Sunday Morning – Mongol 800: 琉球愛歌

In by Gabriele Battaglia

La storia dei Mongol 800 segue un canovaccio abbastanza tipico: tre ragazzotti giapponesi, capelli lunghi e camice hawaiiane, si incontrano al liceo e decidono di suonare insieme; uno di loro pensa d’istinto a un nome che suona bene; poi arrivano le prime esibizioni a livello locale e infine il successo. Solo che si ambienta a Okinawa, nell’estremo sud dell’arcipelago giapponese, un arcipelago nell’arcipelago, un tempo regno indipendente e fiero, tra Cina e Giappone.  

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I Mongol 800 – conosciuti anche come Monpachi – sono Satoshi Takazato (batteria e voce), Kyosaku Uezo (basso e voce), Takashi Gima (voce e chitarra). Formati nel 1998, iniziano a suonare nei locali della loro città, Urasoe, dove (strano ma vero per Okinawa!) si trova una base militare americana. Al loro secondo album battono tutti i record per una band indipendente: “Message”, questo il titolo del lavoro del 2001, raggiunge le vette delle classifiche di vendita in patria, superando le 2 milioni di copie, e li lancia sulla scena internazionale. La registrazione, hanno dichiarato i tre in un’intervista al sito Keikaku.net, era costata appena 2100 yen (l’equivalente di 16 euro). Nonostante le chiare influenze del pop punk californiano, i Mongol800 mantengono un forte legame con le proprie origini: Okinawa, la sua natura, la sua storia e le sue melodie sono parte integrante di molte loro canzoni.