Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
27 aprile 2010, 17:04
Acquisti prima della partenza
Se ne rende conto da solo. Appena rientrati in ufficio, mi dice: “Forse devo crescere”. Ha speso parecchio – per decenza non dico la cifra – al Ferrari shop di Via Tomacelli, ne è uscito con due enormi buste con vari modelli di macchine, radiocomandate e non.
In taxi, mi confessa, indicando la casa giapponese (Tamiya) che le produce: “Avrei potuto comprare le stesse cose anche in Giappone, e sarebbero state anche meno care”. Pausa. “Ma le ho volute prendere qui per poter dire che le avevo comprate al Ferrari shop di Roma, in Italia”.
È un po’ come il discorso delle foto. Anche se ne puoi avere una migliore per un articolo, devi averla scattata tu e devi usare quella. Altrimenti è meno vera.
Una concezione metallica del vero e del falso.
27 aprile 2010, 17:05
Fumo negli occhi
La sua curiosità spesso mi innervosisce. Normale idiosincrasia caratteriale, poco a che fare con culture diverse. Comunque.
Stamattina ero lì a girarmi la mia sigaretta di tabacco. Da quando ho iniziato a fumare il tabacco, non c’è giorno che lui non si stupisca della mia costanza nella fabbricazione di sigarette, mi prende in giro e va bene.
Ma mi sento un po’ monitorata, come fossi un piccolo processo di assemblaggio industriale. Stamattina, invece, mi chiede di girarne una per lui. E si mette lì a fissarmi mentre lo faccio, e va bene. Quando la accende, tutto galvanizzato mi fa: “It’s like a spinello”. Si vede che prova un forte senso di trasgressione.
“Much lighter”, ribatto io, ma lui non so quale spiegazione mi da sul fatto che quando fumi una canna è l’aspirazione a procurarti l’effetto. Guardo il pavimento e lascio cadere il discorso (d’altronde so già che lui ha fumato una volta nella sua vita e non gli è piaciuto: che altro dire?).
Però, forse seguendo il filo logico di quest’onda di ribellione, si mette a parlare di Amanda Knox e di un documentario che ha visto sul processo di Perugia e soprattutto sulla “messy life” degli americani a Perugia.
Io guardo il pavimento.
27 aprile 2010, 17:06
Brillanti soluzioni
Questa è bella. Fino a oggi era deciso che il nuovo corrispondente sarebbe arrivato il 24 e lui sarebbe partito il 28 maggio. Invece chiamano da Tokyo, è il direttore del dipartimento, che con una certa agitazione comunica che il nuovo corrispondente parte troppo in anticipo rispetto a tutti gli altri giornalisti destinati a nuove mete e che quindi la data va cambiata. Per quale giorno? Ed ecco la brillante soluzione: il 25!
Nessuno, nemmeno lui, tanto meno io, capisce che differenza possa fare 1 giorno in più in tutto questo discorso. I due poveri cristi dovranno comunque cambiare il loro biglietto, spostandolo entrambi in avanti di un giorno. Così non saranno più troppo in anticipo! Mah.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità