The Leftover of the Day – Aneddotica

In by Simone

Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
6 maggio 2010, 11:43
Aneddotica

Ancora qualche altro racconto, di cui non so dare per certa la rappresentatività.
Mi viene spiegato che in Giappone i giornalisti dei due quotidiani maggiori (tra loro rivali, come Repubblica e il Corriere) devono guardarsi dai paparazzi: capita spesso che infatti siano vittime di servizi indiscreti, soprattutto per i lettori di settimanali scandalistici.
Fin da quando ho iniziato a lavorare, e benché parecchia acqua ci separi dal Giappone, lui mi ha sempre intimato di tenere un comportamento quanto più possibile inattaccabile, spiegandomi proprio che la mia reputazione non è più solo un fatto mio, ma riguarda tutto il giornale. E quindi, che so, una volta avevamo bevuto un po’ di più a pranzo e si preoccupava che io fossi ubriaca, non voleva farmi prendere il motorino, temendo un incidente. Cose così. (Tra l’altro, dico io, non puoi portarmi a mangiare carpaccio di pesce fresco e bere vino bianco ghiacciato e poi lamentarti: non è conseguente. Anche perché lui era assai più brillo di me).

Ci racconta di alcuni scandali. Il primo, più modesto, riguarda un reporter del nostro giornale: una sera, dopo essersi pesantemente ubriacato, l’uomo vuole prendere un taxi. Ne ferma uno, ma quello, che evidentemente non gradisce il pesante alito etilico, lo rispedisce fuori dalla vettura. È un attimo e il giovane giornalista apre la portiera e prende a pugni il tassista. Portato in carcere e sospeso per due anni. È tornato a lavorare per il giornale. Sono convinta si sia ammansito.
Ma l’episodio più bello è un altro – e anche lui ci dice divenne una storia appassionante per tutto il Giappone negli anni Novanta. E riguarda proprio i due più importanti giornali giapponesi.
Tutto ha inizio con un giornalista che una notte appicca un incendio nell’ufficio del direttore.
Il fesso ha lasciato le sue impronte digitali.
Si scopre poi che la moglie, anche lei giornalista ma per il quotidiano antagonista, ha dato fuoco, la stessa sera, ai locali del suo di ufficio. E, col tempo, si capisce che la donna ha firmato anche altri attentati incendiari, plagiando forse la fragile mente del marito. I due finiscono in carcere e vengono ovviamente licenziati.

Gli ingredienti ci sono tutti: la storia d’amore fra piromani, la rivalità dei due giornali. E, questo lo aggiungo io con un pizzico di auto-identificazione ironica, il desiderio di revanche verso i propri superiori. Che c’è di meglio di un catartico, rosseggiante, crepitante falò di carta di giornale?

*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)