La Corea del Nord (e del Sud) torna a fare capolino nell’intrigo dei rapporti asiatici. Cina e Giappone interpretano in diverso modo, anche di fronte a platee mondiali, quanto accade nel regno di Kim. E Seul chiede di discutere politicamente circa l’installazione del sistema di difesa Terminal High Altitude Area Defense (THAAD).Come riportato dai media internazionali, «Abe e il premier cinese Li Keqiang si sono rivolti ai leader mondiali in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite mercoledì, quasi due settimane dopo che la Corea del Nord ha condotto il suo quinto test nucleare in un decennio».
Abe ha invitato le potenze mondiali a «concentrare le forze e contrastare i piani della Corea del Nord». Non c’è alternativa, ha detto il presidente giapponese, «se non dire che la minaccia ha ormai raggiunto una dimensione del tutto diversa da ciò che è avvenuto fino ad oggi. Dobbiamo quindi rispondere a questo in un modo del tutto distinto da nostre risposte finora».
Li Keqiang, primo ministro cinese e massimo rappresentante di Pechino al summit di quest’anno, «non ha amplificato gli allarmi», secondo il Wall Street Journal e ha ribadito i precedenti appelli per il dialogo internazionale.
«Dobbiamo rimanere impegnati per la denuclearizzazione della penisola coreana, sostenere la pace e la stabilità nella penisola coreana e cercare consultazioni e soluzioni basati sul dialogo in modo da mantenere il regime internazionale di non proliferazione nucleare», ha detto Li, dando alla controversa sfida della sicurezza solo un breve cenno nel suo discorso di soli 20 minuti.
Ribadite dunque le distanze tra Pechino e Tokyo, nonostante le prime reazioni cinesi al test nucleare coreano fossero state molto negative, quasi a lasciare presagire una sicura critica che dalla dirigenza del Pcc è sicuramente giunta a Pyongyang.
Le «escandescenze» del leader coreano non giovano a Pechino impegnata a costruire una ragnatela di relazioni internazionali che provano a sotterrare le tante tensioni latenti.
Li ed Abe non hanno parlato solo di Corea, perché hanno anche affrontato un altro punto regionale particolarmente rilevante, ovvero, il Mar Cinese Meridionale.
«La Cina – ha detto il premier Li Keqiang – sostiene inoltre che le controversie, i diritti e gli interessi marittimi relativi territorio dovrebbero essere risolti attraverso il dialogo e il negoziato. Abbiamo bisogno di espandere il terreno comune, pur mantenendo le differenze e dare un contributo continuo alla pace e alla stabilità regionale».
Le rivendicazioni della Cina sono evidenziate dalla cosiddetta linea «dei nove punti» che è stata respinta da un tribunale internazionale questa estate. La Cina ha detto che non si atterrà alla decisione.
Abe ha esortato i paesi a rispettare il diritto internazionale: «Dovessero esserci controversie, la comunità internazionale deve rispettare rigorosamente i principi che gli stati devono fare le loro richieste sulla base del diritto internazionale, essi non devono usare la forza o la coercizione nel tentativo di guidare le loro richieste, e si dovrebbero adoperare per risolvere le controversie con mezzi pacifici».
Nel frattempo a Seul si discute del sistema anti missile concordato con gli americani: come riportato dal Global Times, «Il presidente dell’Assemblea nazionale Chung Sye-kyun ha detto in una conferenza stampa che una questione come il dispiegamento del Terminal High Altitude Area Defense (THAAD) dovrebbe essere discusso tra il governo e il parlamento in quanto è un importante affare di stato». Chung avrebbe sostenuto, secondo i media locali, che il governo «ha mantenuto un atteggiamento che non necessiterebbe di alcuna ratifica parlamentare, ma ha chiesto al governo di cambiare la sua posizione, dato che le situazioni sono cambiate».
Il ministero della difesa di Seoul sta considerando se cambiare il sito designato per l’unità di difesa missilistica USA dall’attuale contea Seongju nel sud-est Corea del Sud in un altro luogo lì vicino. Pechino nel frattempo osserva.
[Scritto per Eastonline]