Le notizie sono la malattia virtuale che annuncia quella reale, che può affliggere il corpo e la psiche. Non è un caso che uno dei termini preferiti degli organi di propaganda del PCC sia proprio 污染 wuran, che si traduce come “inquinamento” ma che significa letteralmente “contaminazione”. E la contaminazione, come ci ricorda la campagna politica lanciata nel 1983, comincia dallo spirito – il 精神 jingshen
Sinosfere – Servire il popolo o servire il Partito. Il diario di Fang Fang e i dilemmi degli scrittori nella Cina di oggi
In un intervento di qualche settimana fa pubblicato sul Manifesto lo scorso 24 marzo, Yan Lianke lamentava che la letteratura, di fronte all’infuriare dell’epidemia, data la sua incapacità di recare conforto materiale alle persone in difficoltà, sarebbe ormai impotente e marginale. In realtà, ciò che intendeva dire era esattamente il contrario: la letteratura, in questo tragico frangente, un potere ce l’avrebbe eccome, se solo gli scrittori cinesi smettessero di starsene a guardare e si decidessero finalmente a parlare
Coronavirus: Il martirio di Li Wenliang e la propaganda cinese
La figura di Li Wenliang è stata cooptata dalla propaganda centrale in una campagna concertata volta a esaltare gli sforzi dei medici in prima linea, raffigurati dai media statali come veri e propri martiri della patria. Lo scopo è duplice: da una parte si vuole attirare la partecipazione dei cittadini nella “guerra del popolo”, dall’altra esaltare il sacrificio del giovane contribuisce a far ricadere le colpe sull’amministrazione locale
Coronavirus: il giornalismo d’inchiesta cinese squarcia la censura
. Come e perché stiamo assistendo a un’insolita rilassatezza nella censura cinese, tanto più su un tema particolarmente sensibile come quello della salute pubblica
Il coronavirus e gli ingorghi della burocrazia cinese
Il sindaco di Wuhan, in un’intervista davvero peculiare a una televisione cinese, ha sostanzialmente detto che il suo mancato allarme dipende dalla legge cinese (e non dalla censura, come erroneamente sostenuto da qualche analista) che prevede per questioni legate a epidemie o gravi emergenze sanitarie, che sia il Consiglio di Stato a dover ufficializzare l’esistenza del problema
(Quasi) libertà in download
Anche a Pyongyang ci sono le app. Il loro utilizzo potenzia la capacità di controllo dello stato, e non solo
Anche la censura è un business
Non ci sono stime esatte sul numero di “fabbriche della censura” né si sa a quanto ammonta il valore complessivo del mercato. Nel 2013, il Beijing News riportava l’esistenza di 2 milioni di moderatori tra dipartimenti governativi e aziende private, più degli 1,5 milioni che compongono il personale militare in servizio attivo. In mancanza di dati più freschi, possiamo farci un’idea approssimativa tenendo presente che appena tre anni fa Beyondsoft impiegava “solo” 200 persone per la revisione dei contenuti. Qualche informazione più precisa è rintracciabile nella clamorosa espansione dei servizi forniti da People.cn, la divisione internet del Quotidiano del Popolo, il megafono del partito comunista cinese: lo scorso anno gli incassi accumulati con l’outsourcing dei servizi di monitoraggio sono lievitati del 166%,
La battaglia di Pechino contro Wikipedia
A meno di un mese dal trentesimo anniversario di Tian’anmen, Pechino imbavaglia del tutto Wikipedia
China E-Files – Novità e scossoni nel cyberspazio cinese
Cosa succede nel mondo delle app “Made in China”? Sotto il Cielo del Dragone il web sta subendo non pochi scossoni. Se Alipay vuole fornire piani sanitari di base a 300 milioni di persone entro i prossimi due anni attraverso la sua “piattaforma di mutuo soccorso” Xiang Hu Bao, il governo ha deciso la chiusura di oltre 30 mila app.
Sinologie – Attivismo femminista online, i meccanismi creativi per aggirare la censura
La tematica dello sviluppo di internet come mezzo necessario per la crescita e la modernizzazione della Cina e per il rafforzamento della sua posizione nella scacchiera internazionale è stata oggetto di grande attenzione da parte della quinta generazione di leader del Partito comunista cinese, guidata da Xi Jinping. Le misure restrittive che egli si è preoccupato di attuare al fine di mantenere un ferreo controllo sul flusso delle informazioni, si collocano al centro di molti dibattiti nella letteratura e negli ambienti online sia in Cina che in occidente nel corso degli ultimi anni.
Pechino vieta le influenze straniere su libri e tv
La stretta sui palinsesti arriva in concomitanza con direttive più severe sui testi scolastici d’importazione che colpiscono soprattutto gli istituti internazionali, considerati fucina di idee sovversive
Il pensiero di Xi diventa un quiz televisivo
Si chiama “Studying Xi in the New Era” ed è la nuova iniziativa della televisione dell’Hunan, il secondo canale più seguito in Cina, per avvicinare le masse al partito e al suo leader. Lo show, in cinque puntate, è pensato per un pubblico perlopiù ventenne e fa sfoggio di una scenografia futuristica che ben si adatta alle ambizioni tecnologiche della seconda economia mondiale. Il primo round del contest ha visto i partecipanti sfidarsi su tematiche quali il pensiero marxista e le gesta di Xi Jinping, il cui contributo ideologico è stato recentemente inserito nella costituzione
Sinologie – L’equilibrio digitale tra Stato e Società: il web Cinese e il caso di Sina Weibo (Seconda Parte)
L’insolita contraddizione che vede protagonista il governo cinese come promotore di sviluppo e rigido controllore, genera uno spazio online del tutto unico nel suo genere. La rete Internet cinese d’altronde è una realtà ancora in evoluzione, un mondo i cui confini non sono ancora del tutto definiti, le cui regole sono ancora soggette a negoziati e compromessi. In questo scenario si muovono i microblog.
Sinologie – L’equilibrio digitale tra Stato e Società: il web Cinese e il caso di Sina Weibo (Prima Parte)
Il mondo digitale cinese è un luogo di contraddizioni e terreno di potenziale scontro sociale politico per Pechino, che si muove lungo due direttrici parallele: sviluppo con moderazione e apertura con controllo. Gli internauti cinesi, i netizen, sono una popolazione di oltre 700 milioni di individui, essenzialmente votata al disimpegno tra la realtà parallela creata dai social cinesi e consumismo sfrenato. Esiste però una forte componente di impegno attorno ad argomenti politicamente tollerati e che nella rete cinese trova spazio sui microblog di Weibo.
Google potrebbe tornare in Cina, già censurato
Google starebbe ultimando un piano per rientrare in Cina attraverso il progetto di un motore di ricerca già censurato per gli smartphone Android. Lo ha svelato The Intercept. E il suo futuro sembra legato alle relazioni con gli Usa. Ma Google è già tornato in Cina, nel campo dell’Intelligenza Artificiale