A 25 anni dai fatti di Tiananmen, la commemorazione collettiva rimane ostacolata dai meccanismi della censura preventiva. Ma c’è chi, come sempre, trova dei bug nel sistema di controllo. Come ogni anno China Files dedica al 4 giugno un’attenzione speciale. #TAM25 raccoglie contenuti inediti e testimonianze dalla rete. Anche quest’anno per non dimenticare.
Un quarto di secolo di silenzio di Stato. La notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989 l’Esercito di liberazione popolare sparò sul popolo cinese per la prima e unica volta in sessantanni. Non è mai stata fatta chiarezza su quello che avvenne quella notte, né si conosce il numero e l’identità dei morti. E non sono pochi. Duecento accertati, più di duemila secondo altre stime. Sicuramente un’intera città messa a tacere con il terrore.
Neppure si conosce il numero delle persone arrestate o costrette a fuggire all’estero solo per aver preso parte a quel movimento che alla fine degli anni Ottanta chiedeva al Partito riforme economiche e politiche. Un movimento trasversale che era nato per denunciare la corruzione dilagante dei funzionari e partecipare attivamente alla costruzione della nuova Cina.
Quaranta giorni in piazza dei quali in Cina si accenna soltanto attraverso un giro di parole: “l’incidente del 4 giugno”. Un momento storico su cui pone le basi il gigante che si appresta a diventare la prima economia del mondo. Al grido di “arricchirsi è glorioso”, il Partito comunista ha stretto un patto faustiano con i cittadini cinesi: nessuno ricordi e tutti vivremo meglio. La sfida è quella di trasformare le masse in consumatori prima che reclamino il loro essere cittadini.
Ma l’avvento di internet accorcia sempre più le distanze. Sono oramai 600 milioni i cinesi che accedono alla rete. Certo, quelli che fanno politica rimangono una minoranza. Ma una minoranza temuta. Se si digita 1989 su Baike, la Wikipedia cinese, appariranno soltanto due voci: “numero compreso tra il 1988 e il 1990” e “nome di un virus informatico”.
Il termine "Tiananmen", inserito su un qualsiasi motore di ricerca all’interno della Repubblica popolare, restituisce solo immagini e informazioni turistiche sul centro di Pechino. Censurati tutti i numeri che potrebbero alludere alla data: 4, 6, 89, 1989, 35 maggio, 65 aprile. Gli scorsi anni, nei giorni dell’anniversario, la ricerca di semplici parole come “oggi”, “domani” e “ieri” non davano alcun risultato. Addirittura le emoticon con la candela erano state disattivate dalle piattaforme di chat.
Nel mese che precede l’anniversario, al controllo virtuale si aggiunge quello della polizia in carne e ossa. Dall’inizio di maggio sono almeno 30 le persone legate a Tian’anmen o al suo ricordo che sono scomparse: arrestate o private di importanti spazi di libertà. Ma alla repressione e alla censura la rete risponde con creatività.
Quest’anno sotto l’hashtag #tam25 molti cinesi stanno diffondendo selfie. Si coprono il volto con le mani e con le braccia. E con un pennarello rosso si scrivono sul corpo quello che non gli è permesso di scrivere online: 4 giugno, 25 anni di falsità. Postano anche le foto degli intellettuali arrestati e di della protesta che tanti anni fa è stata repressa nel sangue.
Questa Cina, sembrano dire, è una Repubblica popolare fondata su un’amnesia collettiva.
Lo speciale #TAM25 di China Files è composto da:
#TAM25 – Una strage e una biblioteca
Chi ha dimenticato piazza Tian’anmen? Chi, testimone vicino e lontano di quel 4 giugno 1989, è riuscito ad archiviarne l’ombra molle, la voce sempre più flebile dei fucili, degli scoppi, delle urla di un’intera nazione allora uniti in un unico coro? Quanti testimoni di quell’evento sono ancora oggi disposti a essere tali? La biblioteca dei ricordi.
#TAM25 – Hong Kong in piazza per non dimenticare
Il primo giugno circa 3mila persone hanno marciato per celebrare il 25esimo anniversario della repressione di piazza Tian’anmen. Secondo la polizia erano 1900, niente rispetto alle 8mila che erano scese in piazza nel 2009 per celebrare il ventesimo anniversario. Il racconto della manifestazione per immagini, in presa diretta.
#TAM25 – In fuga da Tian’anmen
Operazione Yellow Bird: per la prima volta in 25 anni escono i dettagli sulla fuga dei "dissidenti". Almeno 500 attivisti sarebbero stati portati illegalmente nell’ex colonia britannica, da dove poi avrebbero chiesto asilo all’estero. Tra questi i leader studenteschi Wu’er Kaixi, Chai Ling e Feng Congde. Dietro le quinte l’Alleanza di Hong Kong, le triadi e il consolato francese.
#TAM25 – A Hong Kong il primo museo ‘4 giugno’
In Cina viene censurata ogni notizia sul massacro degli studenti durante le proteste dell’89, non ad Hong Kong. Qui, per onorare il ricordo del 4 giugno, ogni anno si organizza una marcia e una veglia. E quest’anno, tra mille polemiche, l’Alleanza in supporto dei movimenti patriottici e democratici in Cina ha inaugurato il primo museo che ripercorre quegli eventi. Una visita per immagini.
#TAM25 – Cosa resta di Tian’anmen
La memoria, spesso distorta, e l’amnesia. L’incompletezza dei dati e il solito rito di controllo diffuso, con polizia e giornalisti stranieri che giocano a guardie e ladri. La Pechino del giugno 2014 è un altro mondo rispetto a quella di quei giorni dell’89, ma lo spettro di Tian’anmen continua ad aleggiare. Spesso, proprio a causa delle autorità.
#TAM25 – Il prezzo del benessere
Il 4 giugno 1989 è stato il trionfo del patto di Deng Xiaoping: diventerete ricchi, ma non vi occuperete mai più di politica. Dopo 25 anni, il ricordo di quel giorno segna il divario tra la memoria globale – la grande protesta cinese trasmessa in mondovisione – e quella cinese, dove l’89 è passato alla storia come "un anno economicamente difficile".
#TAM25 – Caratteri Cinesi: ‘un altro giorno che non esiste’
I commenti dei netizen spariscono in pochi minuti da Weibo. La censura online quest’anno è particolarmente intensa. L’anniversario è importante. Dai fatti di Tian’anmen sono passati venticinque anni. Gli internauti cercano espressioni velate per commemorare, inventano compleanni e giri di parole. Qualcuno suggerisce di spostarsi a pubblicare su WeChat. "Dentro e fuori il muro ci sono sempre più due mondi diversi". Caratteri Cinesi vi porta al di là del Grande Firewall.
#TAM25 – Il video: Sound of Silence
Sulle note della celeberrima canzone di Simon and Garfunkel, l’utente sofunny ha pubblicato sulla piattaforma Vimeo una videoanimazione che ripercorre in tre minuti i 25 anni che separano i fatti di Tian’anmen dai giorni nostri. Noi l’abbiamo vista e c’è venuta la pelle d’oca.
**Anche l’anno scorso China Files ha ricordato Tian’anmen con uno speciale. Potete ritrovare la voce di un Nobel e quella di una madre, il ricordo e la censura sul web cinese, le parole di Bao Tong e quelle di Fred Engst, un americano nato nella Cina maoista che non abbandona le vecchie ideologie. E ancora lo stretto legame tra poesia e memoria e l’allegoria crudele che vede il padre uccidere il figlio per conservare il proprio potere.
[L’articolo è stato scritto per Pagina99]