L’incidente navale intorno al mini arcipelago, ex avamposto militare di Chiang Kai-shek. La visita di Mike Gallagher a Taipei. Intervista a Huang Jie. Apre l’impianto di TSMC in Giappone e tanto altro. La rassegna di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
Kinmen prospera per 500 anni, Xiamen fiorisce per 500 anni. Questo proverbio locale viene citato all’ingresso della torre di Juguang, costruita nel 1953 per commemorare i caduti della battaglia di Guningtou. Siamo a Kinmen, un’ora di volo da Taipei e poche bracciate di mare dalla Repubblica Popolare Cinese. Qui lo «stretto» non esiste, è un concetto astratto. Dal posto di osservazione di Mashan i chilometri di distanza sono poco più di due. Nulla. Kinmen però è sotto controllo taiwanese. Due isole, una piccola e l’altra piccolissima, sospese nel tempo e nello spazio.
A metà tra monumento di guerra e punto di congiunzione tra Repubblica Popolare Cinese e Taiwan. Kinmen è ciò che resta della Repubblica di Cina, sbaragliata dai comunisti a Pechino e messa ormai tra parentesi per dovere costituzionale a Taipei. Impegnata, quest’ultima, in un percorso di costruzione identitaria e di ampliamento dell’alterità rispetto alla Repubblica Popolare, che dalla sfera politica arriva ora anche a quelle storica e culturale.
Iniziava così il reportage dalle Kinmen del novembre 2021. Avamposto militare dei nazionalisti sconfitti nella guerra civile e bersaglio dei bombardamenti di Mao Zedong durante le prime due crisi dello stretto degli anni Cinquanta, da qui Chiang Kai-shek sognava di ripartire alla riconquista della Cina continentale. Ma la speranza che accompagnava lo scrutare al di là di quei pochi chilometri di acqua si è presto tramutata in timore.
Dagli avamposti di Kinmen e Matsu (costellazione di isole a una ventina di chilometri dalle coste del Fujian, qui un altro reportage della primavera 2022), partivano spesso attacchi contro la costa continentale, peraltro col placet dell’amministrazione di Dwight Eisenhower. Nell’agosto 1954 Pechino risponde bombardando Kinmen e Matsu e nel gennaio 1955 sbarca alle isole Dachen, molto più a nord, conquistando il controllo dell’arcipelago. È la Prima Crisi dello Stretto.
Nei giorni scorsi Kinmen è tornata al centro delle discussioni. La ragione è un incidente che ha coinvolto una nave della guardia costiera taiwanese e un’imbarcazione di pescatori cinesi. Incidente che accade poco dopo che si è diffusa una voce (non confermata) del possibile stazionamento di consiglieri e addestratori militari statunitensi nelle isole minori (comprese le Kinmen).
Che cosa è successo? Mercoledì 14 febbraio due dei quattro passeggeri di un motoscafo cinese entrato in quelle che Taipei definisce “acque proibite” (qui una scheda) vicino all’isolotto Beiding di Kinmen, sede di una guarnigione militare, sono morti quando l’imbarcazione si è ribaltata dopo aver tentato di fuggire da un’imbarcazione della guardia costiera taiwanese.
Subito c’è stato il primo scambio di accuse. L’Ufficio cinese per gli Affari di Taiwan ha dichiarato che da tempo Taiwan tratta i pescatori cinesi in modo “rude e pericoloso”, e questo è stato il motivo principale dell’incidente “scellerato”. Il Consiglio per gli affari continentali di Taiwan ha dichiarato che, secondo un’indagine preliminare, la guardia costiera ha svolto i propri compiti in conformità con la legge e non ha fatto nulla di scorretto. “È la Cina che non è riuscita a fermare le navi cinesi che dragano illegalmente la sabbia, usano esplosivi e veleno per pescare e scaricano rifiuti nelle acque taiwanesi e la situazione non è migliorata nonostante le denunce”, ha detto il Consiglio.
All’inizio la reazione era sembrata piuttosto blanda da parte di Pechino, come sottolineato dal Time, ma anche dopo le critiche di tanti netizens cinesi nazionalisti, domenica 18 febbraio la guardia costiera cinese ha dichiarato che rafforzerà le sue attività di applicazione della legge ed effettuerà pattugliamenti regolari intorno a Kinmen, negando l’esistenza di “acque proibite”. Cosa che era accaduta in merito alla “linea mediana” dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei, con Pechino che da allora ha intensificato le manovre a cavallo di quel confine non ufficiale e non riconosciuto ma fino ad agosto 2022 ampiamente rispettato. Un ampliamento della cosiddetta area grigia che potrebbe portare a un’erosione dello status quo, sostiene Voice of America.
Lunedì 19 febbraio diverse motovedette costiere cinesi hanno operato nelle acque al largo della costa delle isole Kinmen in pattugliamento. Per la prima volta è stata ispezionata a bordo una nave turistica taiwanese, trattenuta per circa 30 minuti, prima di essere scortata di ritorno al porto di Kinmen. Martedì 20 febbraio, invece, la guardia costiera taiwanese ha allontanato un’imbarcazione della guardia costiera cinese che era entrata in acque vicine a Kinmen.
Mercoledì 21 febbraio il ministero della Difesa ha affermato di non aver aumentato il dispiegamento di forze armate sulle isole Kinmen e non c’è nulla di insolito nella situazione militare intorno a Taiwan, prima di annunciare che avrebbe lasciato la gestione della vicenda dell’incidente alla guardia costiera per evitare l’innalzamento delle tensioni politiche. Il presidente eletto Lai Ching-te ha chiesto la “ferma applicazione” della legge.
I familiari dei due incidenti morti sono andati a Kinmen martedì 20 febbraio, lo stesso giorno sono stati liberati i due superstiti. Uno dei due ha dichiarato che l’incidente mortale è stato causato da “diverse collisioni” con la nave della guardia costiera taiwanese, che giovedì 22 febbraio ha confermato una collisione dopo che l’opposizione de Guomindang aveva accusato di mancata sincerità.
Questa la versione della guardia costiera taiwanese: “L’imbarcazione cinese era ancora in funzione quando le guardie costiere sono arrivate e hanno iniziato le operazioni di ispezione ed espulsione. Il capitano della motovedetta ha quindi acceso le luci e le sirene di allarme, secondo le procedure standard per le ispezioni di abbordaggio, mentre si dirigeva a tutta velocità verso l’imbarcazione. L’imbarcazione cinese ha poi cercato di fuggire a zig zag per evitare l’abbordaggio e le ispezioni. L’inseguimento è durato più di un minuto prima che l’imbarcazione in fuga prendesse improvvisamente una brusca virata a destra e la sua coda entrasse in collisione con la parte anteriore destra della motovedetta. La forza della collisione ha causato il capovolgimento del motoscafo”.
La vicenda sta creando qualche preoccupazione ai pescatori di entrambe le sponde, abituati a muoversi senza eccessivi patemi nelle acque tra il Fujian e Kinmen.
Qui un commento di Wen Lii, ex rappresentante del DPP alle Matsu appena nominato a capo del dipartimento degli affari internazionali del partito.
Attenzione però a pensare che l’incidente possa portare, oltre a un allargamento delle manovre, anche a un’azione militare vera e propria. La vicenda Ucraina non è collegata a quella taiwanese ma ha portato un insegnamento importante a Pechino: se ci sarà azione militare dovrà essere il più veloce possibile. Per questo sembrano in parte tramontare le precedentemente inflazionate ipotesi di uno stress test su un’isola minore come Kinmen o Matsu, tradizionale punto di interconnessione sullo Stretto e canale politico importante che Pechino potrebbe avere l’interesse a mantenere aperto.
Un film proprio sulle Kinmen è in lizza per vincere l’Oscar quest’anno. Si tratta del cortometraggio “Island in Between” del regista taiwanese-americano S. Leo Chiang.
Taipei-Pechino
Taipei ha bloccato nuovi viaggi di gruppo in Cina continentale dopo che le autorità di Pechino hanno alterato la rotta di un volo civile sullo Stretto. Pechino parla di “manipolazione politica”.
Nel suo ultimo discorso di nuovo anno lunare, Tsai Ing-wen ha reiterato la disponibilità al dialogo con Pechino.
“A novembre, un tribunale di Taiwan ha ascoltato le accuse secondo cui due soldati in servizio avrebbero accettato tangenti da agenti cinesi per registrare un video in cui dichiaravano la loro fedeltà alla Cina e la loro intenzione di disertare in caso di guerra. Il video sarebbe entrato a far parte del materiale di propaganda. Settimane dopo, è stata confermata una condanna per un’accusa simile a carico di un colonnello dell’esercito in pensione. Il colonnello è stato riconosciuto colpevole di aver accettato pagamenti mensili per un totale di oltre mezzo milione di dollari taiwanesi (12.500 sterline) per ritardare il suo pensionamento per anni e servire come spia”. I casi sono parecchi, racconta The Guardian.
Secondo il Financial Times, Pechino cerca anche di fare presa sui giovani taiwanesi.
La Cina continentale corteggia i gruppi civili e commerciali di Taiwan, con il capo degli affari di Taiwan della Cina continentale ospita due eventi a testa con leader culturali e commerciali.
Analisi su che cosa significano le nuove armi dell’Esercito Popolare di Liberazione per Taiwan (che nel 2023 ha aumentato del 24,2% le spese di difesa).
Un passo indietro alle elezioni dello scorso 13 gennaio (qui lo speciale), con la prospettiva sul voto del professore cinese Wu Yongping.
Taipei-Washington
Il rappresentante degli Stati Uniti Mike Gallagher, presidente del Comitato ristretto della Camera sul Partito Comunista Cinese, è arrivato a Taiwan giovedì 22 febbraio per una visita di tre giorni, durante la quale incontra Tsai Ing-wen e Lai Ching-te (che ha postato delle foto indossando una canotta da basket con Gallagher che indossava invece una tuta verde del DPP, non proprio in ottemperanza all’ambiguità strategica o la presunta neutralità sul voto di gennaio), ma non i membri dell’opposizione. Gallagher è alla guida di una delegazione congressuale bipartisan di cinque membri. Ce ne saranno altre da qui alle elezioni per la Casa Bianca.
Gallagher ha dichiarato che un eventuale “tentativo di invasione” di Pechino “fallirebbe” e che il sostegno a Taiwan è forte da entrambi gli schieramenti americani (non tutti ne sono convinti), per poi proporre di accelerare l’invio di armi a Taipei, dove invece ci sono diversi pacchetti in ritardo. Pechino si è lamentata chiedendo di interrompere gli scambi politici tra rappresentanti statunitensi e taiwanesi.
Nelle scorse settimane si è diffusa la voce del possibile stazionamento permanente di alcune truppe statunitensi sulle isole minori amministrate da Taipei, tra Matsu e Penghu lungo la linea mediana.
Il Senato Usa ha approvato i pacchetti di aiuti militari che comprendono anche a Taiwan, ma manca l’accordo alla Camera. Qui un’analisi di Ryan Hass. Qui invece un’analisi dal titolo catastrofista su Foreign Affairs.
Il Dipartimento di Stato americano ha approvato la potenziale vendita a Taiwan di un sistema avanzato di aggiornamento del sistema di collegamento dati tattico per un valore di 75 milioni di dollari, ha dichiarato il Pentagono.
Wang Yi e Anthony Blinken si sono incontrati a margine della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera. Ovviamente, si è parlato anche di Taiwan.
Già Bloomberg si chiede intanto come “proteggere Taiwan” da un’ipotetica seconda presidenza Trump.
Intervista a Huang Jie
Lo scorso prima febbraio si è insediato a Taiwan il nuovo Yuan legislativo, il parlamento unicamerale, dopo le elezioni dello scorso 13 gennaio. Se alle presidenziali ha vinto Lai Ching-te del Partito progressista democratico (DPP, il più inviso a Pechino), alle legislative nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta. Il ruolo dei deputati sarà ancora più importante che in passato per capire il futuro posizionamento di Taipei, nonché le sue relazioni con la Repubblica Popolare Cinese. Tra i 113 deputati, c’è anche Huang Jie (DPP), che ha conquistato il suo seggio nell’importante città meridionale di Kaohsiung nonostante una campagna elettorale cominciata in ritardo, visto che è entrata in corsa a sostituire un suo collega di partito costretto al ritiro a causa delle voci su una relazione extraconiugale con una donna cinese. Con i suoi 31 anni, Huang è la parlamentare più giovane. Non solo. È anche la prima deputata di sempre a essere dichiaratamente parte della comunità LGBTQ+. «Spero che la mia vittoria porti coraggio a tante persone», racconta Huang in un’intervista che ho realizzato per la Stampa, nel suo nuovo ufficio da deputata di Taipei.
L’intervista si legge qui.
Nella prima seduta dello Yuan legislativo dopo la nomina di Han Kuo-yu a suo presidente lo scorso 1° febbraio (raccontata e analizzata qui), Huang si è subito resa protagonista di una discussione accesa con tanto di spintoni con una rivale del Guomindang. Sui media taiwanesi se n’è parlato tantissimo.
Apre l’impianto TSMC in Giappone
Sull’isola giapponese di Kyushu stanno per essere mostrati i frutti della politica industriale sui chip. Il 24 febbraio TSMC, il più avanzato produttore di chip al mondo, aprirà il suo primo impianto di produzione nel Paese. All’inizio del mese ha annunciato la costruzione di un secondo impianto nelle vicinanze.
Questo è in contrasto con l’altra grande espansione internazionale del gigante taiwanese, quella negli Stati Uniti. L’estate scorsa ha posticipato l’inizio della produzione del primo dei due impianti che sta costruendo in Arizona dal 2024 al 2025. A gennaio ha annunciato che il secondo impianto, la cui apertura era prevista per il 2026, non sarà operativo prima del 2027 o 2028. Il secondo impianto era destinato alla produzione di chip a tre nanometri (nm), i più avanzati attualmente sul mercato, ma TSMC ha sollevato la prospettiva che possa essere utilizzato per una produzione meno all’avanguardia.
Gli sforzi del Giappone per ricostruire l’industria dei semiconduttori stanno ricevendo un’iniezione di fiducia grazie all’espansione di un numero sempre maggiore di aziende taiwanesi produttrici di chip, non solo per sostenere il nuovo impianto di TSMC, ma anche per le prospettive del settore giapponese. L’afflusso arriva in un momento di cambiamento delle alleanze e delle priorità nell’industria globale dei chip, con gli Stati Uniti che cercano di limitare i progressi della Cina nei semiconduttori all’avanguardia e di rafforzare le partnership tra i loro alleati. Ne scrive Reuters.
Altre notizie
Ciò che rimaneva di un’installazione di propaganda che un tempo riportava lo slogan “Realizzare l’unificazione di una sola Cina con i tre principi del popolo” è stato rimosso dal Nangan della contea di Lienchiang, a Matsu.
Taiwan ammodernerà le fregate classe Lafayette con un accordo da 79 milioni di dollari per le parti con il ministero della Difesa francese.
L’ex presidente Ma Ying-jeou è stato accusato da un ex collaboratore di essere stato indifferente a fermare il radicamento della cultura taiwanese (che spesso viene bollata come desinizzazione) sull’isola.
L’avvocato Chen Chun-han, affetto da atrofia muscolare spinale (SMA) e inserito nella lista dei candidati legislatori del Partito Democratico Progressista (DPP) alle elezioni del 13 gennaio, è morto all’età di 40 anni.
Le Filippine intendono rafforzare la presenza di truppe nelle isole nei pressi di Taiwan.
La governatrice di Tokyo Yuriko Koike è stata in visita a Taipei.
Il Guatemala sta valutando la possibilità di sviluppare legami commerciali formali con la Cina, ha dichiarato a Reuters il ministro degli Esteri del Paese centroamericano, anche se intende mantenere le relazioni esistenti con Taiwan. Pechino chiede però prima di tagliare i rapporti con Taipei.
Il complicato rapporto tra media internazionali (soprattutto visitanti) e Taiwan, raccontato da Clarissa Wei.
A Roma ha aperto il primo centro del Taiwan Center for Mandarin Learning in Italia.
Di Lorenzo Lamperti
Taiwan Files –Lo speciale sulle elezioni 2024
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.