The Leftover of the Day – Per niente spensierato

In by Simone

Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
7 dicembre 2009, 16:10
Per niente spensierato

Ancora su L’Italia spensierata
Mi si avvicina con il libro di Francesco Piccolo tra le mani. È raggiante perché lo ha finito di leggere. Ma non ha capito la chiusura e mi chiede aiuto. 
Mi metto dunque a leggere le ultime righe, certa che ne nascerà una snervante discussione. 
Piccolo conclude il libro raccontando di un sogno. Nel sogno Alemanno diventa sindaco di Roma. Piccolo ha votato lo sfidante di sinistra, ma quando si sveglia e realizza che Alemanno ha vinto davvero ne è quasi sollevato. 

L’Italia spensierata è uscito in libreria nel 2007, prima delle elezioni.

Lui non capisce questa stopria del sogno: “I don’t understand his cynicism”, mi dice. Un po’ perché non si raccapezza con le date, un po’ perché, come sospettavo, non ha proprio capito il senso generale. Non lo biasimo, però mi irrita che voglia avere ragione.

“Io credo che sia il fil rouge di tutto il libro”, cerco di dargli il mio punto di vista, “cioè prendere in giro la sinistra, prenderne le distanze senza per questo apprezzare realmente l’alternativa, nel caso specifico Alemanno”
“Ma lui parla di Rutelli, no?”
“Non credo, visto che il libro è uscito nel 2007: penso che il paragone sia con Veltroni”
“Però lui deve aver aggiunto questa parte finale successivamente. Dice: ‘mi sono svegliato e Alemanno aveva vinto’”
“Non credo sia da prendere alla lettera”
“Beh, io invece dico di sì. Se ho capito bene Piccolo, non è uno che si inventa i fatti, quindi questo è stato scritto dopo le elezioni”
“Ma… semplicemente parla di un sogno… e poi il libro è uscito nel 2007…”
“Allora vuol dire che Piccolo ha davvero una capacità di lettura sorprendente: sapeva perfettamente prima degli altri chi avrebbe vinto”.

L’idea che il sogno possa essere un espediente narrativo non lo sfiora proprio.

*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)