I reattori di ultima generazione – strutture sperimentali, non ancora affermatesi a livello commerciale – presentano delle criticità. E potrebbero inoltre diventare l’oggetto di una nuova corsa tecnologica tra le grandi potenze: tra Stati Uniti e Cina, innanzitutto.
Una città piccolissima nel mezzo del nulla in Wyoming, uno dei territori più vasti e meno popolati degli Stati Uniti, potrebbe diventare il punto di riferimento mondiale per il cosiddetto «nucleare avanzato».
Una fonte di energia che non solo Washington ma anche Bruxelles considera sostenibile, ossia coerente con il percorso di transizione ecologica. Americani ed europei stanno avendo cura di presentare il «nuovo nucleare» come un compagno (e non un sostituto) delle rinnovabili, come più sicuro rispetto alle vecchie centrali e pure come meno impattante sull’ambiente, viste le ridotte quantità di scorie che dovrebbe produrre. Ma i reattori di ultima generazione – strutture sperimentali, non ancora affermatesi a livello commerciale – presentano delle criticità. E potrebbero inoltre diventare l’oggetto di una nuova corsa tecnologica tra le grandi potenze: tra Stati Uniti e Cina, innanzitutto.
La cittadina in questione si chiama Kemmerer e conta appena tremila abitanti, che per la maggior parte lavorano alla vicina miniera di carbone, alla centrale termoelettrica o all’impianto di trattamento del gas. È qui che TerraPower, la startup fondata da Bill Gates, costruirà il suo prototipo di centrale nucleare. Rispetto a quelle convenzionali è più piccola, meno potente e più facile da assemblare perché fatta a moduli. E promette di essere anche più sicura. Il reattore in cui avviene la fissione è inedito, si chiama Natrium e non utilizza l’acqua come refrigerante ma il sodio liquido, che bolle a temperature molto più alte e fa abbassare il rischio di esplosione. L’impianto, poi, non ha bisogno di generatori elettrici esterni per alimentare i sistemi di raffreddamento: furono una grossa vulnerabilità della centrale di Fukushima, quella del disastro del 2011.
Sulla carta, il progetto sembrerebbe non avere difetti: energia a zero emissioni di gas serra e anche sicura. Non è proprio così. Natrium ha bisogno di un tipo particolare di uranio – il metallo andrà estratto dal suolo, ovviamente – chiamato Haleu e arricchito fino al 20 per cento: nei reattori tradizionali si arriva al 5. È un problema, perché livelli così alti potrebbero attirare l’interesse di governi o gruppi armati desiderosi di dotarsi della bomba atomica, e quindi favorire la proliferazione delle armi nucleari.
Nel voler comunque dare alla sua centrale un’aura più «verde» possibile, TerraPower l’ha descritta come sinergica rispetto alle turbine eoliche che il Wyoming, grazie al suo potenziale ventoso, ha già iniziato a installare. La segretaria all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm, pensa che il nucleare darà speranza e lavoro ai residenti di Kemmerer in un futuro decarbonizzato. Ma la dichiarazione forse più interessante, quella che meglio fa percepire le preoccupazioni americane, è uscita dalla bocca dell’amministratore delegato di TerraPower, Chris Levesque. A metà novembre, durante la presentazione del progetto, ha detto che «Cina e Russia continuano a costruire nuove centrali con tecnologie avanzate come le nostre, e cercano di esportarle in molti altri paesi del mondo». Washington vorrebbe evitarlo: se resterà indietro nello sviluppo di questa tecnologia, lascerà ai suoi rivali la possibilità di conquistare mercati strategici in un contesto di neutralità emissiva. Non tutto il pianeta potrebbe voler rinunciare al nucleare come la Germania.
TerraPower, tra l’altro, il suo primo prototipo avrebbe voluto costruirlo proprio in Cina, vicino Pechino, in collaborazione con la statale CNNC. Il governo americano si attivò per bloccare tutto, temendo trasferimenti di tecnologie sensibili. Al tempo alla Casa Bianca c’era Donald Trump, ma Joe Biden avrebbe fatto lo stesso. Non a caso, la sua amministrazione ha messo a punto un fondo da 2 miliardi e mezzo di dollari per i reattori avanzati e deciso di dividere a metà con TerraPower le spese di realizzazione dell’impianto di Kemmerer (4 miliardi in tutto).
A luglio la Cina ha dato il via alla costruzione del primo reattore modulare Linglong One, pensando di utilizzarli per dare energia alle case e ai macchinari da costruzione nel mar Cinese meridionale. La Russia, invece, dispone di due piccole centrali galleggianti nell’Artico.
Di Marco dell’Aguzzo
[pubblicato su il manifesto]