Similitudini e differenze tra il dossier ucraino e quello taiwanese. Il ruolo dei semiconduttori per Mosca e sulla crescita del pil di Taipei. Lai in Honduras, Gmd a Washington. Tormenti lituani, Tsai commemora il figlio di Chiang. Polemiche sul Taipei Pass. Soldati fantasma. La rassegna di Lorenzo Lamperti con le ultime notizie da Taipei (e dintorni)
Taiwan ha affrontato “minacce militari e intimidazioni dalla Cina per molto tempo. Pertanto, ci immedesimiamo nella situazione dell’Ucraina e sosteniamo anche gli sforzi di tutte le parti per mantenere la sicurezza regionale”. Parola di Tsai Ing-wen, la presidente taiwanese che ha dichiarato di provare “empatia” nei confronti dell’Ucraina. Un tema sul quale la stessa Tsai ha ordinato l’istituzione di una task force dedicata.
Il vento che tira è un po’ questo, in un’equazione un po’ affrettata: Taiwan nuova Ucraina. D’altronde, mette tutto il mondo parla di Kiev sono riprese le incursioni aeree dell’Esercito popolare di liberazione nello spazio di identificazione di difesa aerea di Tapei. Domenica scorsa, in particolare, è stata registrata una maxi incursione aerea di 39 velivoli dell’esercito cinese. Si tratta della più vasta dallo scorso ottobre, nella famosa settimana delle due feste nazionali. Nei giorni successivi nuova incursione con 13 aerei. Lunedì, tra l’altro, sono stati utilizzati anche due aerei J-16, jet da guerra elettronica in grado di lanciare attacchi diretti e interferire con i sistemi radar a corto raggio, hanno detto gli osservatori.
La mossa di Pechino arriva in risposta alle esercitazioni navali Usa-Giappone che hanno visto coinvolte tre portaerei di Washington nei pressi di Taiwan. Ma anche all’accelerazione sulla vendita di nuovi jet F-16, la nuova legge sul sostegno alla guerra asimmetrica (mentre Taiwan cerca di diventare una fortezza). Coinvolto anche il Giappone, visto che nei giorni scorsi si è tenuto il primo vertice interparlamentare sulla sicurezza Tokyo-Taipei. Intanto il Congresso americano prepara una nuova legge bipartisan sui rapporti con la Cina che include anche il cambio di nome dell’ambasciata taiwanese de facto a Washington con l’introduzione della parola chiave “Taiwan”, seguendo lo schema che ha fatto saltare i rapporti tra Cina e Lituania.
“La Cina sta guardando molto, molto da vicino, la situazione ucraina non c’è dubbio su questo”, ha detto l’ammiraglio in pensione Lee Hsi-min, senior fellow al Project 2049 Institute, un think tank con sede a Arlington. “Non importa i risultati del in Ucraina, non credo che ci sarà un’immediata invasione su larga scala di Taiwan, ma se scoprono che questa tattica funziona per la Russia, potrebbero cercare di prendere una delle isole offshore di Taiwan“. Per esempio Kinmen, che ho raccontato in un reportage qualche mese fa.
Ma tracciare un parallelo diretto tra Kiev e Taipei non è semplice. Scrive The Economist: “Gli studiosi cinesi di solito brontolano quando gli stranieri dubitano che la Cina sia qualcosa di diverso da un gigante amante della pace. Tali accademici hanno anche il dovere di rifiutare i paragoni tra le invasioni straniere e un assalto a Taiwan, il cui destino la Cina considera una questione interna. In modo più convincente, gli esperti cinesi sembrano sinceramente insultati dall’idea che il conflitto in Ucraina possa costituire un precedente per qualcosa di così grave come una guerra su Taiwan. Non nascondono la loro convinzione che la Russia semplicemente non conti per l’America quanto conta la Cina”.
Intanto, arriva un avvertimento inusualmente diretto dal nuovo ambasciatore di Pechino a Washington. Cina e Stati Uniti potrebbero doversi confrontare in un “conflitto militare” sul futuro di Taiwan, che è “un’enorme polveriera” ha detto Qin Gang in un’intervista alla National Public Radio, in cui ha parlato con inusuale franchezza. Qin, che ha assunto il suo incarico a Washington lo scorso luglio, ha aggiunto che se le autorità taiwanesi, “incoraggiate dagli Stati Uniti”, continueranno a percorrere la strada dell’indipendenza, molto probabilmente questo si tradurrà in un conflitto militare tra Cina e Stati Uniti.
Da leggere sull’argomento Kharis Templeman, che su War on the Rocks fa un’analisi su similitudini e soprattutto differenze tra Ucraina e Taiwan. Templeman sottolinea anche il diverso grado di coinvolgimento degli Stati Uniti sul dossier ucraino e su quello taiwanese, concludendo che a Washington non serve combattere la Russia in Ucraina per continuare a difendere Taiwan.
Intanto, al ventesimo congresso del Partito comunista cinese, quello della terza incoronazione di Xi Jinping, dovrebbe essere presentato un piano sulla “questione Taiwan nella nuova era”. Nell’attesa si invita la provincia meridionale del Fujian a proseguire nel tentativo di approfondire i legami con i “compatrioti taiwanesi” non allineati al Partito democratico progressista al governo.
A causa delle tensioni rischia però di saltare il forum annuale tra le città gemellate Taipei e Shanghai. Non verranno inviati funzionari taiwanesi ai Giochi Olimpici Invernali di Pechino, al via il 4 febbraio.
Il ruolo dei chip e crescita taiwanese
Tra le possibili conseguenze di un’invasione russa in Ucraina ci sarebbe anche l’ipotesi di un blocco delle esportazioni di semiconduttori verso le aziende di Mosca. In qualche modo la questione riguarda anche Taiwan, visto che tra i tantissimi clienti sparsi per tutto il mondo il gigante TSMC esporta microchip poi utilizzati anche dall’esercito russo. Non a caso, la Casa Bianca ventila l’ipotesi di bloccare le esportazioni da Taipei a Mosca, come già fatto nel 2020 in direzione di Huawei e altre entità cinesi con legami militari.
Le valutazioni geopolitiche sui semiconduttori e sulla dipendenza globale da Taiwan si stanno facendo sempre più diffuse, mentre Washington cerca di contenere l’ascesa di Pechino in un settore sempre più strategico. Qui un report sul tema dei chip, qui un mio pezzo recente sulla “montagna di chip che difende Taiwan”, vale a dire sul ruolo geopolitico e diplomatico dell’industria dei semiconduttori.
Il ruolo delle esportazioni di semiconduttori è molto rilevante nell’ottima performance dell’economia taiwanese, che nel 2021 è cresciuta del 6,28%. Sopra le attese che prevedevano un +6,09% e percentuale di crescita più sostenuta degli ultimi 11 anni.
Incontro tra vicepresidenti. Gmd a Washington e tormenti lituani
Il vicepresidente taiwanese William Lai è stato in Honduras per l’inaugurazione della nuova presidente Xiomara Castro. In campagna elettorale, Castro aveva paventato la possibilità di instaurare rapporti diplomatici ufficiali con Pechino a scapito di Taipei. Intenzione poi smentita subito dopo la sua elezione, ufficialmente durante l’insediamento. Pechino ha osservato anche gli incontri di Lai, che prima si è fermato per uno scalo in California e ha visto alcuni deputati e poi (soprattutto) si è scambiato alcune parole con la vicepresidente Kamala Harris direttamente in Honduras.
Il principale partito di opposizione taiwanese, il Guomindang di Eric Chu, sta per aprire una propria sede a Washington. Il tentativo è quello di mostrare un’equidistanza tra Cina e Stati Uniti, rendendosi potabili anche alla Casa Bianca in vista delle elezioni presidenziali del 2024.
I funzionari lituani, cercando di disinnescare una disputa con la Cina, starebbero discutendo se chiedere alle loro controparti taiwanesi di modificare la traduzione cinese del nome dell’ambasciata de-facto di Taiwan a Vilnius. Se la Lituania facesse davvero marcia indietro, la Cina sarà sicura di aver fatto un buon lavoro sulla Lituania, dando all’Ue e a tutti gli altri una “lezione”. I media di Stato, intanto, fanno sapere a Vilnius che non basterà cambiare il nome ma bisognerà anche chiedere scusa e adoperarsi per correggere l’errore e non farlo ripetere da altri. Pechino vede, o quantomeno descrive, Berlino come una possibile sponda. Intanto, però, Bruxelles ricorre all’Organizzazione mondiale del commercio sul trattamento riservato da Pechino alla Lituania e rilancia il gruppo di amicizia interparlamentare con Taipei.
Pechino ha già iniziato il pressing anche sulla Slovenia, che a sua volta si avvicina a Taipei.
Altre cose: Tsai commemora Chiang Jr., polemiche sul Taipei Pass
Lo scorso fine settimana Tsai Ing-wen ha visitato la Residenza Chi-hai, l’ex casa di Chiang Ching-kuo, figlio e successore di Chiang Kai-shek. Era lì in qualità di capo di stato per partecipare all’inaugurazione del Parco Culturale Ching-kuo Chi-hai e della Biblioteca Presidenziale Chiang Ching-kuo. Durante il suo discorso, ha lodato la “strenua difesa di Taiwan” di Chiang Ching-kuo contro il Pcc. C’è stata qualche polemica nel campo “green”. Qui un editoriale del Taipei Times sul tema.
Altre polemiche a Taipei in merito al Taipei Pass, strumento realizzato per il contrasto alla pandemia. Il consigliere comunale Miao Po-ya ha detto che la sua campagna contro l’app ha raccolto quasi 10.000 firme da venerdì, ma l’ha esposta a insulti e minacce per telefono e attraverso i social media. Qui si racconta la vicenda.
Taiwan fa registrare la migliore performance asiatica per la parità di genere nel mondo politico. I legislatori donne a Taiwan rappresentano il 41,6 per cento del totale dei seggi nella legislatura cominciata nel 2020, e sono saliti ancora più in alto al 42,5 per cento nel gennaio 2022, quando Lin Ching-yi ha vinto le suppletive nel secondo distretto di Taichung.
I colossi taiwanesi si muovono in modo deciso sul Sud-Est asiatico per lo sviluppo e la produzione di veicoli elettrici. In prima fila Foxconn per le auto e Gogoro per gli scooter.
Qualche giorno fa c’è stato il 50esimo anniversario del ritrovamento di Shoichi Yokoi sull’isola di Guam. Come altri soldati giapponesi aveva continuato a combattere per il suo paese anche se la Seconda Guerra Mondiale era finita da tempo (ne ho scritto qui). Ma se Shoichi Yokoi venne trattato da eroe, a Teruo Nakamura non toccò questo onore dopo essere stato recuperato il 18 dicembre 1974 sull’isola indonesiana di Morotai. Poiché Nakamura non era giapponese ma era nato a Taiwan, il governo nipponico non gli conferì nessun riconoscimento speciale, ma si limitò a versargli gli arretrati della sua paga di soldato, pari a 227 dollari.
Di Lorenzo Lamperti
Taiwan Files 22.01.22 – Il multiverso di Taiwan. Intervista ad Audrey Tang
Taiwan Files 15.01.22 – Commercio, sicurezza nazionale, sondaggi Chengchi, chip, diritti civili
Taiwan Files 08.01.22 – Arcobaleni, zero Covid, estradizioni, Xi/Tsai
Qui per recuperare tutte le puntate di Taiwan Files
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.