Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
15 marzo 2010, 15:35
Il Garibaldi d’Italia
Siamo a pranzo, in tre. Si mette a parlare di uno dei suoi temi preferiti: quello che ha capito della politica italiana.
Inizia dalla politica estera, dal G8 e G14 e le strategie della diplomazia italica per arrivare a temi più caldi: Berlusconi e la sinistra. Ripercorre la crisi del governo Prodi, il caso Mastella e il crollo di leadership della sinistra da Veltroni in poi. Bisogna ammettere che si ricorda tutto abbastanza fedelmente. Ogni tanto lo perdo, ma c’è una visione, indubbiamente.
Tutto il suo parlare è intervallato da frasi come: “This is what I told her (io)”, “This is what I use to say to her (io), and she didn’t agree”. Immagino a volte ci siamo fraintesi. Per esempio, non so da dove ha tratto l’idea che io non consideri Cavour un politico rilevante.
A parte che di solito mi astengo da giudizi del genere su personaggi storici, ma proprio non capisco, mi viene solo in mente una volta che, parlando del Risorgimento italiano, lui si entusiasmò parlando di come Cavour avesse fatto tutto da solo e io invece nominai anche, come ulteriore personaggio rilevante, Mazzini.
Comunque sia, a un certo punto ci dice: “Immaginate come sarebbe stato se Mazzini fosse stato al posto di Cavour, Cavour al posto di Garibaldi e Garibaldi al posto di Mazzini…”. Noi ci guardiamo interdette cercando di raccapezzarci e ricostruire un senso in questo spostamento di fattori… ma lui ci interrompe prima e spiega: “Intendo dire che allora tutti erano nella giusta posizione, che le cose accadono quando ci sono le persone giuste al posto giusto nel momento giusto", e conclude chiedendoci: “Chi è il Garibaldi di oggi in Italia?”.
È andato troppo oltre persino per noi italiani.
15 marzo 2010, 15:37
Memories (parte 2)
Che tenerezza.
Mi racconta che ieri è andato sulla Via Appia perché c’era il principe giapponese in visita ufficiale. C’era già andato ma stavolta si è emozionato, mi racconta che già comincia a sentire la mancanza dell’Italia. Mi stampa una sua foto in versione turista con le dita a V e la macchina fotografica a tracolla, sullo sfondo resti romani, e mi dice: "This is for your memory".
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)