Kaohsiung torna al Democratic Progressive Party. Ferragosto alle urne per la seconda città di Taiwan, dove si votava per decidere il sindaco chiamato a prendere il posto di Han Kuo-yu, candidato alle presidenziali di gennaio e rimosso dal ruolo di primo cittadino a giugno. La città, che ospita il principale porto dell’isola (nonché uno dei più importanti del sud est asiatico), era sempre stata un feudo dei democratici prima dell’exploit del Kuomintang nel 2018, ottenuto con toni populisti in un momento di crisi economica.
Il nuovo sindaco sarà Chen Chi-mai, che sbaraglia la concorrenza con il 70 per cento delle preferenze. La vittoria appariva scontata, ma le proporzioni superano anche le attese. La sensazione è che il voto è stato più che altro punitivo per un KMT che resta in uno stato confusionario anche a livello locale. La candidata nazionalista Li Mei-jhen, che si è fermata al 26 per cento, non è stata in grado di presentare una proposta chiara e soprattutto non ha chiarito il suo rapporto con Han, prendendone più volte le distanze ma in altre occasioni richiamando le politiche della sua amministrazione. Come il suo predecessore, si è resa protagonista di promesse difficili da realizzare, come per esempio quella di ospitare gli Asian Games (dopo che a Kaohsiung si sono svolti i World Games del 2009).
Chen è riuscito a vincere nonostante dopo l’annuncio della sua candidatura fossero state espresse alcune perplessità. Sempre lui era infatti uscito sconfitto di nove punti dalle elezioni del 2018 contro Han ed era poi stato scelto come vice premier. Il ko del 2018 era stato vissuto come un vero e proprio fallimento dal DPP, che governava la città da 20 anni ed era reduce dalla lunga era di Chen Chu, icona della politica taiwanese la cui recente nomina in un organo governativo ha scatenato le proteste dell’opposizione.
In campagna elettorale, Chen ha promesso di rivedere il sistema del trasporto pubblico di Kaohsiung, la cui scarsa capillarità è una delle cause di un alto tasso di incidenti stradali, di ampliare la rete ferroviaria e di attrarre aziende e business. Chen ha poi insistito sul fatto che da sindaco avrebbe potuto far pesare i suoi rapporti privilegiati con il governo centrale per avere maggiori concessioni per la città.
Il tema dominante è e sarà comunque quello della riconversione di Kaohsiung. Importante hub industriale e sede di grandi stabilimenti siderurgici, la seconda città di Taiwan ha subito un ridimensionamento negli ultimi anni e deve ancora trovare la sua nuova collocazione. Chen insiste sul lato business, anche se la contemporanea presenza di parchi industriali e incubatori in altre città come Taipei, Hsinchu e la vicina Tainan non rende facile l’impresa.
Il terzo incomodo delle elezioni locali, Wu Yi-jheng (sostenuto dal Taiwan People’s Party di Ko Wen-je e dal People First Party), ha ottenuto solo il 4 per cento delle preferenze ma proponeva un approccio differente. La sua visione era quella di una Kaohsiung giovane e “cool”, che mettesse al centro la sharing economy e creasse un ecosistema accogliente per giovani e artisti.
Non è bastato. Kaohsiung torna al DPP, che amplia anche a livello locale la sua presa su Formosa.Kaohsiung torna al Democratic Progressive Party. Ferragosto alle urne per la seconda città di Taiwan, dove si votava per decidere il sindaco chiamato a prendere il posto di Han Kuo-yu, candidato alle presidenziali di gennaio e rimosso dal ruolo di primo cittadino a giugno (ne avevamo scritto qui). La città, che ospita il principale porto dell’isola (nonché uno dei più importanti del sud est asiatico), era sempre stata un feudo dei democratici prima dell’exploit del Kuomintang nel 2018, ottenuto con toni populisti in un momento di crisi economica.
Il nuovo sindaco sarà Chen Chi-mai, che sbaraglia la concorrenza con il 70 per cento delle preferenze. La vittoria appariva scontata, ma le proporzioni superano anche le attese. La sensazione è che il voto è stato più che altro punitivo per un KMT che resta in uno stato confusionario anche a livello locale. La candidata nazionalista Li Mei-jhen, che si è fermata al 26 per cento, non è stata in grado di presentare una proposta chiara e soprattutto non ha chiarito il suo rapporto con Han, prendendone più volte le distanze ma in altre occasioni richiamando le politiche della sua amministrazione. Come il suo predecessore, si è resa protagonista di promesse difficili da realizzare, come per esempio quella di ospitare gli Asian Games (dopo che a Kaohsiung si sono svolti i World Games del 2009).
Chen è riuscito a vincere nonostante dopo l’annuncio della sua candidatura fossero state espresse alcune perplessità. Sempre lui era infatti uscito sconfitto di nove punti dalle elezioni del 2018 contro Han ed era poi stato scelto come vice premier. Il ko del 2018 era stato vissuto come un vero e proprio fallimento dal DPP, che governava la città da 20 anni ed era reduce dalla lunga era di Chen Chu, icona della politica taiwanese la cui recente nomina in un organo governativo ha scatenato le proteste dell’opposizione (ne abbiamo parlato qui).
In campagna elettorale, Chen ha promesso di rivedere il sistema del trasporto pubblico di Kaohsiung, la cui scarsa capillarità è una delle cause di un alto tasso di incidenti stradali, di ampliare la rete ferroviaria e di attrarre aziende e business. Chen ha poi insistito sul fatto che da sindaco avrebbe potuto far pesare i suoi rapporti privilegiati con il governo centrale per avere maggiori concessioni per la città.
Il tema dominante è e sarà comunque quello della riconversione di Kaohsiung. Importante hub industriale e sede di grandi stabilimenti siderurgici, la seconda città di Taiwan ha subito un ridimensionamento negli ultimi anni e deve ancora trovare la sua nuova collocazione. Chen insiste sul lato business, anche se la contemporanea presenza di parchi industriali e incubatori in altre città come Taipei, Hsinchu e la vicina Tainan non rende facile l’impresa.
Il terzo incomodo delle elezioni locali, Wu Yi-jheng (sostenuto dal Taiwan People’s Party di Ko Wen-je e dal People First Party), ha ottenuto solo il 4 per cento delle preferenze ma proponeva un approccio differente. La sua visione era quella di una Kaohsiung giovane e “cool”, che mettesse al centro la sharing economy e creasse un ecosistema accogliente per giovani e artisti.
Non è bastato. Kaohsiung torna al DPP, che amplia anche a livello locale la sua presa su Formosa.
[Pubblicto su Affaritaliani]Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.