Terremoto in Sichuan, donazioni a rischio corruzione

In by Gabriele Battaglia

Rispetto al sisma di 5 anni fa, le autorità hanno risposto in modo più tempestivo alla nuova emergenza in Sichuan. E subito si sono moltiplicate le iniziative di donazione. In pochi però si fidano dei canali ufficiali. A Hong Kong, soprattutto, qualcuno pensa che i soldi donati andranno solo nelle tasche dei funzionari corrotti. Il sisma che ha colpito il Sichuan, lasciandosi alle spalle 192 decessi e 12mila feriti (bilancio ancora provvisorio), non è grossa cosa rispetto a quello che aveva colpito la stessa regione nel 2008 provocando 90mila vittime. Al di là della risposta ufficiale che, forte dell’esperienza precedente, sembra essere stata più tempestiva e incisiva, si sono mossi centinaia di volontari e si stanno raccogliendo aiuti e donazioni. Ma questa volta da una parte il governo sta cercando di smorzare l’entusiasmo e dall’altra non tutti si fidano a fare le donazioni attraverso i canali ufficiali.

Come riporta il South China Morning Post, ad Hong Kong ad esempio, alcuni attivisti hanno cominciato una campagna online contro le donazioni a sostegno delle aree terremotate. Innanzitutto vogliono bloccare i cento milioni di dollari di fondi pubblici che il governo di Hong Kong ha stanziato per devolverli ala Cina perché denunciano, andrebbero solo a “ingrassare i funzionari cinesi corrotti”.

Questo tipo di reazione è nettamente in contrasto con quello che era successo cinque anni fa, quando la città-stato di Hong Kong donò alle aree terremotate 10 milioni di dollari mentre la cittadinanza ne raccolse autonomamente ben 15. Lo spiega bene Emily Lau Wai-hing, presidente del Partito democratico: “Mi dispiace molto e sento simpatia per le aree del disastro… ma alla Cina manca un approccio sistematico più di quanto non gli manchino i soldi. E certamente non vorrei vedere il denaro finire nelle tasche dei funzionari corrotti”.

Di certo non aiuta la fiducia la vicenda di Huang Qi e dei suoi tre collaboratori fermati lungo la strada per Ya’an, ovvero l’epicentro del terremoto, e rispediti in meno di cinque ore nella città da cui provenivano. Secondo quanto dichiarato da Huang, lui voleva semplicemente fare una donazione direttamente alle vittime del terremoto e prestare eventualmente soccorso. La polizia gli avrebbe detto che doveva rivolgersi a un’agenzia governativa preposta.

Huang Qi non è nuovo alle cronache della regione. È stato arrestato e ha scontato tre anni di carcere per “possesso illegale di segreti di stato” ovvero per aver condotto indagini sul terremoto del 2008. Lui, come altri, imputava alla corruzione il collasso di molte strutture evidentemente costruite con materiali a basso costo e di evidente scarsa qualità. Era quella l’epoca in cui si cominciava a parlare degli “edifici di tofu”. Huang, con i parenti delle vittime e personalità pubbliche del calibro di Ai Weiwei, aveva anche partecipato alla campagna che voleva aprire un’inchiesta che verificasse le responsabilità del crollo delle scuole. Il collasso di quegli edifici scadenti aveva causato la morte di centinaia di bambini.

Il Consiglio di Stato ha però vietato ai veicoli privati di accedere alle zone colpite dal sisma per evitare che le strade di accesso alle aree terremotate si congestionassero e provocassero ritardi nei soccorsi. Il punto è che si tratta di zone di montagna e le strade sono strette e piene di tornanti. Ma diversi attivisti pensano che il governo stia cercando di tenere lontano gli individui affinché non vengano scoperte frodi e inganni che potrebbero mettere in serio imbarazzo il governo locale come era avvenuto nel 2008. Huang Qi ha puntualizzato a un giornale di Hong Kong che, guidando con i suoi collaboratori per quelle strade, non ha mai trovato traffico.

[Scritto per Lettera43; foto credits: straitstimes.com]