Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
18 marzo 2010, 10:41
Maledizioni italiche
È la giornata di acquisto libri. Oggi ci buttiamo sui classici latini e greci.
Mi sforzo di rispolverare qualche ricordo liceale e lui si sforza di pensare a qualche autore che gli interessi: finisce per comprare una ventina di libri, tra cui Seneca, Cicerone, Cesare, Aristotele, Virgilio. Non solo: per la sua collezione di libri sulla politica, vuole anche l’ultimo, fondamentale, libro di Berlusconi: glielo trovo e glielo porgo, scherzando gli dico: “Can you keep it because I feel ashamed!”, lui risponde: “I feel ashamed too… can we look for other two books so I can hide the cover?”. E così alla lista si aggiungono altri volumi.
Poi prendiamo un caffè e mi metto a sfogliare l’ultima fatica agiografica di Berlusconi.
Lui può ridere e affermare: “Yours is a funny country”. Io no.
Un uomo con la chitarra canta maldestramente Volare e lui è preso anticipatamente dallo spleen: “Quando sentirò questa canzone in Giappone, l’Italia mi mancherà tantissimo, mi comincia già a mancare anche se sono ancora qui”.
Non so cosa replicare, e per di più ho sempre il libro di Berlusconi troppo vicino agli occhi. Non ne ho tempo comunque. Ha appena finito la frase e qualcosa gli cade in testa: un piccione ha evacuato. “Italy’s curse!”, gli dico io.
Non puoi dire una cosa carina che subito ti piove cacca in testa.
18 marzo 2010, 15:07
Dizionari di italiano
Se ne vuole comprare altri 3: uno grande, diverso da quello che già possiede, uno di formato medio e anche uno tascabile.
Tanto per non farsi mancare nulla.
18 marzo 2010, 15:15
Lo strano caso del manzo di Kobe (parte III)
La vicenda del manzo di Kobe (qui e qui) diventa di giorno in giorno più complessa (e meno rilevante, in realtà).
Non avrei immaginato di ritrovarmi esperta di bovini, di incroci e di impianti di embrioni, di aggirarmi per i forum e leggere discussioni sulla qualità della carne.
Comunque alcune cose restano poco chiare. Per esempio non si capisce bene come può ancora chiamarsi manzo di Kobe (Kobe è il nome di una città e il bovino per essere così chiamato deve essere nato, allevato e macellato in loco) la carne nata da embrioni impiantati su altri animali (francesi, italiani o americani che siano).
Non lo capisce nemmeno lui. E per chiarirsi le idee prova a immedesimarsi e a formulare degli esempi: “Se io nasco in Francia da un madre in affitto francese da embrioni giapponesi per la legge sarò francese ma la mia faccia sarà giapponese: alla fine sarò più francese o più giapponese?”.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)