Barricate, striscioni gialli, chitarre e musica. Mentre il governo del Kuomintang cerca di far passare in parlamento un accordo commerciale con Pechino, centinaia di giovani manifestanti denunciano la crescente ingerenza di Pechino negli affari interni di Taipei. E continuano a raccogliere il supporto popolare. Occupy il parlamento. Barricate con le sedie parlamentari, striscioni gialli, chitarre e musica. Circa 200 studenti taiwanesi hanno scelto questa forma di lotta per opporsi agli accordi commerciali che l’isola sta stipulando con la Repubblica popolare. Denunciano che con questo tipo di accordi di fatto si sta permettendo un’influenza sempre maggiore al Governo cinese negli affari interni. La polizia ha provato a tirarli fuori tre volte senza riuscirsi.
Al momento il bilancio è di quattro studenti arrestati e 38 funzionari feriti. Una folla di circa 10mila persone (dati della questura) si è radunata ieri sera fuori dal palazzo in segno di solidarietà. E nella notte si sono affacciati anche i leader delle proteste studentesche cinesi del 1989, quelle passate alla storia come il massacro degli studenti di piazza Tian’anmen.
Gli studenti taiwanesi che occupano il parlamento dell’isola hanno chiesto al presidente Ma Ying-jeou di fermare un controverso patto commerciale sui servizi attraverso lo stretto. Chen Wei-ting, uno dei leader della protesta, ha dichiarato che il presidente Ma "deve impegnarsi a ritirare l’accordo" che sta passando in parlamento.
Nella sua opinione dovrebbe anche approvare una legge che permetta di revisionare tutti i patti già stipulati tra il continente e Taiwan. Secondo gli studenti il governo taiwanese non dovrebbe “negoziare o firmare alcun patto con il governo cinese prima che questo disegno di legge sia approvato”.
Il punto è che il Partito nazionalista Kuomintang ha voluto accelerare sull’accordo commerciale tra le due sponde dello stretto e lunedì scorso ha sottoposto l’intero pacchetto legislativo a una sessione parlamentare plenaria. Così facendo avrebbe violato un accordo precedentemente stipulato con i partiti di opposizione. Si sarebbe infatti precedentemente impegnato a sottoporre al parlamento taiwanese i disegni di legge in cui si dovrebbero tradurre i patti con la Repubblica popolare articolo per articolo. Permettendo così alle opposizioni di fare dei distinguo.
L’accordo è stato firmato nel giugno dello scorso anno, come un follow-up dell’Accordo quadro di cooperazione economica firmato nel 2010 dai due paesi. Ancora però non era stato ratificato dai membri del parlamento. La ratifica permetterebbe ai due paesi di investire più liberamente nei rispettivi mercati e, soprattutto, nel settore dei servizi.
La Repubblica popolare è di fatto il maggiore partner commerciale di Taiwan. Le relazioni tra i due paesi sono migliorate molto nonostante la Repubblica popolare consideri Taiwan parte del suo territorio dal 1949 e pensi che sia un’altra regione amministrabile sotto il principio “un paese, due sistemi”.
L’ agenzia di stampa taiwanese ha descritto che l’occupazione dell’aula parlamentare come un fatto “senza precedenti” e ha seguito la folla che si continua a raccogliere di fronte al palazzo in segno di solidarietà per gli studenti barricati all’interno. E sempre in piazza sono arrivati 40 professori universitari a esprimere il loro punto di vista e a dare autorevolezza al movimento che si fa più consistente di ora in ora.
Dall’aula occupata hanno intanto lanciato un ultimatum al governo: se non risolveranno la situazione intraprenderanno azioni ancora più importanti. Secondo le stime della polizia, ieri notte la folla radunatasi in loro supporto superava le 10mila persone.
E nella notte, per la precisione alle due, si sarebbe presentato anche Wuer Kaixi, uno degli studenti leader delle proteste culminate nel bagno di sangue di Piazza Tiananmen del 1989. “Questa è un’azione al cento per cento democratica – avrebbe affermato di fronte alla folla – ammiro gli studenti taiwanesi e, se fossi il premier Jiang Yi-huah, chiederei le dimissioni del presidente Ma”.
Poco più tardi Wang Dan, un altro leader del movimento degli studenti di Tian’anmen si è affacciato in piazza. Wang si è però rifiutato di aggiungere qualsiasi commento.
Dall’altra parte dello stretto la protesta è stata seguita con attenzione sui social media. Le immagini degli studenti all’interno del Parlamento sono diventate virali e hanno spinto molti internauti cinesi a chiedersi se è questa la democrazia che vogliono per il loro paese.
Alcuni, commentando, l’imponente aula parlamentare trasformata in fortino dagli studenti che vi si sono accampati dentro, hanno paragonato questi giovani taiwanesi alle guardie rosse che hai tempi di Mao vandalizzavano le scuole con la scusa di mettere in discussione l’autorità. Di tutt’altra opinione gli hongkonghesi.
“Non lasciate che Taiwan diventi un’altra Hong Kong”, ha scritto un’internauta commentando l’articolo online della Bbc. Ora tutto sta a vedere come andrà a finire.
[Scritto per Letter43; foto credits: Getty Images]