I Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022 visti da Taipei. La querelle con il Cio sulla partecipazione alla cerimonia di inaugurazione. Il caso dell’atleta che si allena in divisa cinese. La questione del nome “Taipei Cinese”. E poi strategia militare, il ponte dal Fujian, Slovenia e semiconduttori taiwanesi in Germania. La rassegna di Lorenzo Lamperti con le ultime notizie da Taipei (e dintorni)
Nel 2008 a Pechino erano in 80, stavolta in 4. Una di loro è anche finita al centro di uno scandalo social per aver indossato una divisa della squadra olimpica cinese durante un allenamento. E hanno sfilato allo stadio nazionale noto come “nido d’uccello” per la cerimonia di inaugurazione diretta dal grande regista Zhang Yimou (del suo ultimo film e del significato all’interno del patriottismo cinematografico cinese ne ho scritto per Wired).
I numeri
Appare a dir poco complicato che gli atleti taiwanesi riescano a conquistare una medaglia ai Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022. Mai la squadra olimpica di Taipei ha vinto una medaglia durante le Olimpiadi invernali. Non è certo un mistero la scarsa propensione verso gli sport su neve e ghiaccio degli atleti taiwanesi, che invece hanno fatto registrare il record storico di medaglie alle Olimpiadi di Tokyo 2020, svoltesi in ritardo di un anno a causa della pandemia. Ben 12 (anche se alcuni media cinesi erano state attribuite alla Repubblica Popolare in un medagliere Beijing style, ne avevo scritto qui), oltre il doppio il precedente record di 5 medaglie ad Atene 2004. Nel 2008, i Giochi del ritorno della Cina sul palcoscenico globale, le medaglie erano invece state 4 (una d’oro, con la sollevatrice pesi Chen Wei-ling che scalò dal bronzo al metallo più pregiato dopo la squalifica delle due rivali).
La cerimonia
Questo dovrebbe far capire che i taiwanesi non aspettavano esattamente con ansia l’avvio dei Giochi Olimpici Invernali. Eppure, due episodi hanno fatto alzare l’attenzione dell’opinione pubblico sull’evento a cinque cerchi. Il primo: la querelle con il Comitato Olimpico Internazionale sulla partecipazione alle cerimonie di inaugurazione e chiusura dei Giochi. Taiwan ha deciso di ridurre all’essenziale la sua rappresentanza ai Giochi, ai quali partecipa come in tutte le competizioni sportive internazionali col nome di Taipei Cinese.
Dopo aver annunciato in anticipo che non avrebbe inviato rappresentanti diplomatici, Taipei aveva fatto sapere che i suoi atleti non avrebbero preso parte alla cerimonia di inaugurazione. Ufficialmente erano state citate ragioni legate alla pandemia da Covid-19 e a un ritardo nel programma dei voli, ma l’annuncio è arrivato dopo che un portavoce dell’Ufficio degli Affari di Taiwan di Pechino ha chiamato il team olimpico “Taipei, Cina”.
Ma il Cio ha ribadito più volte Taipei che la presenza alla cerimonia di apertura era obbligatoria. Il C0mitato olimpico di Taipei ha confermato di aver ricevuto “diversi avvisi” dal Cio sull’obbligatorietà della partecipazione e alla fine ha desistito, dando via libera alla sfilata dei suoi quattro atleti. Ne ho parlato anche su Instagram.
In tribuna, invece, era presente Hung Xiuzhu, la ex presidente del Guomindang, il partito nazionalista oggi principale forza d’opposizione a Taiwan. Hung si è detta “felice” e “onorata” dell’invito ai Giochi e ha auspicato che la “fiamma olimpica possa brillare sullo Stretto ed eliminare gradualmente le attuali divergenze” tra le parti.
Il nome: Taipei Cinese
Il caso Huang Yu-ting
C’è poi un’altra vicenda che ha attirato l’attenzione dei taiwanesi in riferimento ai Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022. Si tratta del caso di Huang Yu-ting, La skater ha attirato su di sé tantissime critiche dopo aver pubblicato un video su Instagram che la ritrae mentre indossa l’uniforme della squadra cinese di speedkating durante l’allenamento in vista delle gare. Huang ha poi scritto su Facebook di aver rimosso il video dopo “aver ricevuto troppi commenti inutili e offensivi”.
“Lo sport è sport. Non c’è nazionalità nel mondo dello sport. Ogni atleta è un amico quando non siamo in competizione l’uno contro l’altro”, ha scritto. Una affermazione sulla linea del governo cinese che ha ripetuto più volte in questi mesi di “non politicizzare” l’evento sportivo. “Non dovete tifare per me, ma ricordatevi di tifare per gli atleti che sostenete. Gli sport invernali non sono popolari a Taiwan, ma Taiwan ha atleti che competono alle Olimpiadi invernali. Non dimenticate di fare il tifo per loro. Credo che apprezzeranno il vostro sostegno”, ha concluso.
Il vice direttore generale dell’amministrazione dello sport Lin Che-hung ha detto che Huang ha spiegato la situazione alla delegazione taiwanese. “Ci ha detto che lei e la sua amica si sono incontrate durante un allenamento in Germania nel 2016 ed erano felici di potersi riunire a Pechino. Non ci ha pensato molto quando ha indossato quella divisa. Abbiamo accettato le scuse di Huang e lei rimane qualificata per rappresentare Taiwan” ai Giochi, ha detto Lin, aggiungendo che allenatori e atleti dovrebbero comunque essere più cauti con le loro dichiarazioni sui social media e su azioni che possono colpire i sentimenti dell’opinione pubblica.
Altre cose
Calcio. Restiamo allo sport. Domenica 6 febbraio si chiude l’edizione 2022 della Coppa d’Asia di calcio femminile in India. La finale sarà tra Cina e Corea del sud. La nazionale taiwanese, invece, si gioca la qualificazione ai mondiali del 2023 in Australia e Nuova Zelanda contro il Vietnam. Alla selezione taiwanese, anche qui in competizione col nome di Taipei Cinese, basta un pareggio dopo aver battuto 3-0 la Thailandia nella seconda gara del triangolare tra le sconfitte dei quarti di finale (l’Australia, battuta dalla Corea del sud, è qualificata di diritto come paese ospitante). Ai quarti tre rigori sbagliati in modo consecutivo erano costati l’eliminazione dalle Filippine.
Strategia militare. La Cina proverà a invadere Taiwan entro il 2027, secondo quanto affermato a Nikkei Asia da Jin Canrong, influente docente di studi internazionali all’università Renmin. L’accademico è un consigliere del governo e un falco in politica estera. Anche Foreign Affairs crede ai tamburi di guerra e propone un lungo articolo sulle possibili contromosse da adottare da parte degli Stati Uniti nel Pacifico per difendere Taipei. Tra le quali si cita anche la necessità di approfondire i rapporti con i piccoli stati insulari del Pacifico meridionale.
Da Kiev a Taipei passando per il Fujian. Settimana scorsa abbiamo parlato diffusamente delle similitudini e delle (tante) differenze tra il dossier ucraino e quello taiwanese. Dopo l’avvertimento dell’ambasciatore di Pechino a Washington sulla “polveriera” taiwanese ne ho scritto anche per il Manifesto (qui). Pechino intanto afferma di voler costruire un ponte nel sud-est della Cina dal Fujian al territorio taiwanese entro il 2035. Una sorta di inglobamento di fatto che rientra nell’alveo dell’arsenale “normativo” che Pechino vorrebbe estendere su Taiwan.
Slovenia is the new Lithuania? I funzionari sloveni stanno cercando di evitare una potenziale disputa con la Cina, chiarendo che qualsiasi presenza diplomatica taiwanese nel paese europeo si riferirà a “Taipei” piuttosto che a “Taiwan”. La mossa, spiega Finbarr Bermingham, arriva tra le speculazioni che Lubiana avrebbe seguito la Lituania nell’ospitare un “ufficio di rappresentanza taiwanese”, visto da Pechino come una violazione della politica di una sola Cina. Ma un portavoce del ministero degli Esteri ha confermato che se un tale ufficio dovesse aprire a Lubiana, porterebbe il nome “Taipei” piuttosto che “Taiwan” o “taiwanese”.
Di Lorenzo Lamperti
Taiwan Files 29.01.22 – La Cina osserva la Russia in Ucraina, ma Taipei non è Kiev
Taiwan Files 22.01.22 – Il multiverso di Taiwan. Intervista ad Audrey Tang
Taiwan Files 15.01.22 – Commercio, sicurezza nazionale, sondaggi Chengchi, chip, diritti civili
Taiwan Files 08.01.22 – Arcobaleni, zero Covid, estradizioni, Xi/Tsai
Qui per recuperare tutte le puntate di Taiwan Files
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.