Un sisma di magnitudo 7.2 ha colpito l’isola, il più forte degli ultimi 25 anni. Decine di scosse di assestamento fino a tarda notte, danni limitati a Taipei ma più seri altrove. Immagini impressionanti tra Hualien e la costa orientale
Strade piene di auto e moto che sembrano staccarsi da terra. Ponti che traballano. Palazzi inclinati a 45 gradi. Treni affollati scossi come in una centrifuga. Un terremoto di magnitudo 7.2 ha colpito Taiwan alle 7,58 del mattino di ieri: l’ora di punta. A Taipei e dintorni sono abituati ai fenomeni sismici Ma questo non è un terremoto come gli altri. “È il più forte che io abbia mai sentito, è la prima volta che ho avuto paura”, confessa Xiumei a tarda sera, in fila alla bancarella di un mercatino notturno. Aveva solo un anno quando il 21 settembre del 1999 una scossa devastante colpì Taiwan causando oltre 2400 morti. Stavolta, il bilancio è destinato a essere ben più contenuto.
A Taipei la vita pare già tornata normale, nonostante le decine di scosse di assestamento che si sono succedute per tutta la giornata e che, secondo le autorità, continueranno anche nei prossimi tre giorni. Soprattutto, nonostante una scossa che anche nella capitale è stata fortissima e molto prolungata. Gli appartamenti hanno ballato per quasi due minuti, compresi quelli ai piani inferiori. Molti sono stati messi a soqquadro. Eppure, l’epicentro era a Hualien, sulla costa orientale, oltre 200 chilometri a sud est.
Passata la mezzanotte, i morti ufficiali erano nove. Ma i dati sono provvisori, vista la presenza di oltre 900 feriti. Nella notte sono proseguite le operazioni di soccorso, nel tentativo di salvare le persone ancora intrappolate nei tunnel. In 70 sono rimasti bloccati in due miniere di carbone. Ci sono anche 50 dispersi, con cui le autorità hanno perso i contatti mentre viaggiavano in minibus nel parco nazionale di Taroko, i cui splendidi canyon e picchi rocciosi hanno subito diverse frane. Quasi mille turisti sono rimasti isolati tra le montagne, tre escursionisti e un autista sono morti.
A Hualien sono decine i palazzi crollati o inclinati. Le immagini che circolano su social e televisioni sono impressionanti. Danni anche all’importante base aerea dell’esercito, da dove gli F 16 si alzano quasi quotidianamente per intercettare le manovre dei jet cinesi: almeno sei sono stati danneggiati. La città è difficilmente raggiungibile. Alcuni segmenti della Suhua, la strada panoramica forse più celebre di Taiwan, sono crollati. I collegamenti con la parte settentrionale dell’isola sono interrotti e c’è chi si è spostato via nave. Poco più a sud, l’isola della Tartaruga è stata letteralmente spezzata in due: la sua “testa” è collassata in mare. Crolli e danni vengono segnalati anche in diverse altre contee. Meno grave la situazione a Taipei, dove sono comunque visibili i segni del sisma. Le insegne di alcuni edifici, compresa quella dell’Howard Plaza Hotel, si sono in parte staccate. All’ingresso di Liberty Square, proprio di fronte al memoriale di Chiang Kai-shek, sono spuntati dei detriti. A Nuova Taipei è stata osservata penzolare pericolosamente un pezzo della linea sopraelevata della metropolitana. In tutta l’isola, oltre 87 mila persone sono rimaste a lungo senza elettricità. Rallentamenti anche sulla connessione internet.
Eppure, il giro di vite sulle norme per l’edilizia avviato dopo la tragedia del 1999 pare aver evitato conseguenze peggiori. Trasporti e linee ferroviarie hanno ripreso a funzionare in poche ore, seppure non subito a pieno regime. A simboleggiare la resilienza dei taiwanesi, in diverse scuole gli studenti sono rientrati in classe solo poche decine di minuti dopo la scossa, talmente forte da essere stata avvertita nitidamente in diverse zone della Cina continentale, compresa Shanghai. Giappone e Filippine hanno emanato un’allerta tsunami, poi revocata.
Grande attenzione sui microchip. I colossi taiwanesi dominano il mercato nel comparto di fabbricazione e assemblaggio e nel mondo molti temono un impatto, memori della grave carenza del 2021 causata dalla grave siccità che colpì Taiwan. Il gigante Tsmc ha evacuato gli impianti in via precauzionale. Lo stesso hanno fatto praticamente tutte le altre aziende del settore. In serata, Tsmc ha ammesso il danneggiamento di “alcune apparecchiature, con ripercussioni sulle linee di produzione”. Ma ha provato poi a rassicurare: “Le macchine più importanti, tra cui tutte le apparecchiature per la litografia a ultravioletti, non hanno subito danni”. Nelle 10 ore successive al terremoto, il tasso di recupero delle attrezzature ha superato il 70%. i dipendenti, pronti al lungo fine settimana del Qingming festival, sono stati precettati. Si resta in fabbrica per recuperare il terreno perduto.
Di Lorenzo Lamperti
[Pubblicato su il Manifesto]
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.