Chi è il candidato presidente del principale partito d’opposizione e perché è stato scelto. Altre manovre in vista del voto. Le esercitazioni annuali Han Kuang e la visita di Liz Truss. Il via libera alle adozioni per le coppie dello stesso sesso. La rassegna settimanale di Lorenzo Lamperti con notizie e analisi da Taipei (e dintorni)
Rotti gli indugi. Martedì 17 maggio, poco dopo le ore 14 locali, il Guomindang ha annunciato il suo candidato alle elezioni presidenziali del 2024: Hou Yu-ih. L’annuncio è il frutto di un processo decisionale tortuoso. Anche se come scritto già lo scorso autunno (qui) e diverse altre volte nei mesi successivi, è sempre stato lui il preferito di ampi segmenti del partito che fu di Sun Yat-sen e Chiang Kai-shek. Esce ancora una volta deluso Terry Gou, il patron della Foxconn (principale fornitore di iPhone per Apple), che alla vigilia della decisione si era detto convinto “al 99%” di essere lui il prescelto. Convinzione derivante da un lungo colloquio con Eric Chu, il presidente del partito (la cui elezioni nel settembre 2021 avevo raccontato qui).
Perché Hou? Banalmente, è una figura apprezzata dall’opinione pubblica. Quantomeno a livello locale. Direttore generale dell’Agenzia nazionale di polizia tra il 2006 e il 2008, in passato si riteneva potesse avere simpatie per il partito di maggioranza del Dpp, entrando invece in seguito nella fila del Gmd. Alle elezioni locali dello scorso novembre, ha ottenuto la riconferma al ruolo di sindaco di Nuova Taipei dopo una netta vittoria alle urne. In caso di vittoria alle elezioni del prossimo gennaio, diventerebbe il primo presidente del Gmd nato a Taiwan dai tempi di Lee Teng-hui. Il suo passato di uomo di legge e di ordine piace a molti, anche se per gli elettori Dpp il passato di Hou come poliziotto durante e dopo la legge marziale è problematico. Molti lo ricordano come l’ufficiale che nel 1989 guidò la carica nell’ufficio di Cheng Nan-jung, un editore indipendentista che si auto-immolò nel suo ufficio piuttosto che lasciarsi arrestare. La sua identità benshengren (cioè nato da famiglia di etnia han residente a Taiwan già prima dell’arrivo dei waishengren, cioè i cinesi continentali del Gmd post seconda guerra mondiale e guerra civile) è invece un punto a favore per provare ad allargare il suo bacino di consenso anche al di fuori di quello tradizionale.
Secondo Wen Ti-sung dell’Australian National University, “Hou è stato scelto perché rappresenta meglio degli altri candidati le fazioni locali del Gmd, il cui potere relativo è cresciuto in un periodo di debolezza della leadership centrale del partito”. Non solo: Hou ha mantenuto un piccolo ma costante vantaggio su Gou nella maggior parte dei sondaggi di opinione. Non solo: sempre secondo Wen, Hou ha accumulato buona volontà tra le élite del Gmd, dopo aver fatto campagna per i candidati deputati, sindaci e consiglieri comunali durante i cicli elettorali del 2020 e del 2022. Cosa che non ha fatto Gou, che dopo aver perso le primarie del 2019 contro Han Kuo-yu era uscito dal partito.
Hou ha espresso la sua opposizione sia al modello “un paese, due sistemi” in stile Hong Kong (nota bene: non è una novità per il Gmd, ma la sua posizione storica), sia all’indipendenza formale di Taiwan , che comporterebbe lo smantellamento del governo della Repubblica di Cina e l’istituzione formale di uno Stato taiwanese.
“La Repubblica di Cina è il nostro Paese e Taiwan è la nostra casa”, ha detto Hou. Un discorso che ripete tantissimi concetti contenuti nell’intervista che avevo fatto a Ma Ying-jeou lo scorso ottobre, a testimonianza del rapporto diretto tra l’ex presidente e il candidato.
La candidatura di Hou è la vittoria della linea Ma, che da tempo sta “preparando” Hou sulle questioni intrastretto e internazionali, su cui è finora stato poco coinvolto. Proprio la sua scarsa dimensione internazionale è uno dei possibili punti deboli della sua candidatura, ma secondo quanto mi risulta si proverà ad attenuare il problema con una visita negli Stati Uniti: una tradizione per i candidati dei vari partiti, Gmd compreso.
Hou era stato molto riservato sulla sua candidatura, presumibilmente perché non voleva sembrare troppo desideroso di perseguire la nomina così presto dopo essere stato rieletto sindaco di Nuova Taipei il 26 novembre scorso. Al contrario, Gou ha fatto una campagna aggressiva, con seminari e comizi per sollecitare il sostegno del pubblico e ha presentato piattaforme politiche su questioni che vanno dalle relazioni con la Cina ai sussidi per l’assistenza all’infanzia. Ma questa volta, Gou ha espresso il suo sostegno a Hou in un post su Facebook. “Manterrò la mia promessa e farò tutto il possibile per sostenere il sindaco Hou a vincere le elezioni generali del 2024 e a liberarsi di un governo incompetente”, ha scritto.
Sia Chu che Hou hanno ringraziato Gou per la “dimostrazione di solidarietà” del magnate d’affari in vista della corsa a tre che vedrà protagonisti il vicepresidente Lai Ching-te del Dpp (qui un suo ritratto) e l’ex sindaco di Taipei Ko Wen-je del Taiwan’s People Party (Tpp). Proprio la candidatura di Ko potrebbe rappresentare uno dei principali ostacoli per le speranze di vittoria di Hou, visto che l’ex medico sembra destinato a sottrarre più voti al Gmd che al Dpp. Anche se con buone probabilità il Dpp non avrebbe la maggioranza allo yuan legislativo e il Tpp potrebbe diventare l’ago della bilancia tra i poli opposti rappresentati dai due partiti principali. Anche se il Gmd conserverebbe alcune speranze di convincere il Tpp a cooperare in vista del voto.
“Pechino può influenzare le elezioni presidenziali di Taiwan attraverso la coercizione economica?”, si chiede The China Project. Il pessimismo generale degli elettori nei confronti dell’economia sta facendo vacillare il Dpp, sottolinea invece The Diplomat.
Le esercitazioni Han Kuang e la visita di Liz Truss
Si è svolta questa settimana la prima parte delle esercitazioni annuali Han Kuang. Nessuna manovra di massa di riservisti sulle spiagge in vista di un’invasione imminente, ma giochi di guerra computerizzati condotti utilizzando la piattaforma Joint Theater Level Simulation (JTLS), costruita dagli Stati Uniti, per simulare operazioni civili-militari congiunte, combinate e di coalizione a livello operativo. Le simulazioni si sono svolte 24 ore su 24 per cinque giorni di seguito per testare la capacità del personale militare di coordinare e lanciare una risposta a un’invasione. Durante i wargames verranno eseguiti diversi scenari di potenziale invasione basati sulle ultime manovre militari di Pechino.
Il prototipo del primo sottomarino di produzione locale di Taiwan sarà sottoposto ai test finali a settembre, ha dichiarato Cheng Wen-lon, presidente del costruttore navale locale CSBC Corp. La piattaforma da sbarco Yushan, un tipo di nave da guerra di fabbricazione taiwanese utilizzata per trasportare mezzi da sbarco come i veicoli anfibi, dovrebbe entrare in servizio a giugno dopo aver recentemente completato tutti i test richiesti. Deutsche Welle si chiede quanto sia pronta Taiwan a difendersi militarmente. Ma le armi a disposizione di Xi Jinping non sono solo militari, come ho raccontato qui.
Dal primo maggio sono intanto entrate in vigore le nuove regole per la coscrizione militare in Cina. Una riforma approvata il primo aprile scorso dal premier Li Qiang e comunicata il successivo 12 aprile, nei giorni immediatamente successivi alle esercitazioni militari di tre giorni intorno a Taiwan e avviate in risposta all’incontro fra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker del Congresso americano Kevin McCarthy in California.
E Taiwan, intorno a cui si concentrano sempre di più le manovre contrapposte di Pechino e Stati Uniti, sembra essere per molti analisti ancora una volta l’obiettivo e l’implicito riferimento di diversi passaggi della revisione normativa. Tra le disposizioni, c’è anche la facilitazione del richiamo in servizio di veterani in tempo di guerra. In caso di bisogno o di emergenza, sarà più semplice richiamare i soldati in pensione e farli tornare alle loro vecchie unità o svolgere le mansioni precedenti. Un’altra disposizione facilita l’arruolamento delle forze armate in caso di emergenza. Ciò consente al governo di adattare le condizioni e le modalità di arruolamento, a seconda del tipo di personale richiesto, e permette al corpo di trasporto delle forniture di dare priorità al trasporto delle forze militari per impieghi rapidi. Ne ho scritto qui.
Fronte diplomatico: controversa visita a Taipei dell’ex premier (lampo) britannica Liz Truss, mentre la Lituania parla di maggiore interesse dell’Unione europea nei confronti di Taiwan.
Più rilevante la visita dello speaker dello yuan legislativo You Si-kun, che si è recato in visita al Campidoglio degli Stati Uniti, dove ha incontrato i membri della Commissione della Camera sulla concorrenza con la Cina per discutere dell’approfondimento dei legami economici e di sicurezza.
Via libera alle adozioni per i genitori LGBTQ+
Lo yuan legislativo ha approvato un disegno di legge che concede alle coppie dello stesso sesso il diritto di adottare congiuntamente un bambino con cui nessuno dei due è imparentato, eliminando uno degli ultimi ostacoli al raggiungimento della piena uguaglianza matrimoniale. Nel 2019 Taiwan è diventata la prima giurisdizione in Asia a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma si è fermata alla concessione di diritti di adozione completamente uguali alle coppie dello stesso sesso. In precedenza, solo le coppie eterosessuali e i single potevano adottare bambini con cui non erano biologicamente imparentati – creando una situazione in cui se le coppie dello stesso sesso volevano adottare un bambino, solo uno di loro poteva registrarsi come genitore legale del bambino, anche se entrambi condividevano l’onere di crescerlo.
A gennaio, il governo ha emanato una nuova direttiva che consente a un taiwanese di sposare un coniuge straniero dello stesso sesso, anche se il partner proviene da una giurisdizione che non riconosce il matrimonio gay. Questa direttiva, tuttavia, non include i partner dello stesso sesso provenienti dalla Cina continentale.
I funzionari taiwanesi stanno valutando una proposta per implementare il primo weekend di tre giorni in Asia, ma il piano è destinato a incontrare l’opposizione dei produttori che costituiscono la maggior parte dell’economia trainata dalle esportazioni. Quattro ministeri stanno esaminando una petizione che la scorsa settimana ha raggiunto le 5.736 firme, superando la soglia delle 5.000 che richiede una risposta da parte del governo.
Di Lorenzo Lamperti
Taiwan Files – La puntata precedente
Taiwan Files – L’identikit di William Lai, nuovo leader del DPP
Taiwan Files – Le elezioni locali e l’impatto sulle presidenziali 2024
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.