La spesa militare giapponese per il 2019 sfiorerà i 50 miliardi di dollari secondo le previsioni del Ministero della difesa che ha presentato la richiesta di budget per il 2019. Si tratta di un valore record, con un aumento del 2,1 per cento della spesa rispetto al 2018. L’aumento più significativo è per la difesa balistica.
IL MINISTRO DELLA DIFESA, Itsunori Onodera, ha presentato a fine agosto l’ultimo libro bianco della difesa approvato il giorno stesso dal governo e ha indicato i due pericoli specifici all’orizzonte: Corea del Nord e Cina, nonostante nei giorni scorsi Abe abbia incontrato Putin e soprattutto Xi Jinping con cui sembra avere ritrovato una sintonia minima.
La più intensa è la minaccia nordcoreana, giudicata «un nuovo livello di pericolo» nonostante il summit di Singapore tra Trump e Kim. Ciò è soprattutto a causa dei centinaia di missili a medio raggio in possesso della Corea, capaci di raggiungere il territorio giapponese. Proprio per difendersi da questi arrivano gli ingenti investimenti per la difesa balistica.
IL GIAPPONE VUOLE DOTARSI di due sistemi antimissile Aegis, uno a Yamaguchi per proteggere il sudovest del paese e uno ad Akita per il nord. Questo è il settimo anno in cui il governo giapponese aumenta la spesa militare. Il mantra del primo ministro giapponese, Shinzo Abe, fin dalla sua elezione nel 2012 è stato che «il contesto della sicurezza giapponese è il più severo del dopoguerra». Non solo, Abe ha precisato che il contesto evolve in senso «ancora più severo e incerto».
LE LINEE GUIDA – le ultime erano state approvate 5 anni fa – saranno riviste entro fine anno e Abe ha indicato due elementi chiave per il futuro: sicurezza informatica e difesa spaziale (per la quale si intende l’uso combinato dei satelliti e dell’intelligenza artificiale).
Se il valore assoluto della spesa militare continua a salire, resta però ferma allo 0,9 per cento del Pil secondo i dati dell’istituto Sipri di Stoccolma, che ha registrato un modesto declino solo negli anni di governo del Partito democratico. Questo è un segnale di continuità della politica di difesa giapponese con la spesa che resta contenuta in quella soglia dell’uno per cento annuo del Pil fissato nel 1976 dal governo Takeo, che da allora è ritenuto un valore guida pur se formalmente eliminato negli anni ’80 dal governo Nakasone.
IL LIMITE PIÙ GRAVOSO per i piani di difesa giapponesi è però la crisi demografica, con i suoi riflessi di natura fiscale e di personale. L’aumento continuo della spesa per la sicurezza sociale limita le possibilità di crescita della spesa militare, tanto che per parte della stampa locale i progetti delle linee guida sarebbero difficilmente raggiungibili senza drastici aumenti di spesa non compatibili con gli impegni finanziari a lungo termine del governo.
ANCORA PIÙ COMPLESSO è il problema sul lato della mancanza di personale, con le Forze di autodifesa che soffrono una acuta crisi di vocazioni. L’età massima per le reclute è stata recentemente aumentata a 32 anni. Volontari cercasi.