa – dove le scuole saranno chiuse per la prossima settimana, evitando agli studenti di esporsi a temperature che già toccano i 45 gradi, e non era mai successo negli ultimi 100 anni – sta già facendo rivivere il dramma delle morti di sete o di fatica che qui in India si ripete a scadenza annuale.
Il governo centrale ha stimato il dato iniziale di 330 milioni di persone in zone di siccità in base alla raccolta degli «status report» dai governi locali, per poi dare il via libera alla distribuzione di fondi e di acqua per le zone in stato d’emergenza. La Corte suprema ha specificato che il computo delle vittime di siccità è al momento parziale e di certo aumenterà con l’aumento delle temperature.
Oltre alla mancanza d’acqua per l’irrigazione – e l’agricoltura impiega il 60 per cento della popolazione indiana – i cui effetti si vedranno nel raccolto post monsonico, a un indiano su quattro manca letteralmente l’acqua da bere.
Come misura immediata per contrastare l’emergenza siccità, il governo del Maharashtra ha rimesso sulle rotaie il Jaldoot Express, un treno merci che trasporta 2,5 milioni di litri d’acqua in giro per lo stato.
Ma l’emergenza siccità, nella sua ciclicità annuale, nonostante non sia imprevedibile, puntualmente trova il paese apparentemente disarmato, mentre ci si affida alla speranza che il monsone di quest’anno – come fortunatamente paiono indicare le previsioni metereologiche – sia più forte di quello passato.
Su The Wire hanno provato a mettere in fila un po’ di numeri prendendo come case study il Maharashtra e immaginare misure sul lungo termine per provare a non arrivare, ogni mese d’aprile, impreparati. Fermo restando che il riscaldamento globale non può essere fermato dalla politica locale indiana. Ma, dicono a The Wire, qualcosa si può e si deve fare.
[Scritto per Eastonline]