Su il sipario, si inizia. Il Sol Levante da avvio alle edizioni più discusse, tese ed odiate che la storia a cinque cerchi ricordi. Facile immaginare il perché. Tanti gli stop sul percorso della torcia olimpica verso il braciere posto nel nuovissimo stadio di Tokyo. Giochi sfortunati, si dirà. L’anno scorso il Covid-19 ha costretto il Comitato Olimpico a posticipare l’appuntamento, mentre quest’anno, contro ogni aspettativa, Tokyo si è vista nuovamente costretta a tirare il freno a mano sulla cerimonia di apertura costringendo chiunque varcasse il confine ad essere confinato ad una rigida bolla di sicurezza, che ovviamente ha mostrato le sue falle. Impossibile arginare totalmente il virus anche per i maestri mondiali dell’organizzazione e pianificazione.
La popolazione è ancora fortemente contraria ad una manifestazione prima voluta, ed infine ripudiata. Chissà cosa sarà passato per la testa all’Imperatore Naruhito quando all’interno dello stadio olimpico hanno riecheggiato le urla ed i fischietti dei dimostranti posti nelle immediate vicinanze dell’imponete struttura nuova di zecca. “Basta spreco pubblico di soldi, mentre la popolazione giapponese è in difficoltà”, questo lo slogan più gettonato. Uchino Kaori, 43 anni e mamma di una bambina, ha deciso ugualmente di scendere in strada. “Non sono contro le Olimpiadi in se, ma non condivido il voler andare avanti a tutti i costi”, ha dichiarato la donna. “Sua Maestà l’Imperatore ha capito che il popolo non vuole queste Olimpiadi. Ecco perché l’Imperatrice Masako non è venuta. Sta dalla parte della popolazione”, ha detto un altro manifestante.
L’ODIO PER I GIOCHI – La tensione per le strade di Tokyo è palpabile. La città, così come tutto il paese, è ferma per la 体育の日, Taiiku no Hi, ovvero gli Health and Sports Day, una tradizionale festa nazionale che affonda le radici alle precedenti Olimpiadi di Tokyo ’64. All’epoca era per festeggiare la rinascita dalle ceneri atomiche della guerra, così non è stato per Tokyo 2020. Oggi ai giapponesi non viene voglia di festeggiare. Gli stranieri vengono visti come untori, i giornalisti ancora peggio e quando si fa una domanda si risponde il più delle volte con sorrisi di circostanza o con sincerità a telecamere spente.
Nella capitale le cose vanno meglio, ma basta spostarsi di pochi chilometri che la sensazione di totale menefreghismo ai giochi è ben palese. Difficile anche la situazione dei lavoratori stranieri, specialmente della comunità cinese. “Sono qui da tre anni, ma anche con i miei amici connazionali nei luoghi pubblici parliamo giapponese, se parlassimo cinese gli sguardi non sarebbero amichevoli”, ha dichiarato Peng Bofan. “Sono originario di Xiamen, vivo a Tokyo da 12 anni oramai è la mia seconda casa, ma molti clienti non vogliono farsi servire da me perché sono cinese. Una signora mi ha chiesto se avessi il virus!”, ha detto con non poco imbarazzo Ding Guowei, cameriere presso un bubble tea.
I PESI MASSIMI RUSSI ED IL “PIGIAMA” ITALIANO – E neanche nel villaggio olimpico le cose vanno meglio. La delegazione coreana è stata sanzionata dal CIO, almeno a parole, di cessare le diatribe verbali a sfondo politico con il pubblico ospitante. I russi chiedono invece di cambiare nettamente alloggio anche a spese loro. Il motivo? Letti piccoli e docce ancora più minuscole per i giganti della pallanuoto e del volley. Tutto riportato, anche se con grande ironia, dagli atleti stessi sui social network, ma pare che al Comitato russo questa disorganizzazione non sia piaciuta tanto che, dicono fonti attendibili, sia sceso in campo persino il Cremlino per stemperare gli animi.
Stesso dicasi per altri piccoli inconvenienti come l’assenza di elettricità in alcune stanze.
Non mancano tuttavia alcune note ironiche che vede gli italiani, purtroppo per noi, protagonisti. Sulla popolare app di messaggistica istantanea Line, gli utenti si sono chiesti, e si stanno chiedendo, se Armani con il logo del tricolore “si sia ispirato a Doraemon” o se abbia “voluto fare una pubblicità occulta alla Pepsi”, altri dicono più direttamente che “non è proprio bellissima per il paese dello stile” o che “è tardi e gli italiani escono in pigiama”.
PENSIERI POSITIVI, MA CONTAGI IN SALITA – Nonostante tutto, alcuni festeggiano. Tra loro vi è il 34enne programmatore Suzuki Masa. “Sono contento per questa edizione, abbiamo fatto un buon lavoro”. Nonostante la giovane età, Masa è stato tra gli addetti che hanno allestito e preparato lo spettacolo dei droni ammettendo con un certo orgoglio “anche noi siamo bravi con queste cose, non solo gli amici cinesi!”. Già, la Cina. Pechino si è presentata con una delegazione molto ricca che gli organizzatori hanno scelto di far sfilare una folta rappresentanza. Un gesto di astuta diplomazia sportiva se pensiamo che Australia e Brasile hanno portato allo stadio pochi uomini. E dall’altra un segno di forza del vaccino cinese, come a dire che il Dragone è capace a proteggere i suoi atleti.
In Giappone è oggettivamente palpabile un forte sentimento anti-cinese, tanto che dare del “cinese” a qualcuno è ritornato in auge come un insulto. Tuttavia, grazie anche ad un tacito accordo, tra i due pesi massimi dell’Estremo Oriente vige una pax sportiva accettata. Pechino ha richiamato immediatamente all’ordine i suoi campioni quando alcuni di loro su Weibo hanno marcato come “inadeguate” le misure di contenimento del governo giapponese. Immediata la reazione di Gou Zhongwen, il potente presidente del Comitato olimpico cinese che ha bollato come “irrispettose le parole di alcuni atleti cinesi nei confronti del paese ospitante”, ordinando le immediate “scuse per chi sta organizzando al meglio un’olimpiade in un momento di difficoltà a livello mondiale”. Parole che sono state molto apprezzate qui a Tokyo.
Comunque vada, con una media di quasi 3 mila contagi al giorno solo a Tokyo, il dado è tratto e con il caratteristico orgoglio che contraddistingue questa nazione ben riassunti nello sguardo di Naruhito, il Giappone ha inaugurato le sue concitate Olimpiadi. La gente non le vuole, gli sponsor si. Nonostante negli ultimi mesi ci sia stato un generale fuggi fuggi. Tuttavia le polemiche non si placheranno, anzi continueranno. Anche grazie all’ultima decisione del governo: dal primo agosto, tutti gli atleti potranno viaggiare tranquillamente sul suolo giapponese, salvo restrizioni. “E cosa succederà se la situazione peggiorerà?”, si domanda Uchino. Oggettivamente nessuno può saperlo, ma “dobbiamo lavorare duro e mettercela tutta, come dopo la guerra”, ha affermato con un sorriso e segno di vittoria l’87enne Kenta Okunuki.
Di Stefano Venza*
**Giornalista freelance con background in lingua e cultura cinese. Nuotatore professionista, nel tempo libero segue da vicino le vicende hi-tech del Dragone, viaggiando sempre a cavallo tra Oriente ed Occidente.