In Cina viene censurata ogni notizia sul massacro degli studenti durante le proteste dell’89, non ad Hong Kong. Qui, per onorare il ricordo del 4 giugno, ogni anno si organizza una marcia e una veglia. E quest’anno, tra mille polemiche, l’Alleanza in supporto dei movimenti patriottici e democratici in Cina ha inaugurato il primo museo che ripercorre quegli eventi. Una visita per immagini. Il primo museo commemorativo per le proteste di piazza Tian’anmen del 1989 è stato inaugurato lo scorso 26 aprile a Hong Kong.
Non facilissimo da trovare, il museo si trova al quinto piano del Foo Hoo Centre in Austin Avenue a Tsim Sha Tsui, Hong Kong. Il percorso inizia con un corridoio che ripercorre la cronologia degli eventi con testimonianze, articoli di giornale, fotografie che cominciano dalla morte di Hu Yaobang, ex segretario generale del Pcc. Dopo i funerali di stato, gli studenti di Pechino scesero in piazza per chiedere al governo la riabilitazione della figura di Hu Yaobang e iniziarono a manifestare per denunciare il nepotismo dei vecchi quadri di partito e la corruzione, per richiedere democrazia e libertà di stampa e di espressione.
L’editoriale del 26 aprile del Renmin Ribao (Quotidiano del popolo) che titola: "è necessario opporsi risolutamente ai disordini". L’editoriale, a firma di Deng Xiaoping, accusava gli studenti di complottare contro lo Stato e minacciare la stabilità del paese con le agitazioni di piazza.
"Mamma ho fame ma non mi va giù"
Il 13 maggio 1989 gli studenti iniziano lo sciopero della fame
Riproduzione della "Dea della democrazia", realizzata dagli studenti dell’Accademia Centrale delle Belle Arti e innalzata il 30 maggio al centro della piazza Tian’anmen di fronte al ritratto di Mao.
Il museo ha anche una biblioteca con testi in cinese e inglese, una sala per video proiezioni e una mappa interattiva dei luoghi delle morti di studenti e civili.
Dopo la visita, ci sono anche gadget in vendita. Per la maggior parte, articoli con l’immagine e le poesie di Liu Xiaobo, magliette con le firme di Chai Ling e Wang Dan, due dei leader del movimento studentesco. Con l’apertura del museo, l’Alleanza in supporto dei movimenti patriottici e democratici in Cina intende favorire "la liberazione dei dissidenti, la "riabilitazione" del movimento del quattro giugno, il riconoscimento delle responsabilità del massacro, la fine della dittatura monopartitica in Cina e l’instaurazione di un governo democratico".